Dice: almeno consoliamoci con la
prestazione. La Fiorentina ha giocato a calcio meglio della Juventus. Non è una
novità, del resto, non è la prima volta. Già, peccato che stavolta, per
l’ennesima volta, tre gol li segna la Juventus e i tre punti vanno a lei. La
squadra che gioca peggio sta per vincere lo scudetto e per giocare una
semifinale di Champion’s League, quella che gioca meglio scivola al settimo
posto e rischia l’anno prossimo di andare in Europa solo con qualche viaggio
organizzato da Alpitour, o simili.
Secondo il regolamento del gioco
del calcio, scopo di questo sport è segnare un gol più dell’avversario, oppure
prenderne uno in meno, come si preferisce. La prestazione, quindi, da che mondo
è mondo dovrebbe servire a questo. La prestazione della fiorentina nel mese di
aprile che volge al termine parla chiaro: cinque sconfitte su otto partite,
quattro delle quali con almeno tre gol subiti; compromessa una finale di Coppa
Italia che sembrava già conquistata ed almeno un quarto posto in campionato che
sembrava difficile perdere. Bastava solo un po’ di attenzione.
Dalla Juventus alla Juventus
l’aprile viola si ammanta di tenebra, ed è difficile stabilire se siano peggio
le sconfitte casalinghe contro le ultime della classe affrontate svogliatamente
o quelle contro la prima, affrontata dapprima presuntuosamente in casa propria
e poi spavaldamente e brillantemente in trasferta allo Juventus Stadium. Cambia
poco, del resto, né il risultato né la classifica. Quanto alla benedetta
prestazione, c’è da dire che cambia poco soprattutto da un anno all’altro.
Passano le stagioni e le occasioni, che si impegni o no la Fiorentina perde
sempre allo stesso modo, con gli stessi avversari, nelle stesse circostanze.
Che schieri le riserve o i titolari. Anzi, alla fine sono proprio gli uomini
che dovrebbero fare la differenza a farla, sì, ma in negativo per la Fiorentina.
In settimana, Vincenzo Montella
si era battuto perché la squadra non andasse in ritiro, contro il parere di
Andrea Della Valle. Tanto di cappello, sono pochi su questo pianeta gli
allenatori capaci di far cambiare idea al proprio datore di lavoro. E poi, si
sa, i ritiri servono a poco o nulla, la concentrazione la si acquisisce con un
esercizio quotidiano attraverso l’allenamento e la coltivazione della propria
professionalità. Nonché con la consapevolezza – insostituibile – di avere alle
spalle una società che non ti perdona il minimo errore. Come la Juventus,
appunto.
Tanto di cappello, e giustizia
fatta a proposito di tante illazioni. Qualcuno ha insinuato che tra il mister e
la società si stia creando una spaccatura. Se Montella convince Della Valle a
lasciare le cose come stanno, vuol dire che tanto spaccati non sono.
La partita di Torino dà dunque ragione
a Montella su questo e anche sulla formazione scelta per andare in campo. Gli
uomini che si schierano al fischio d’inizio dell’arbitro Banti hanno i numeri e
la voglia di tenere il pallone per lunghi tratti in casa della capolista e di
metterle anche pressione e paura, anche se sotto il profilo del punteggio per
poco tempo.
La facilità con cui la capolista
ribalta la situazione in una serata in cui la Fiorentina le imporrebbe appunto il
proprio gioco in casa sua dà invece torto a Montella per quello che si diceva
prima. In tre anni i suoi giocatori, compresi i migliori, si badi bene, non
hanno imparato a non commettere gli stessi madornali errori. Per esempio, farsi
segnare di testa da Llorente e Tevez, non proprio due giganti, o farsi prendere
di infilata dopo essere andati ripetutamente allo sbaraglio in avanti. Per non
parlare di quei benedetti calci piazzati. Sugli angoli, noi li battiamo come
peggio non si potrebbe e in ogni caso siamo sempre piazzati male. In compenso
li subiamo regolarmente: Llorente a questo punto si augura di incontrare la
Fiorentina più spesso possibile. Dei rigori non ne parliamo proprio: un solo
precedente, il campionato 1978-79. Ma c’era Antognoni convalescente da una
fastidiosissima tarsalgia, e la Fiorentina non aveva altri che lui. Qui forse
sarebbero in diversi a necessitare di allenarsi un po’ di più, anche in questo
caso.
