A mente fredda, l’impresa del
Padule del Franchi contro la Samp appare ancora più tosta. Condizioni
climatiche al limite del proibitivo, di fronte uno degli avversari peggiori
possibili in circolazione in serie A. La Fiorentina impone il proprio gioco perfino
alle pozzanghere. Una prova di forza impressionante, vien da pensare che
Diamanti, Salah & compagni non si sarebbero fermati nemmeno durante
l’Alluvione.
Il vento ha smesso di soffiare
ostile in faccia alla Fiorentina, preferendo spirarle benevolo e costante alle
spalle. Perfino gli arbitri si son messi a dirigere come Dio comanda, senza
regalare nulla ma senza togliere più del dovuto. Si discute se Banti avrebbe
dovuto espellere Gonzalo, ma se questo fosse il metro quante partite di serie A
finirebbero con il numero legale di giocatori? E forse l’arbitro di Livorno ha
compensato il primo giallo dato troppo frettolosamente con il secondo sul quale
ha giustamente preferito sorvolare.
In altri tempi alle difficoltà
ambientali si sarebbero aggiunte anche le malversazioni arbitrali, più magari
qualche altro infortunio di quelli pesanti. Adesso la sorte si limita
benevolmente a lasciare in pace questa Fiorentina che onora il calcio
spettacolo e che ha dimostrato di poter arrivare dove vuole con le proprie forze,
senza regali da parte di nessuno.
Ma la crescita di questa squadra
non si spiega solo con la fortuna. E’ come se dopo Parma tutti i pezzi del
puzzle fossero andati a posto. Miracolosamente? Non diremmo. Abbiamo criticato
tante volte Montella per certe sue decisioni tecnico-tattiche che rivelavano
una maturazione ancora da completare. La fase acerba del tecnico di Pomigliano
d’Arco sembra ormai superata, al punto che mezza serie A è tornata a guardarlo
come oggetto del desiderio. Il gioco alla spagnola, con gli uomini giusti al
posto giusto, è tornato appetibile, e Vincenzo se la gode, centellinando come
suo solito i sorrisi perché la strada da qui a maggio è ancora lunga e irta di
insidie.
Con lui, grazie a lui, è
cresciuta tutta la squadra, nel complesso e nelle singole individualità.
Vediamoli uno per uno. Di Neto che dire? E’ diventato un signor portiere, e
quando come ieri rimane praticamente inoperoso (il che la dice lunga sul
divario di valori tecnici in campo, con buona pace di viperetta Ferrero) sembra quasi che abbia giocato male, per quanto
ci ha abituati ad almeno una prodezza a partita. Speriamo che rimanga inoperoso
anche martedi prossimo, la sua quotazione non ne risentirebbe. Quella della
Fiorentina sì, in positivo.
In difesa, abbiamo almeno due
pezzi buoni, di categoria superiore, e uno in procinto di diventarlo. Gonzalo
Rodriguez e Stevan Savic (prima dell’infortunio) sono in condizioni di forma
spaventose, la loro classe individuale sta emergendo prepotentemente sia in
reparto che in proiezione offensiva. Se entra il tiro da biliardo di Gonzalo nel
primo tempo, viene giù lo stadio. In compenso, Muriel, Eto’o e Eder si stanno
domandando ancora di che colore fosse il pallone. Stesso discorso per Savic,
che prima di farsi male giocava addirittura meglio di lui. Sulle loro orme,
José Maria Basanta, uno che ha giocato una finale mondiale senza sfigurare,
così per ridere, ma che adesso gioca addirittura meglio, a suo dire grazie al
solito Montella. Non abbiamo paura di affermare che per ritrovare giocatori di
questo livello in viola forse bisogna riandare indietro fino a Daniel Alberto
Passarella.
Che dire di Richards? Micah male, se ci si passa il gioco di
parole. Ieri una diga impenetrabile, capace di andare via sulle fasce manco
fosse il Vargas o il Cuadrado prima maniera. Stai a vedere che a fine stagione
Vincenzo Montella ha fatto plusvalenza anche con lui. Vargas è Vargas, a
proposito, giocatore che non devasta più le difese avversarie ma che puoi
spendere con profitto in tutte le zone del campo. Pasqual e Tomovic forse
impressionano meno, al presente, ma ci sono partite in cui la loro spinta sulle
fasce è determinante. E San Turnover estende la sua benedizione anche a loro.
