La stagione viola, che tutti si
augurano ancora più lunga e densa di impegni (e di risultati) della precedente,
comincia dall’altra parte del mondo. E comincia bene. L’Argentina è un paese
dalle mille suggestioni, non solo nel calcio. Andare a dare spettacolo nella
terra dei Gauchos, è sempre un
avvenimento, specialmente adesso che loro sono vicecampioni del mondo e noi
siamo ripiombati in una zona grigia della nostra storia calcistica che forse
non ha precedenti nemmeno negli anni “azzurro tenebra” tra il Cile nel 1962 e
la Corea del Nord nel 1966.
Eppure la Fiorentina, in
formazione rimaneggiata causa vacanze post-mundial, rinnovi contrattuali e
prove tecniche di cambio modulo da parte di Montella, porta a casa un ottimo
esordio al primo turno di questa Coppa Euroamericana 2014 che la vede impegnata
contro l’Estudiantes di La Plata. Squadra che evoca suggestioni dentro
suggestioni. Ricordi di una Coppa Intercontinentale giocata nel 1969 contro il
Milan. Giocata si fa per dire, in campo volarono botte da orbi, fu definita una
delle più violente partite dell’intera storia del calcio. Il Milan si aggiudicò
il trofeo, malgrado le botte argentine, ogni ben di dio che volava giù dagli
spalti della Bombonera, l’Estadio
Alberto Jacinto Armando di Buenos Aires dove si giocava per l’occasione, e
l’arresto del rossonero Nestor Combin all’aeroporto con il pretesto della
renitenza alla leva.
Altri tempi, altro mondo, altro
calcio. Adesso l’Estudiantes è semplicemente la terza squadra del campionato
argentino, dietro River Plate e Boca Juniors (la società che ha ospitato i
viola nella prima parte di questa trasferta sudamericana). Niente di
eccezionale, i migliori argentini giocano indubbiamente in Europa, ma quanto
basta per testare cuore e gambe dei nostri eroi dopo le partitelle con i
dilettanti della Val di Fassa e dintorni.
Mancano Cuadrado, in ferie dalla
Colombia giunta ai quarti di finale ai Mondiali ed in attesa di sapere dove
ripresentarsi il 5 agosto, e Aquilani, che le ferie le ha fatte in Brasile
grazie a Prandelli che proprio non lo vedeva e che adesso aspetta di sapere se
andrà a buon fine il rinnovo contrattuale. Occasione per vedere all’opera
dunque alcune “pianticelle” nel frattempo cresciute come quel Bernardeschi Federico
di cui si è parlato un gran bene in quel di Crotone dov’era in prestito, o quel
Khouma El Babacar che viene da 20 gol segnati a Modena.
Più quel Brillante di nome e di
fatto che viene dalla Terra dei Canguri e che ha tolto subito dal volto dei
tifosi qualsiasi smorfia di perplessità con la sua prestazione fatta di qualità
e di sostanza. Joshua Brillante è uscito dal gruppo, per dirla con Enrico
Brizzi, nel senso che si è messo in mostra agli occhi di Montella. Se il
buongiorno si vede dal mattino, il centrocampo viola – che già era uno dei
punti di forza della squadra - ha un’arma in più.
Ha vinto con merito la Fiorentina
a La Plata, capoluogo della Provincia di Baires, grazie al gol dell’unico
tedesco che finora non aveva sorriso, in questa estate di weltmeistershaft. Mario Gomez sembra ritrovato fisicamente, e con
la voglia di spaccare il mondo. La sua rete è stupenda, innescata da Bernardeschi
alla perfezione e conclusa con un contropiede travolgente, una sterzata secca
davanti al portiere e un tiro che non lascia scampo.
A chiudere un attimo gli occhi,
ricorda quella che aveva illuso tutti a Torino a marzo, consegnando
momentaneamente la qualificazione ai quarti di Europa League alla Fiorentina
contro la Juventus, prima del Pirlo Show. Oppure, ma qui bisogna andare
veramente indietro ad un’epoca ormai favolosa, quella di Roberto Bettega,
sempre da queste parti, con cui l’Italia mise in ginocchio un’Argentina che
voleva diventare campione del mondo per la prima volta, e che tirò un sospirone
di sollievo a non ritrovarsi di nuovo gli azzurri in finale ai Mondiali del
1978.
Bando ai ricordi, che possono
anche far male. Facciamoci invece del bene sognando cosa può diventare questa
Fiorentina se recupera tutti i suoi acciaccati della scorsa stagione. A San Paolo
del Brasile, dove giocherà la seconda partita contro il Palmeiras, la Viola
dovrebbe ricomporre finalmente quel duo delle meraviglie che abbiamo visto solo
due volte un anno fa circa, prima che pedate contro ginocchia facessero strage
dei migliori investimenti dei Della Valle. Se Pepito Rossi ha la stessa voglia
di Mario Gomez, anche per rispondere nel modo migliore a Cesare Prandelli e
alle sue “delusioni umane”, può darsi che se ne vedano delle belle.
Se poi la mission impossible di Andrea Della Valle andasse a buon fine, con
Juan Cuadrado – o JC11 come lo chiamano adesso le nuove generazioni di tifosi
cresciuti a pane, calcio e playstation – allora si che le cose si farebbero
interessanti. La strategia della società di Viale Manfredo Fanti è quella di
trattenere il colombiano ancora per un altro anno, magari accordandosi fin
d’ora con la società compratrice, una riedizione insomma degli affari Toni 2007
e Jovetic 2013.
Se Cuadrado ci sta e le ginocchia
di tutti reggono (un salto a Montesenario in questo senso non guasterebbe, di
ritorno dal Sudamerica) nei prossimi mesi potremmo vedere una Fiorentina ancora
più forte di quella della passata stagione. E chissà che qualcuna delle sue
concorrenti non stia perdendo terreno. A Torino, per esempio, per il momento
c’è poco da stare Allegri, il gioco di parole è scontato quanto si vuole, ma i
campioni d’Italia potrebbero rimpiangere il tecnico pluriscudettato e dalla
celebre pettinatura che ha da poco salutato tutti.
A proposito di concorrenti (visto
che con buona pace di Sky
nominalmente nell’alta classifica c’è anche la Fiorentina), escono i calendari
e per i viola c’è subito la Roma all’Olimpico. O bene bene o male male, si
direbbe. Prima che il vittimismo riprenda puntuale a serpeggiare nella
tifoseria dopo la pausa estiva, vorremmo dire che i casi sono due, e tutti e
due in mano saldamente ai nostri eroi in maglia viola ed al loro condottiero
Montella: se la squadra è forte, la Roma prima o poi la devi trovare, o prima o
dopo non fa nessuna differenza. Se non lo è o mantiene delle lacune, come si è
visto nella passata stagione anche un Cagliari ti può far vedere i sorci verdi,
e in casa tua.
Domani sera a San Paolo intanto
esame di calcio brasiliano, test attendibile anche in questi tempi di magre
verdeoro. Dopo Batistuta, a seguire con affetto i viola in tribuna ci sarà Carlos
Botelho, figlio dell’indimenticabile Julio, detto Julinho. In attesa poi del 5 agosto, quando dovrebbe ricomparire la
nostra grande bellezza, JC11. Il suo agente è già a Firenze, e qualcosa lascia
intuire che molti giochi possano essere già stati fatti. Stiamo a vedere,
chissà che, come era d’uso dire qualche stagione fa, il miglior acquisto non ce
l’abbiamo già in casa.
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