Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame freddo
ed era lontano 50mila anni-luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce
azzurra e la gravità doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento
un'agonia di fatica. Ma dopo decine di migliaia d'anni, quest'angolo di guerra
non era cambiato. Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi
tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arriva al dunque, tocca
ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col
sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita
nominare finché non ce lo avevano mandato. E adesso era suolo sacro perché
c'era arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica altra razza intelligente
della galassia... crudeli schifosi, ripugnanti mostri. Il primo contatto era
avvenuto vicino al centro della galassia, dopo la lenta e difficile
colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata subito guerra;
quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una
soluzione pacifica. E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi
denti e con le unghie. Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame,
freddo e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva
male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era
vitale. Stava all'erta, il fucile pronto. Lontano 50mila anni-luce dalla
patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l'avrebbe mai
fatta a riportare a casa la pelle. E allora vide uno di loro strisciare verso
di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano,
agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più. Il verso, la
vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo,
s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo
schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante
e senza squame...
(1954)
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