Il calcio che vorremmo
sempre di scena su un terreno che nessuno si augura mai. Vincere queste partite
va al di là del fatto di essere una squadra che gioca bene. Vincere stasera
significa aver raggiunto una dimensione che, comunque vada a finire la
stagione, è ormai da grande squadra.
Scendere in campo dopo che le
romane hanno vinto allungando la distanza dal terzo posto, contro una Sampdoria
che gioca sul velluto – anche se bagnato – e forte del vantaggio acquisito nel
match d’andata e difeso per un intero girone, ammazzando “grandi” come e quanto
quasi questa Fiorentina.
Essere più forti perfino di un acquitrino che in
passato aveva scoraggiato altre imprese e nel presente può rivelarsi l’avversario
più micidiale di una squadra che ha trovato la quadratura del cerchio, vincere
in Italia e in Europa mantenendo le proprie caratteristiche di gioco assai
dispendioso, ma che quando gira come in questo inizio 2015 è un piacere a
vedersi.
Si comincia con un Montella
nostalgico, che non entra in campo con la squadra ma aspetta nel sottopassaggio
l’ex compagno di una Sampdoria molto più forte di questa, quella di Vujadin
Boskov. Sinisa Mihajlovic è uno degli ex di questa partita, e quello che ha più
voglia di fare risultato oggi, per dimostrare che anche lui avrebbe potuto
esser un allenatore di quelli che fanno la storia della Fiorentina. Tra lui e
Montella però ci sono soltanto sorrisi ed abbracci, che si prolungano anche al
fischio d’inizio. Il serbo si gira verso l’altra panchina e dice al napoletano:
“complimenti per il campo!”. Risponde l’allenatore gigliato: “Che ci vuoi fare?”
E’ un campo al limite quello di
oggi, malgrado la proverbiale tenuta drenante e l’efficienza dei macchinari
idrovori. Sarebbe più adatto ad una partita della Rari Nantes Florentia che
della Fiorentina. Ma nessuno cerca scuse, tutti giocano come se i rimbalzi sull’erba
fossero quelli di sempre. Luca Banti, arbitro livornese, dice che si può
giocare, lo stadio è quasi pieno e ribollente di entusiasmo. C’è in palio un
piazzamento in Europa e soprattutto non ci sarebbero quasi più date per un
eventuale recupero.
La Fiorentina dopo Pasqua comincia
un altro mese di ferro, che la vedrà giocare ogni tre giorni. Oggi tocca alle
residue speranze di Champion’s, martedi arriva la Juve per il ritorno di Coppa
Italia, e siamo solo all’inizio. Molto più rilassata la Samp, grazie ai due
punti di vantaggio e al non dover praticare turnover. Montella invece deve fare
a meno di Savic per infortunio, di Pasqual per affaticamento e di Joaquin per
rispetto ai chilometri corsi ed agli anni che avanzano malgrado la classe
enorme. Ma è una partita da vincere ed ecco allora un inedito 4-3-2-1: Richards
affianca Gonzalo, Basanta ed Alonso, Aquilani si riprende la sua posizione
accanto a Borja Valero e Badelj, Salah e Diamanti compongono la base del triangolo
il cui vertice è Mario Gomez.
Parte bene la Fiorentina,
incurante delle pozzanghere. Dopo neanche un minuto Salah vola verso Viviano,
un altro ex di giornata, ma viene fermato dal guardalinee. E’ la Samp a
rendersi pericolosa un minuto dopo ancora, con Eder che buca l’area viola ed
Eto’o che calcia a botta sicura. Salva in calcio d’angolo Gonzalo. E’ una
estrema sintesi di quella che potrebbe essere la partita: Fiorentina che
rischia di essere frenata dal terreno di gioco a vantaggio di una Sampdoria che
ha davanti gli uomini per far male. Meno male che non solo Gonzalo ma tutti i
difensori viola sono in giornata strepitosa, e pertanto capaci di salvare
qualsiasi situazione pericolosa le ripartenze blucerchiate possano creare.
E’ un primo tempo strano. I viola
giocherebbero anche bene, con la consueta maestria di palleggio e anche con
qualcosa di più, ma vengono come frenati dall’erba inzuppata, dal catenaccio
sampdoriano, dalla bravura di Viviano tornato quello di sempre come prima dell’infelice
parentesi nella sua squadra del cuore. Nella palude della tre quarti genovese
si ferma e riparte a singulti la manovra viola. Ci sono alcuni verdetti
inconsueti. Salah, come molti campioni di Formula 1, sembra dimostrare di non
essere un pilota da bagnato, i suoi scatti imperiosi e brucianti vengono spesso
complicati da un pallone che galleggia più che rimbalzare. Chi invece è pilota
da bagnato è un Borja Valero finalmente tornato in panni che credevamo di non
rivedergli più addosso. Lo spagnolo in mezzo fa il paio con il connazionale
Alonso sulla fascia sinistra apparendo spesso imprendibile per gli opposti
sampdoriani.
