“Questa è la
Fiorentina”, dice alla fine raggiante ai microfoni Diego Della Valle. E quelli
di lunedi scorso allora chi erano? A parte lo stesso colore di maglia, neanche
lontani parenti di questi che hanno appena demolito la Dinamo Kiev, al di là
del punteggio bugiardo. Per il ritorno dei quarti di finale di Europa League
Vincenzo Montella ha schierato la formazione tipo, stavolta si fa sul serio.
Quando la squadra gioca così, significa che il mister ha azzeccato tutto. E
dopo tre giorni, dalle stalle di nuovo alle stelle.
Firenze è in festa, perché dopo
sette anni torna a giocare una semifinale europea. Lasciamo stare i distinguo
tra titolari e riserve, è un discorso che porterebbe lontano. Facciamo
piuttosto quello dell’approccio alla partita e dell’atteggiamento in campo.
Anche quello è un discorso che porta lontano, soprattutto porta più avanti in
questa stagione che riserva ancora qualcosa per il colore viola. La Fiorentina
è tra le prime quattro squadre di quella che una volta si chiamava la Coppa
UEFA, e non è ancora finita qui. Basta che la testa e le gambe funzionino
sempre come hanno fatto stasera.
La Dinamo Kiev non è più quella
dei tempi di Lobanovskij, questo è certo. E’ sicuramente meno del Verona che
lunedi ha portato via tre punti dallo Stadio Franchi, almeno a giudicare da
quello che si vede in questa notte europea dove la Fiorentina tira verso la
porta di Shovkovskij qualcosa come venti volte, mentre gli ucraini tirano verso
la Curva Fiesole soltanto quattro volte e solo una nello specchio della porta
difesa – di nuovo egregiamente – da Norberto Neto.
Difficile stabilire i meriti di
questa Fiorentina e i demeriti dei suoi avversari. Molto meglio godersi questo
nuovo successo internazionale, che porta sul tre a zero lo score degli incontri
tra toscani ed ucraini, con Babacar, Gomez e Vargas che aggiungono i loro nomi
all’elenco dei giustizieri della Dinamo dopo quelli di Chiarugi, Maraschi e
Roberto Baggio, rinverdendo i successi ormai sbiaditi del 1969 e 1989. Un
successo che pone la Fiorentina in condizione di ritentare l’assalto a questa
Europa League che andò a male nel 2008 sul rigore calciato malamente da
Christian Vieri.
Titolari e riserve, discorso
complicato. Più facile dire che tra squadra in campo e panchina Montella si
porta dietro quindici persone che sono quanto di buono ha da schierare questa
Fiorentina. Fine dei turnover, degli esperimenti, ognuno al suo posto e
soprattutto la testa a posto. I ragazzi in viola si avventano su quelli in
maglia bianca fin dal primo minuto, e dopo dieci minuti tra gol annullati, gol
sbagliati e tiri parati da Shovkovskij potrebbero stare già almeno 3-0 ed aver
chiuso il discorso.
E’ una di quelle serate in cui
non sai se riscaldarti a vedere come gioca bene la squadra o raffreddarti al
pensiero che le occasioni fallite in così gran quantità va a finire che si
pagano. Senza andare tanto indietro, è successo tre giorni prima. Ma stasera
giocano i migliori, e giocano al meglio. Stasera Mario Gomez sembra agile e
funambolico come Giuseppe Rossi, Borja Valero sembra quello che vorremmo sempre
vedere, veloce, preciso e determinato nelle sue impostazioni di gioco. Da un
suo tiro nasce il gol in ribattuta che viene purtroppo annullato a Supermario
per fuorigioco dapprima passivo e poi improvvisamente attivo.
Ci vuole un tempo ed una sagra di
errori, traverse e parate, che ha come precedente forse soltanto
quell’allucinante Fiorentina – Pescara di tre anni fa, prima che il punteggio
possa essere sbloccato e adeguato, seppur in minima parte, a ciò che si è visto
sul campo. Nel frattempo, l’arbitro svedese Eriksson ha dovuto giudicare su un
episodio non facile in area di rigore dei viola: il folletto Lens, che già
all’andata aveva cercato di complicare la vita ai nostri eroi segnando un gol
fortunosissimo, vince un rimpallo ed affonda verso l’area piccola, ma sul bordo
di quella grande trova ad attenderlo Gonzalo Rodriguez che lo contrasta. Il
pallone schizza via e Lens schizza in terra.
