10 febbraio 2014
articolo profetico......
Stai a vedere che raddrizzarla è
stata la parte più semplice del lavoro. Il 15 settembre scorso nelle acque
dell’Isola del Giglio fu realizzato quello che fino ad allora avevamo visto
soltanto al cinema. Il colosso del mare naufragato sugli scogli dell’isola al
largo delle coste toscane, che giaceva ferito a morte disteso su un fianco, fu
riportato in linea di galleggiamento grazie ad un’impresa condotta da un
consorzio dove enti pubblici nazionali e locali, ditte private specializzate in
salvataggi marini e la stessa Costa Crociere proprietaria del relitto
lavorarono insieme come si vede fare soltanto nei grandi kolossal
hollywoodiani. E il risultato fu il lieto fine che in quei film non può mai
mancare, preparato da un anno e mezzo di lavoro coordinato dalla Regione
Toscana e favorito da una fortuna che non si dimenticò di aiutare gli audaci in
quella circostanza.
Le immagini della Costa Concordia
rimessa in piedi commossero il mondo, riportando la mente di tutti alle
drammatiche ore del naufragio, della morte di oltre 30 passeggeri crocieristi,
della vicenda del comandante che abbandonò la nave in spregio a qualsiasi
regola della marineria e su cui la magistratura sta ancora indagando, e chissà
per quanto e con che esito. Assorbito l’impatto emotivo, per tutti cominciò poi
la parte più oscura e più difficile dell’opera, quella che secondo i programmi
(ed a riflettori spenti) consentirà di mettere in grado la grande nave di
raggiungere la sua ultima destinazione, quella in cui verrà smantellata e
indirizzata all’eterno riposo.
E’ cominciata allora una partita
doppia, che si gioca in parte alla luce del sole e in parte nel mondo
sotterraneo delle lobbies. Secondo il
cronoprogramma, la Costa e tutte le autorità interessate si sono date dodici
mesi di tempo per portare via dal Giglio la Concordia, che dovrebbe partire per
il suo ultimo viaggio a settembre 2014. Ciò presuppone che venga messa in
condizione di navigare, con degli appositi galleggianti da fissare alle
paratie, quella sana e quella squarciata. E presuppone anche di avere allestito
un apposito cantiere nel porto in grado di accoglierla.
Se le idee progettuali circa la
rimozione della nave sono chiare da tempo, sulla scelta del porto vige tutt’ora
una suspence tutto sommato abbastanza
sorprendente. Dal giugno scorso infatti, sembrando accogliere e fare propria
una proposta ispirata principalmente dal buon senso, il governo italiano ha
destinato circa 130 milioni di euro per l’adeguamento del vicino porto di
Piombino alle necessità indotte dall’allestimento di un cantiere capace di
ospitare la Costa Concordia ed i macchinari necessari a smontarla.
Scelta già fatta quindi, verrebbe
da pensare. Lo impone del resto la ragionevolezza: il porto della penisola
toscana, imbarco privilegiato per l’Elba, le isole dell’Arcipelago e la
Sardegna, è il più vicino al luogo del naufragio e consentirebbe di ridurre al
minimo la durata del trasferimento ed il conseguente rischio di sversamento in
mare del contenuto non proprio biodegradabile del relitto attraverso le sue
falle non richiuse. Per lo stesso motivo è stata tra l’altro scelta la data di
fine settembre, per non compromettere la stagione balneare che porta su quelle
coste ed in quelle acque centinaia di migliaia di persone.
Scelta già fatta, dicevamo?
Macché. In realtà non esiste nessuna decisione ufficiale del governo italiano e
della Costa circa il luogo dell’ultima dimora della nave da crociera.
Incredibile ma vero. Regione Toscana, il cui Presidente è stato commissariato
dal governo a tale scopo, ed Autorità Portuale di Piombino in qualità di ente
attuatore stanno allestendo un porto-cantiere (che tra l’altro dovrebbe restare
come struttura qualificante in dotazione permanente alla cittadina marittima)
senza nessuna certezza effettiva circa la scelta finale, che dovrà essere
adottata, sempre secondo cronoprogramma, alla fine di marzo da un joint committee formato dal Dipartimento
Nazionale Protezione Civile e dal management della Costa Crociere.
Il fatto è che il business
comprensibilmente legato al disfacimento della Concordia fa gola a molti,
praticamente tuti i porti del Mediterraneo si sono fatti avanti. Un po’ come successe
– ci sia consentto il paragone irriverente - per l’edizione della Coppa America
di vela organizzata nelle acque europee dal Consorzio di Bertarelli qualche
anno fa. L’attività di lobby procede quindi frenetica di pari passo a quella di
chi sta aprendo i cantieri a Piombino, e gioca le sue carte nelle commissioni
tecniche e nelle maglie della normativa bizantina a cui nemmeno una gestione
commissariale, cioè dotata di tutti i poteri straordinari consentiti in caso di
emergenza dalla legge vigente, riesce realmente a derogare.
A Piombino si gioca un pezzo del
futuro della Toscana, e come sempre il suo destino verrà deciso altrove. I
cantieri dovrebbero essere aperti comunque entro questo mese, per rispettare la
scadenza finale di settembre. Il porto sarà ingrandito con l’aggiunta di un
bacino di carenaggio e di un cantiere capace di ospitare una nave grande come
il leggendario Titanic. Ma fino alla fine del mese successivo non sapremo se
questa opera ingente sarà l’ultima casa della Concordia o resterà almeno
nell’immediato come una delle tante cattedrali nel deserto italiane.
Nessun commento:
Posta un commento