L’ultima alzata d’ingegno,
scaturita pare dalla BBC, è che si tratta di un “conflitto asimmetrico”.
Israele dispone degli armamenti più sofisticati, forniti dagli Stati Uniti. I
palestinesi, che poi sarebbero Hamas, una organizzazione con dichiarate finalità
terroristiche, combatterebbero con ferrivecchi e sassi.
In effetti, una certa asimmetria
c’é. Un paese di otto milioni circa di abitanti accerchiato da un miliardo di
musulmani si trova decisamente in condizioni asimmetriche, sia nella geometria
euclidea, sia in qualsiasi altra elaborata dalle nostre ideologie in voga o
sopravvissute a se stesse.
A giudicare dalla periodicità e
dalla virulenza con cui riemerge, l’antisemitismo fa parte ormai del nostro
background culturale così in profondità da trascendere ogni livello di
coscienza politica e civile. Con il corollario dell’antiamericanismo che è tutt’ora
un must, un requisito per essere ammessi in società. In quella società che è
passata indenne e imperterrita dal fascismo alle varie articolazioni
ideologiche di sinistra dal dopoguerra ad oggi.
Hitler e Mussolini non hanno
affatto perso la Seconda Guerra Mondiale. Al contrario, l’hanno vinta. Magari
non subito, ma alla lunga, appena la contingenza ha permesso all’inconscio
collettivo di riaffiorare, con i suoi pregiudizi millenari. C’è una costante innominabile
anche in questa nostra società di italiani brava gente, ed è l’antisemitismo
coltivato scientificamente dalla Chiesa Cattolica nel profondo delle nostre
cortecce cerebrali.
L’ebreo è dalla crocefissione di
Cristo in poi il nemico da cui guardarci, di cui desiderare lo sterminio senza
remore morali. E’ il ricco che ci affama tramando nell’ombra, la causa - facile
da individuare - di tutti i nostri mali. Forse i tedeschi esagerarono un
pochettino in quei 12 anni di regime nazista, ma il concetto di fondo resta.
Chi è stato capace di uccidere Dio, non sarà mai uno di noi. Sarà sempre la
madre di tutti i nostri nemici più temibili.
Prima e dopo il 25 aprile 1945,
in camicia nera o in camicia rossa con la stesa disinvoltura, noi abbiamo
odiato l’ebreo. Nel dopoguerra ciò è stato più facile, senza bisogno di
ricorrere a complotti scritti nei Protocolli dei Savi di Sion o impliciti nelle
lobby demo-pluto-giudo-liberal-massoniche. Nel dopoguerra c’è stato lo Stato di
Israele a incarnare i nostri timori, il nostro disprezzo inconscio o
riaffiorante, il nostro odio malcelato. C’è stata una ideologia, quella
comunista, che ha saputo ereditare con naturalezza tutti gli aspetti più odiosi
del nazifascismo, quelli legati alle teorie sulla razza. In fondo, Stalin e
Hitler facevano a gara con il pallottoliere a quanti ne ammazzavano. Di ebrei,
s’intende. Perché sulla loro natura malvagia erano perfettamente d’accordo, tra
sé e con la Chiesa Cattolica che aveva fornito il supporto culturale anche a loro
che allora la rinnegavano.
Ecco quindi che all’ennesima
recrudescenza del conflitto arabo-israeliano, o israelo-palestinese, ci viene
naturale schierarci a prescindere. I manifesti, le foto, le vignette sotto cui
andiamo ad apporre le nostre firme, i nostri “mi piace”, i nostri commenti
entusiastici sono quelli scritti in arabo, da Al Jazeera o da altri califfati
multimediali. Poco importa che l’arabo non lo sappia nessuno, le verità di fede
sono tali di per se stesse.