La Fiorentina che cerca di
nuotare verso la porta di Viviano ha almeno tre occasioni clamorose nel primo tempo.
Diamanti mette fuori di un soffio sul portiere in uscita. Su corner Salah mette
indietro per Gonzalo che come un giocatore di biliardo la piazza all’angolino,
centrando il palo. Gomez viene anticipato di un soffio da Silvestre, e Viviano
ancora salva mettendo in angolo.
Nell’intervallo, conclusosi su
uno 0-0 strettissimo per i viola, viene in mente il precedente di quella
partita contro l’Ascoli che nel 1981-82 frenò la fuga di un’altra forte
Fiorentina consentendo la rimonta ed il sorpasso della Juventus. Antognoni e
compagni andarono in vantaggio contro i marchigiani, ma il diluvio costrinse a
rinviare la partita, che fu poi replicata più avanti, in un momento di
appannamento gigliato. Il pareggio casalingo era destinato a costare caro ai
ragazzi di Picchio De Sisti.
Anche stavolta l’acquazzone
sembra un segno del destino, evidentemente contrario al buon esito di questa
rincorsa dei ragazzi di Montella alle zone altissime della classifica. Si torna
in campo con i muscoli appesantiti dalla fatica e con il peso di due
ammonizioni che condizionano. Gonzalo ha addirittura rischiato il rosso,
evitando con mestiere il secondo giallo su Eto’o. Diamanti rischia invece d
ripetere lo scontro a distanza di Luciano Chiarugi e Concetto Lo Bello. Banti non
gli fischia mai un fallo a favore, ritenendolo un cascatore, e alla fine lo
sanziona per le proteste plateali.
Ma è proprio l’eterno ragazzo di
Prato il più determinato a ribellarsi alla fine al destino di questo match.
Insieme a quelle di tutta la squadra, le sue giocate diventano – o per meglio
dire ritornano – più efficaci con il passare dei minuti. Smettendo di litigare
con se stesso e con l’arbitro, Alino capisce di doversi inventare qualcosa, e
ci prova caparbiamente e ripetutamente, come quei ragazzi di quartiere che
nelle partite di strada non mollano mai e vogliono sempre primeggiare.
E’ il quarto d’ora della ripresa,
quando si prende la palla sul limite sinistro dell’area doriana, entra dentro e
converge, lasciando partire un tiro ad effetto micidiale. Determinante quanto
la sua parabola, è il velo di Borja Valero che mette fuori causa tutti,
compagni ed avversari compreso Viviano, che vede la palla entrare nel suo
angolo sinistro. Montella in quel momento sta parlando con Vargas per fargli
sostituire proprio il pratese, ma il gol fa sì che quel cambio venga
assolutamente dimenticato.
Tre minuti dopo Vargas si rialza
dalla panchina, ancora Montella prende a dargli le consegne. In campo, Gomez
innesca la fuga di Salah e stavolta l’egiziano vola sull’acqua come un
catamarano. Il gol che va a segnare ricorda quello di Torino, anche se la distanza
è minore. E’ splendido e chiude la partita come l’uno-due di un peso massimo. Vargas
si mette a ridere e torna di nuovo a sedersi, entrerà di lì a poco.
La Sampdoria è in ginocchio, in
tribuna Massimo Ferrero è una statua di sale, i due gol da lui pronosticati
sono arrivati, ma non li ha segnati la sua squadra. Mihajlovic mette dentro
Bergessio, adesso la Samp ha quattro punte di fatto, ma la sua reazione dura
poco o niente. La Fiorentina controlla la partita in modo disarmante e finisce
per avere diverse occasioni per arrotondare. Sulla più netta, un Aquilani in
crescita si trova solo davanti a Viviano, che fa il Neto, rimane in piedi fino
all’ultimo e gli para il tiro a botta sicura con la mano di richiamo.
Ma sono episodi, ormai i giochi
sono fatti. La superiorità tecnica dei viola ormai emerge in modo netto ed incontrovertibile,
al punto che in prossimità del novantesimo Mihajlovic chiede a Montella se gli
sta bene finirla lì, senza recupero. Vincenzo risponde “come vuoi”. Alla fine
ci saranno comunque tre minuti, a prolungare l’agonia di una Sampdoria che vede
passare avanti la Fiorentina sia sul campo che in classifica.
Finisce con una squadra viola
sugli scudi, nella quale è difficile dire chi ha giocato meglio, perché tutti
hanno giocato bene, all’altezza della situazione. Una situazione che avrebbe
vanificato gli sforzi di molte squadre meno attrezzate e meno determinate. Roma
rimane alla stessa distanza, ma Genova e Napoli passano dietro. La Fiorentina è
quarta, domenica va a Napoli per restarlo. Ma prima, il destino si chiama
Juventus. E questa Fiorentina del destino non ha paura.
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