Rigore trasformato |
In conferenza stampa, Montella si
giustifica parlando di episodi sfavorevoli e di incapacità della Fiorentina di
essere diversa da quella che è. Sugli episodi, stendiamo un velo pietoso.
Essere qui a commentare un arbitraggio che ti concede due rigori a Torino nella
partita decisiva per lo scudetto della Juventus ha francamente del paradossale.
Banti probabilmente poi sbaglia a non sanzionare le proteste eccessive sul
primo rigore di Pirlo ed Allegri, e sbaglia soprattutto a concedere la
punizione che costa il pareggio juventino. Neto non tocca Sturaro, che vola in
avanti alla Klaus Di Biasi e inganna direttore di gara e guardalinee. Il
portiere viola viene ammonito e la punizione viene battuta da Pirlo come suo
solito. Il resto lo fanno i difensori della Fiorentina che probabilmente si
soffermano ancora a pensare al torto subito e lasciano Llorente indisturbato.
Ma la Fiorentina non perde certo
per colpa di Banti, che arbitra tutto sommato equamente. E poi la Juventus due
rigori contro in casa non li ha mai avuti a memoria d’uomo. Che si vuole di
più? Magari che Gonzalo giochi sempre all’altezza di se stesso. Invece prima
lascia completamente libero Tevez sul colpo di testa che vale il vantaggio
bianconero allo scadere del primo tempo, e poi calcia orrendamente in curva il
secondo rigore che varrebbe il pareggio viola a venti minuti dalla fine.
Pareggio Llorente |
La prestazione consiste anche e
soprattutto nello sfruttare le occasioni che la sorte ti offre benevolmente. O
quantomeno perché te le sei procurate. Le occasioni avute contro la Juventus
dalla Fiorentina negli ultimi due anni difficilmente si ripresenteranno. I
match ball sprecati ormai sono tanti. E un giocatore come Joaquin Sanchez
Rodriguez, capace di mettere in crisi da solo una difesa come quella juventina
e di far fare la figura del pirla a Pirlo (ci si perdoni il gioco di parole)
chissà quando lo ritroveremo.
La prestazione consiste anche nel
mantenere i nervi saldi e non buttarsi tutti in avanti all’arma bianca. Cosa
che la Fiorentina fa regolarmente, si tratti di giocare contro il Cagliari o la
Juventus. E prendendole regolarmente di santa ragione. Caro Montella, non può
bastare dire “questa è la Fiorentina”. Queste cose lasciamole dire a Diego Della Valle, che la vede giocare una volta ogni tanto e quasi sempre – per sua
fortuna – quando le cose girano bene. Questa è, come si diceva, l’unica squadra
della serie A italiana che in tre anni non ha imparato nulla dai propri errori.
E che giochi a calcio, esteticamente parlando, come nessun altro è una ben
misera consolazione, a questo punto.
Rigore sbagliato |
La punizione magistrale di Josip
Ilicic che piega la mano a Buffon è la ciliegina su una torta condita
soprattutto di rimpianti. Un’altra partita buttata via, a prescindere dall’aver
giocato bene o male. Un’altra prestazione da paragonare a quel famoso bicchiere
di cui parlava giorni fa Eduardo Macia, salutando Firenze e i fiorentini. Un
bicchiere peraltro che circa venti giorni fa era davvero pieno e che adesso si
sta svuotando rapidamente. C’è rimasta soltanto l’Europa a tenere in piedi
questa Fiorentina. Speriamo bene, l’anno prossimo sarebbe dura il mercoledi e
il giovedi fare zapping tra i canali perché in TV non c’è niente di
interessante da vedere.
Nessun commento:
Posta un commento