24 agosto 2012
Lance Armstrong si è arreso. Come
già Geronimo prima di lui, dopo una lunga resistenza ha deciso di consegnarsi
alle giacche blu, nella fattispecie la United States Anti-Doping Agency
(U.S.A.D.A.), che da dieci anni circa lo accusa di essersi dopato sistematicamente
per ottenere i suoi successi leggendari, tra i quali sette vittorie al Tour de
France a partire dal 1999 e una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Sidney 2000,
e di essere stato addirittura uno dei leaders del sistema americano del doping
a fini sportivi, al pari di Marion Jones, l’atleta trovata positiva dopo le
stesse olimpiadi australiane e che fu squalificata nel 2007 e obbligata a
restituire tutti i titoli e i premi in denaro ottenuti in carriera.
Questo sembra essere il destino
anche del corridore texano, che ha rinunciato a opporre qualsiasi azione legale
ai procedimenti messi in atto contro di lui dalla U.S.A.D.A, «Arriva un momento
nella vita di ogni uomo in cui si deve dire: quando è troppo, è troppo. Per me
questo momento è ora. Negli ultimi tre anni sono stato soggetto di due indagini
penali federali in seguito alla caccia alle streghe di Travis Tygart». E
ancora: «Io so chi ha vinto quei sette Tour. Nessuno può cambiarlo, neanche
Travis Tygart».
Travis Tygart, presidente
dell’U.S.A.D.A. chiamato in causa da Armstrong che lo ha esplicitamente
accusato di persecuzione e di aver messo in piedi procedimenti scorretti e di
parte, ha dichiarato dal canto suo: «E' un giorno triste per tutti quelli che
amano lo sport. Questo è un esempio che spezza il cuore di come la cultura
dello sport del vincere a tutti i costi, se non controllata, supera la giusta,
sicura e onesta competizione».
Armstrong, che dice di volersi
dedicare d’ora in avanti alla famiglia e alla sua Fondazione contro il Cancro (di
cui egli stesso è stato vittima prima di cominciare la serie delle sue
passeggiate trionfali sugli Champs Elysées), ha sempre contestato alla
U.S.A.D.A .di non essere mai stato trovato positivo ai test anti-doping, ma di
essere sempre stato accusato sulla base di prove indirette o testimonianze di
colleghi. Tra i quali, per altro, sono spesso corse voci sia di comportamenti
illeciti del texano, sia di sue minacce a corridori apparentemente disposti a
riferire degli stessi alle autorità sportive.
Tra tutti gli episodi noti, è
rimasto famoso ed eclatante lo scontro avvenuto tra Armstrong ed il suo
ex-amico e compagno di stanza Tyler Hamilton, in procinto di testimoniare
contro di lui. Armstrong minacciò Hamilton apertamente in un ristorante di
Aspen, Colorado, di "distruggerlo e di rendere la sua vita un inferno",
qualora non avesse rinunciato a testimoniare.
Adesso cala il sipario su una
delle vicende sportive più affascinanti e controverse degli ultimi decenni. La statura
di Armstrong, nel ciclismo moderno, è pari a quella che potrebbe avere
nell’Atletica un Usain Bolt, o nel Basket un Michael Jordan, per fare degli
esempi. C’è molta attesa per i provvedimenti che saranno adottati nei suoi
confronti, con molta probabilità la revoca di tutti i titoli e i premi vinti e
la radiazione perpetua da qualsiasi attività sportiva professionistica.
E non si può fare a meno di
ricordare che quel 1999 che vide la sua prima vittoria a Parigi e l’inizio
della sua favola sportiva di eroe buono che ha sconfitto prima il male e poi
gli avversari fu lo stesso anno in cui era stato appena fermato Marco Pantani
al Giro d’Italia per valori ematici fuori regola. La giustizia, anche quella sportiva,
a volte segue percorsi tutti suoi.
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