Se il film di questi mondiali l’avessero
girato Dino Risi, Mario Monicelli e Ettore Scola l’avrebbero intitolato
sicuramente I nuovi mostri. Questo
mondiale brasiliano sarà ricordato più facilmente per la piccola galleria degli
orrori itinerante a cui ci ha fatto assistere che per le giocate dei suoi
attori. A parte la striscia di schiuma da barba a delimitare la distanza della
barriera sulle punizioni, di Brasile 2014 rimarrà ben poco se non appunto qualche
spezzone cinematografico che avrebbe fatto la gioia di George Romero o di Dario
Argento.
Noi italiani siamo stati capaci
di volgere in farsa vere e proprie tragedie collettive. Il nostro mondiale nel
paese dei pappagalli verrà ricordato per le sceneggiate di Balotelli, le
sciocchezze di Cassano e pochissimo altro. Tanto per dirne una, nessuno quasi
si ricorda più nemmeno chi era l’allenatore di questa spedizione da fare
invidia a Caporetto. Ma anche se – come spesso è successo – con un esercito da
operetta, abbiamo comunque partecipato anche noi della storia. C’eravamo noi
quando Suarez il Cannibale addentò la carne di Chiellini sotto gli occhi di
tutto il mondo, ad eccezione di quelli dell’arbitro Moreno 2.0, guarda caso
soprannominato Dracula al suo paese
(dicono a causa della pettinatura).
L’Uruguay ci butta fuori
riuscendo a giocare peggio di noi, ma perde il suo centravanti Hannibal a causa
della prova televisiva, che sta affermandosi dopo decenni di ostracismo da
parte di Blatter & C., con la stessa fatica con cui Nelson Mandela vinse la
sua battaglia contro l’Apartheid in Sudafrica. Mario dai denti di sciabola
becca nove giornate.
Entra in questa galleria degli
orrori subito dopo di lui Diego Armando Maradona, che gli esprime solidarietà
dichiarando la F.I.F.A. una “mafia incredibile”. Ma soprattutto ci entra
sorprendentemente una vera e propria icona del “politicamente corretto” e variegato
universo del sinistrismo terzomondista, quel José Mujica che da quando è
presidente dell’Uruguay manda in delirio con le sue affermazioni e i suoi
comportamenti più gente di quanta ne mandava ai suoi tempi Ernesto Che Guevara.
Mujica non trova di meglio che
perdere punti a valanga andando ad accogliere all’aeroporto di Montevideo il
Suarez come un eroe nazionale, dichiarando senza mezzi termini che la F.I.F.A.
è una “massa di figli di puttana”. Non c’è che dire, ad ogni epoca i suoi eroi.
Chissà se il Che sarebbe contento di
questi suoi epigoni da prova televisiva. Chissà se Osvaldo Soriano trarrebbe
ispirazione da simili vicende per i suoi Cuentos
de futebol. O non scriverebbe piuttosto un riadattamento del suo Triste, solitario y final.
In tempi di politicamente
corretto, infuria (si fa per dire) la polemica antirazzista di Mario Balotelli.
“I miei fratelli neri – afferma – non mi avrebbero mai trattato così”. Lo
scarico di responsabilità post-mondiale aspira ad assurgere al rango di
dibattito sulla solidarietà interrazziale. In attesa che sul tema intervengano
personalità e alte cariche istituzionali, andiamo un po’ in giro per il
Mondiale, dove di fratelli neri del Balotelli ce ne sono diversi, a vedere come
viene trattata la questione. Il francese Matuidi con il nigeriano Onazi non ha
avuto dubbi. O palla o gamba, diceva il paron
Rocco. Meglio se gamba, aggiorna il precetto il buon Matuidi. Non sappiamo come
la pensino gli altri fratelli neri, ma immaginiamo cosa gli farebbe volentieri Lotito.
Ma il posto d’onore in questa
rassegna estiva horror lo occupa di diritto Juan Camillo Zuniga. Il terzino del
Napoli ha fatto mancare agli aficionados
ed agli avversari le sue randellate per buona parte della scorsa stagione. Ma
almeno si è presentato al Mondiale in ottima forma. Brasile-Colombia sembra più
uno scontro tra gang malavitose sudamericane che una partita di calcio. Ecco quindi
che quando il gioco si fa duro entrano in gioco i duri.
Camillo prima ci prova con Hulk,
a cui tenta di amputare un arto inferiore. Gli va male, e capisce che è il caso
di prendersela con qualcuno più piccolo di lui. Passa di lì il povero Neymar,
che magari non sarà mai Pelé ma che è pur sempre uno dei pochi capaci di
giocare a calcio in questa banda di cafeteros.
Il ragazzo prodigio venuto dal Brasile passa in un attimo dal sogno mondiale al
rischio paraplegia allorché Camillo gli entra di ginocchio sulla terza vertebra
lombare, fratturandogliela. Anche qui, il Dracula di turno era girato da un’altra
parte, si attende la prova TV e la sanzione di quelli che Maradona e Mujica
chiamano amichevolmente quella “massa di figli di puttana”.
E’ un mondiale che più che da
Blatter sembra organizzato dal regista di Venerdi
13 o di Non aprite quella porta. Non calciate quel pallone. Per le
semifinali sono in lizza come arbitri Wes Craven e James Wan. La finale
dovrebbe andare a Jack lo squartatore o in alternativa al Mostro di Milwaukee.
Zuniga comunque si consoli, al suo paese ha una carriera da presidente. Hanno
visto di peggio.
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