La buona notizia è che Genny
a’ carogna non è al San Paolo (ha l’obbligo di firma in questura, in attesa di
andare a processo il prossimo 15 aprile con rito abbreviato per i fatti dello
scorso maggio a Roma) e la partita pertanto può cominciare in orario. La
cattiva notizia è che la Fiorentina comunque si presenta in ritardo, anzi non
si presenta affatto. E lascia al Napoli tre punti e quarto posto con la stessa
nonchalance con cui aveva lasciato martedi scorso la finale di Coppa Italia
alla Juventus.
E’ il derby dei rimontati di Coppa quello
che va in scena al San Paolo di Napoli. Lo scontro diretto tra squadre che
hanno appena scoperto di non avere testa, gambe e forse anche tasso tecnico
complessivo per potersi permettere di competere su tre obiettivi. E che giovedi
si giocano l’ultimo vero traguardo rimasto, la semifinale di Europa League,
rispettivamente contro i tedeschi del Wolfsburg i partenopei e la Dinamo Kiev i
gigliati. Entrambi clienti bruttissimi, almeno a quanto si è visto oggi.
E’ una partita scialba, noiosa,
indisponente questa del San Paolo, quasi fosse un’ultima di campionato. Napoli
e Fiorentina dimostrano di avere ormai una bella stagione dietro le spalle, e
di meritare la posizione che occupano, e nulla più. Ma una differenza per
quanto piccola c’è tra le due squadre: gli azzurri hanno un attacco capace di
fare la differenza a prescindere, nella buona e nella cattiva sorte, e sono
animati tutto sommato da un ultimo sussulto d’orgoglio sufficiente a supportare
quanto basta quell’attacco e a mascherare le lacune del resto della squadra. I
viola invece, oltre ad accusare forse il contraccolpo della batosta di martedi
scorso, hanno un attacco praticamente soltanto di nome che al pari del resto della
squadra pare decisamente essere sul punto di mollare.
La bella prova fornita contro la
Sampdoria nella piscina del Franchi pare ormai un ricordo lontano. La
Fiorentina che va in campo oggi, al pari di quella di Coppa, è capace di
reggere psicologicamente non più di venti minuti, quanti ne bastano al Napoli
per passare in vantaggio e farla sciogliere come un gelato in una giornata
troppo calda. Al primo vero affondo Maertens su assist di Higuain ha il tempo
di aggiustarsi la palla fuori dell’area viola e pescare l’angolino sinistro di
Neto. Un gol pregevole, svilito semmai dall’assoluta mancanza di opposizione
della retroguardia viola. Come il gol di Matri più o meno allo stesso minuto
martedi, quello di Maertens ha un effetto devastante per i viola, che
scompaiono di fatto dal campo.
Qualcosa Montella doveva avere
subodorato, altrimenti non si spiega l’ampio turnover operato anche oggi, ad
appena una settimana dalla ripresa del gioco dopo la sosta pasquale. Davanti ad
un Neto destinato a quanto pare a restare come una delle poche certezze viola
(ed oggi assolutamente incolpevole rispetto all’ampio passivo finale) in questo
finale di stagione, vanno a schierarsi Richards, Savic, Basanta e Pasqual.
Gonzalo Rodriguez beneficia di un riposo che la Fiorentina pagherà oggi a caro
prezzo. Savic appare lontano dalla splendida condizione fisica che aveva prima
dell’infortunio, Pasqual appare schiacciato dal peso dei troppi anni e Richards
dei troppi chili. Gli agili e talentuosi avanti partenopei mettono in
difficoltà spesso e volentieri la retroguardia fiorentina, per nulla coadiuvata
– come già altre volte – da un centrocampo che definire fatiscente è un
eufemismo.
Con Aquilani e Pizarro di nuovo
in panchina, in campo vanno Borja Valero, Kurtic e Badelj. Dei tre si salva a
malapena soltanto quest’ultimo, che pur non essendo un fuoriclasse cerca di
dare il proprio contributo alla patria viola in difficoltà. Lo sloveno invece dimostra
– se mai ce n’era bisogno – di essere un giocatore di categoria inferiore. Lo
spagnolo infine, esaurita la fiammata offerta contro la Sampdoria, ritorna il
giocatore evanescente, più adatto a partite da calcio a cinque, che abbiamo
avuto il discutibile piacere di ammirare fin dalla seconda parte della scorsa
stagione.