In mezzo, l’Aquila sta tornando faticosamente a volare alle altezze di inizio
stagione. E se Viviano fosse stato ancora quello incerto visto – purtroppo – in
maglia viola, ieri avrebbe festeggiato anche un gran gol. Alberto si sacrifica
spesso da Pizarro, ma è un trequartista, ed è lì che fa la differenza. Di
Pizarro del resto ce n’è uno, che Dio ce lo conservi in salute perché sostituti
in giro non ce ne sono, hanno voglia a dire gli esperti di mercato. Chi ha
fatto la differenza sul bagnato è stato sicuramente Borja Valero Iglesias, a
parere di chi scrive vero uomo partita. Nella serata più improbabile, meno
adatta alle sue caratteristiche, lo spagnolo rinasce dalle proprie ceneri e
tira fuori una prestazione da Furia Rossa.
Lo abbiamo criticato tante volte, con la Samp è stato da standing ovation.
Badelj è Badelj, non fa niente
che resterà nella storia del calcio, ma provate a levarlo di squadra a questo
punto. Come levare la pietra angolare ad un muro maestro. Il croato non butta
via un pallone, consentendo ad altri di riproporre subito l’azione o facendolo
di persona. Di Mati Fernandez c’è poco da dire, le sue doti non si discutevano,
è la sua maturazione che fa impressione. Adesso Montella lo mette quando c’è da
gestire il risultato, onore ed onere che da che mondo è mondo tocca solo a
coloro che danno del tu al pallone,
ricevendo in cambio del lei.
Andiamo avanti. Da squadra
spuntata la Fiorentina si ritrova ad essere squadra dall’attacco micidiale. In
tribuna Pepito assiste puntualmente alle prestazioni dei suoi compagni,
chiedendosi forse a chi riuscirà a levare il posto quando rientrerà. Non
facile. Non certo a Mario Gomez, sulla via di tornare Supermario. Nell’acquitrino sampdoriano lotta e gioca anche lui al
pari degli altri e sfrutta bene l’unica occasione che gli tocca. E’ lui a
lanciare a rete Salah sul raddoppio, i due si intendono bene. Salah del resto
si intende con tutti, e se continua così più che chiamarlo il Messi delle Piramidi bisognerà chiamare
qualcun altro il Salah di Barcellona.
Intanto a Mourinho a questo punto più che un fischio alle orecchie deve arrivare
una sirena antiaerea.
Diamanti è rimasto quel ragazzino
che da piccolo voleva sempre lui il pallone, per segnare il gol decisivo e
vincere l’ennesima partitella di strada. A trentatre anni ha ancora il fiato,
la testa e la voglia di tentare gol come quello che ha messo in ginocchio la
Samp. La classe l’ha sempre avuta, quella non invecchia mai. Chiedere per
conferma a Joaquin Sanchez Rodriguez, altra Furia
Rossa che resterà nella galleria del calciomondiale, di sicuro in quella
viola. Era difficile far dimenticare Juan Guillermo Cuadrado, toglierlo da
questo elenco senza rimpianti. Lui ci sta riuscendo, speriamo solo che la saudade di Siviglia e il tempo
inclemente (quello anagrafico, perché quello atmosferico abbiamo visto che non
ci fa paura) ce lo conservino.
Teniamo in panchina gente come
Gilardino e Babacar, questo dice più che ogni altra cosa. Campioni vecchi e
nuovi che non trovano posto a meno che un collega non si faccia male o crolli a
terra esausto. Quanto a Bernardeschi, per ora diciamo che non bastano un ciuffo
sbarazzino e un paio di assist a fare un campione. Se capisce questo l’anno
prossimo in questo elenco c’è posto anche per lui. Altrimenti rischia di fare
la fine di Montolivo.
Abbiamo cominciato con Neto, e
con Neto concludiamo. La notte porta consiglio, caro Norberto Murara, e tu di
notti magiche qui a Firenze ne stai vivendo abbastanza. In questa Fiorentina
c’è posto e bisogno di un portiere come te. O vuoi fare come Emiliano Viviano,
costretto a veder scappare via gli ex compagni in fuga per la vittoria con i
lucciconi agli occhi? A martedi sera, e pensa bene a quello che fai.
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