Attimi di gelo calano sul
Franchi: Eriksson arriva di corsa ed estrae il cartellino giallo in faccia a
Lens, accusandolo di simulazione. Siccome è il secondo giallo, subito dopo esce
il rosso. La torcida viola tira un sospirone di sollievo e capisce che la
serata non si sta mettendo male. L’ 0-0 continua a qualificare la Fiorentina,
l’uomo in più a questo punto rende l’impresa proibitiva per gli ucraini. Il gol
che un minuto dopo segna Mario Gomez sul rovesciamento di fronte la rende quasi
impossibile.
Per inciso, le immagini
rallentate mostrano come Gonzalo e Lens si incocciano in un contrasto
abbastanza regolare con il pallone come obbiettivo di entrambi. Si può
discutere semmai sull’eccessività dell’espulsione, ma il volo d’angelo
dell’olandese della Dinamo induce l’arbitro a ravvisare la simulazione. Firenze
ringrazia, magari altri direttori di gara non sarebbero stati altrettanto bravi
a velocità naturale.
Firenze ringrazia anche Mario
Gomez, perché poco dopo – come detto – riesce ad addomesticare una rasoiata di
Joaquin (uomo spettacolo anche stasera, finché il fiato gli ha retto) e a
deviarla alle spalle dell’estremo difensore ucraino. Probabilmente non il più
bello dei suoi gol, ma sicuramente uno dei più difficili, perché si tratta di
coordinarsi malgrado l’impeto con cui il bomber tedesco si avventa sul pallone.
Al riposo, il vantaggio minimo
consola della mancata goleada. Nella ripresa si procede senza cambi, dal
momento che squadra che vince – e in questo modo – non si tocca. Il dominio
viola continua indisturbato. La difesa a quattro concede zero a Yarmolenko
& soci, che dimostrano peraltro di essere abbastanza grezzi sotto il
profilo della manovra. Il centrocampo crea a volontà, sotto la regia quanto mai
ispirata di Pizarro e con Mati e Borja che stasera hanno gli spazi giusti per
dare spettacolo. In avanti, Salah forse è appena un capellino meno esplosivo
rispetto a qualche uscita precedente, ma trova tempo e modo di esaltare la
platea con alcuni numeri dei suoi, di quelli che gli hanno fatto guadagnare il
soprannome di Messi delle Piramidi.
Se un appunto si può fare a una
squadra che gioca ad una porta sola è quello di eccedere come al solito in
preziosismi e nella ricerca dell’ultimo passaggio all’infinito, difetto che si
accentua mano a mano che il fiato cala e la velocità si attenua. L’altro
difetto è quello di arrivare ai minuti finali con la benzina in riserva. Una
Dinamo che ha passato a fatica la metà campo per ottanta minuti, in quelli
finali trova il modo di preoccupare l’avversaria che fino a quel momento l’ha
dominata. Difficile dire se il debito d’ossigeno riguardi più la testa o le
gambe dei viola, fatto sta che in almeno una circostanza tocca a Neto salvare
la patria, sventando dei supplementari che avrebbero avuto del clamoroso. Pochi
istanti dopo Gonzalo invece deve liberare di testa sul filo dell’autogol.
E’ il momento di un cambio che
porti un po’ di freschezza. Stasera mister Montella li indovina tutti. Dopo
Badelj per Borja Valero e Aquilani per il Pek, che esce sotto una standing
ovation, è il momento di Juan Manuel Vargas che rileva un Salah che ha corso
tantissimo anche stasera e sfiorato almeno due gol. Ma non era destino che
fosse lui l’eroe della serata, bensì il figliol prodigo che prende il suo
posto.
La Fiorentina risistemata in
campo per effetto dei cambi riprende a fare gioco senza più incertezze, alla
ricerca del gol sicurezza. Al quarto minuto di recupero il pallone capita sulla
fascia sinistra al peruviano, che improvvisamente si ricorda chi era, in quella
prima stagione con Prandelli in cui era diventato un’arma letale incontenibile
per gli avversari. La progressione di Vargas è imperiosa e lo porta a tu per tu
con Shovkovskij. Il tiro è un bolide spaventoso che non lascia scampo al
portiere ucraino. Dopo, è soltanto festa viola.
La Fiorentina è di nuovo in
semifinale di Europa League. Un risultato che impreziosisce questa stagione a
prescindere da come andrà a finire. Da adesso in poi c’è spazio per il sogno.
Se come dice Diego Della valle, questa è davvero la Fiorentina, sogniamo
volentieri.
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