In avanti, preso atto dell’indisponibilità
– vera o diplomatica – di Babacar e scontata la necessità di dare respiro al
non inossidabile Mario Gomez (in una partita tra l’altro che comunque non si
confà alle sue caratteristiche), torna alla ribalta Ilicic nueve più falso che mai, affiancato da una parte da un Vargas che
al pari di Pasqual pare improvvisamente un oggetto di antiquariato e dall’altra
da un Salah che sembra fare la conoscenza con la maledizione di Cuadrado. I
difensori avversari cominciano a prendergli le misure, e quando come oggi viene
schierato fuori posizione e deve andare a prendersi palloni praticamente in
difesa va a finire che sembra giocar male, quando invece si carica sulle sue
spalle non onnipotenti tutto il peso della squadra, almeno da centrocampo in
su. Se il buon Juan Guillermo lassù da Londra segue ancora le partite della sua
ex squadra, quella di oggi di sicuro lo ha ripagato di tante amarezze subite a
Firenze nei suoi ultimi mesi in viola.
Dopo circa venti minuti, il bluff
viola viene scoperto dal gol di Higuain. Dopo altri dieci minuti la notte si
farebbe fonda per la Fiorentina. Higuain prende palla su una boiata di Kurtic a
centrocampo e dal limite dell’area lascia partire un proiettile mai visto. O
per meglio dire, non più visto dai tempi di un altro bomber suo connazionale,
che i tifosi viola conoscono bene, Omar Gabriel Batistuta. Il pallone rimbalza
sotto la traversa e ricade al di là della linea di porta difesa da un attonito
Neto, tornando poi in campo. A Barcellona in Coppa delle Coppe Batistuta
festeggiò in questo modo un eurogol. Qui l’assistente di porta – nonostante si
trovi a tre metri, non di più, dal punto di rimbalzo della palla –
probabilmente festeggia qualcos’altro di privato, perché non vede nulla e
sottrae al Pipita una splendida
segnatura ed al Napoli la legittima chiusura di questa partita.
San Giovanni supera San Gennaro,
quindi, e la Fiorentina arriva ancora viva all’intervallo. Montella si rende
conto della giornataccia dei suoi, che malgrado il possesso palla prevalente
non hanno mai tirato nella porta di Andujar e sono sistematicamente arrivati
secondi su tutti i contrasti. Ma tutto ciò che può fare è provare a raddrizzare
la barca con le sostituzioni. Entra Mario Gomez per il fantasma di Ilicic, e
come volevasi dimostrare non è la sua partita e non si vede mai per tutta la
ripresa. Poi entra Joaquin per l’inguardabile Vargas, graziato un paio di volte
tra l’altro dall’arbitro Damato. Lo spagnolo è praticamente da solo a dover
affrontare sempre sulla fascia almeno due napoletani, di saltarli non se ne
parla. Alla fine entra anche Pizarro a rilevare un Badelj stremato e anch’egli
fuori fase. A quel punto il Napoli è già dilagato.
La Fiorentina in novanta e passa
minuti è tutta in una ciabattata di Borja Valero abbondantemente a lato della
porta di Andujar ed in un colpo di testa dello stesso quando già l’arbitro ha
fischiato il fuorigioco. Il Napoli, incoraggiato dalla pochezza degli
avversari, è tutto ciò che può tirar fuori dalla classe dei suoi attaccanti.
Higuain si fa rubare il tempo da Neto sull’ennesimo liscio della difesa viola.
Poi esce lasciando il posto ad Insigne. Il Napoli il raddoppio a quel punto l’ha
finalmente già segnato con Callejon ed Hamsick che scherzano mezza Fiorentina e
bucano Neto con un’azione da Globe Trotters.
L’ultimo quarto d’ora è quasi un
torello del Napoli ai danni di una Fiorentina che non sa più risollevarsi,
reagire per uscire dal ridicolo. E nei minuti finali c’é tempo e modo per veder
andare il punteggio a dimensioni rese familiari dalla Coppa Italia. 3-0 anche
oggi, stavolta è Insigne a scherzare i difensori viola e Callejon a trovarsi al
posto di Hamsick, per segnare praticamente lo stesso gol in faccia ad una
difesa gigliata da rotta di Caporetto.
La partita numero seicento della gestione
Della Valle finisce così, con un cupio
dissolvi della Fiorentina e Montella che va a fare public relations
complimentandosi praticamente con l’intero Napoli. Oggi il mister è peraltro esente
da colpe, se non quella di non aver saputo tenere alta la tensione nella
squadra. Ma per fare questo è necessario avere anche alle spalle una società
all’altezza, che invece per la seconda volta dopo il crepuscolo di Prandelli
assiste ad una rottura mentale dei suoi giocatori incredibile ed inammissibile.
E’ presto per dire se sarà anche prolungata. Giovedi a Kiev la Fiorentina è
attesa da una gara che può ancora dare un senso a questa stagione, e far dire
casomai che a Napoli i viola pensavano soprattutto all’Europa League. A quel
trofeo per alzare il quale speriamo non ci siano da aspettare altre seicento
partite.
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