A condire e insaporire la
pietanza, accanto al Grande Satana Israele c’è il Grande Satana U.S.A. L’antiamericanismo
della sinistra italiana è un fenomeno da studiare. Oppure la cosa più semplice
da spiegare. La sconfitta nella guerra di Mussolini rode ancora, gli americani
li sopportiamo, ma dio solo sa cosa daremmo, o abbiamo dato, per vederli
bruciare insieme alle loro lobby ebraiche, insieme ai loro G.I. guardiani del
mondo, insieme a quel capitalismo e consumismo che fanno tanto schifo alle
nostre coscienze e anime belle. Anche se guai a trovare il benzinaio chiuso o
il negozio di elettrodomestici sfornito. Guai a chi ci tocca il nostro tenore
di vita. E’ uno sporco lavoro quello di tenere i nostri culi seduti sul
morbido, qualcuno deve pur farlo. Lo fanno gli U.S.A., a noi tocca sbeffeggiarli
e odiarli più o meno apertamente.
E’ un conflitto asimmetrico,
quello alimentato dagli americani che riforniscono di armi i “nazisti” israeliani.
Pensare così semplifica tutto. Sai quanto sarebbe più difficile e più pesante
studiare un po’ di storia e mettere in discussione quelle ideologie con cui
facciamo gli scemi per non andare in guerra almeno dal 1968 in poi.
Certo, gli israeliani reagiscono
male, malissimo agli attacchi e alle provocazioni. Convivono male, malissimo
con paesi vicini che hanno ancora nelle loro costituzioni l’obbiettivo della
distruzione dello Stato di Israele. Sopportano male, malissimo un nemico che
sarà anche male armato (ma non crediamo tuttavia che Russia, Cina e chissà chi
altro vendano loro quotidianamente soltanto robaccia) ma che a far saltare in
aria uno scuolabus di bambini ebrei ci mette cinque minuti. E lo fa con la
stessa disinvoltura con cui usa i propri bambini come scudi umani alle
rappresaglie israeliane. Certo, tutto ciò è odioso, da Sabra e Chatila in poi.
Ma il conto dei morti ebrei non lo tiene nessuno. Sono perdite accettabili. E
poi ci vorrebbe un funzionario meticoloso come Adolf Eichmann per tenere il
conto di quanti israeliani sono morti per mano palestinese o araba a partire
dal 15 maggio 1948, giorno in cui le Nazioni Unite dichiararono la nascita
dello Stato di Israele.
Quanti giorni sono trascorsi da
allora? 24.196, se non abbiamo contato male. Bene, non ce n’è stato uno in cui
Israele ha potuto dirsi in pace con uno qualunque dei suoi vicini. Perché?
Perché Maometto il Profeta ha stabilito nel 600 d.C. o giù di lì che nessuna
autorità non islamica deve governare su quella sponda del Mediterraneo. Per
questo motivo ci si ammazza nel Medio Oriente. A questa filosofia e a questa
religione noi consegniamo ogni giorno le nostre coscienze, credendo di
nobilitarle. Non ce ne importa niente dei bambini uccisi da una parte o dall’altra.
Ci importa solo di vedere prima o poi gli ebrei ed i loro amici americani nella
polvere. Perché questo ci hanno insegnato i Padri della Chiesa, analfabeti
immondi al pari del Profeta islamico.
La gente di Palestina e di Israele,
la gente comune forse a questo punto vorrebbe solo vivere in pace. E’ un
conflitto asimmetrico, tra loro che sono lì a morire senza sapere più nemmeno
perché (ammesso che l’abbiano mai saputo) e noi che siamo qui ben pasciuti, al
caldo, al riparo, a sentenziare sciocchezze distillate da una incultura
aberrante che ci è stata tramandata da duemila anni di inciviltà cattolica,
sublimata da un ventesimo secolo a cui forse non ci meritavamo noi stessi di
sopravvivere. E a cui, se continuiamo a cliccare pedissequamente “mi piace” a
manifesti scritti in arabo, alla lunga non sopravviveremo comunque.
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