« Cari compagni, vi
trasmetto, per l'esecuzione, l'ordine pervenuto dal Superiore Comando Generale.
Preparate 100-150 uomini, completamente armati ed equipaggiati, con viveri a
secco per 3-4 giorni, da porre alle dipendenze della divisione Garibaldi Natisone
operante agli ordini del Maresciallo Tito. Vi raccomando la precisa esecuzione
del presente ordine, che ha carattere di estrema importanza per il prossimo
avvenire. Non appena gli uomini saranno pronti, mi avvertirete immediatamente.
Provvedete ad eseguire rapidamente e cospirativamente. Gli uomini dovranno
sapere solo quando saranno in viaggio. Quando verrò da voi, e cioè fra qualche
giorno, spiegherò meglio ogni cosa. Ricordate che ne va del buon nome GAP e che
è cosa di massima importanza. L'armata Rossa gloriosa avanza e ormai i tempi
stringono. Fraternamente. Ultra
24.1.1945»
I partigiani della Brigata Osoppo alle Malghe di Porzus |
Ci sono voluti oltre 50 anni,
fino al film di Renzo Martinelli che nel 1997 rese finalmente giustizia alla
verità storica ed alle vittime delle Malghe di Porzus. Per tutta la durata
della Guerra fredda i diciassette partigiani della Brigata Osoppo assassinati a
sangue freddo il 7 febbraio 1945 da quelli che credevano essere compagni nella
lotta di liberazione del territorio nazionale dal Nazifascismo avevano seguito
la sorte dell’oblio toccata a tutte le vittime del Comunismo assassino
trionfante nel 1945.
Finché il crollo dell’Unione
Sovietica e dei suoi satelliti, compreso quello riottoso incarnato dalla Jugoslavia
di Tito, aveva consentito il venir meno della ragion di stato, per quanto
malintesa nel dopoguerra, e di quelle più abbiette dei singoli partiti. E
finalmente la verità vera era venuta fuori, per essere comunque sepolta di
nuovo da un mare di polemiche interessate.
Il Superiore Comando generale era
quello del IX Korpus dell’Eesercito di liberazione popolare jugoslavo sotto il
comando di Josip Broz detto Tito. A partire dal 7 novembre 1944, anniversario
della Rivoluzione d’Ottobre sovietica, i partigiani italiani del Nord Est appartenenti
ai cosiddetti Gruppi di Azione Patriottica meglio conosciuti come Brigate
Garibaldi si erano posti “volontariamente” sotto il comando dei compagni
sloveni e jugoslavi che prendevano ordini da Tito, ponendosi di fatto al di
fuori del controllo del Comitato di Liberazione Nazionale e del legittimo
governo ristabilito nel loro paese.
L’ordine che rinnegava la propria
patria ed il suo stesso Risorgimento veniva direttamente da Palmiro Togliatti,
che aveva acconsentito per ragioni di partito (il Partito Comunista d’Italia
affiliato alla Terza Internazionale di Stalin) alle rivendicazioni jugoslave:
non solo Trieste ma tutti i territori del Nord Est dove erano presenti
minoranze slovene dovevano essere lasciati in mano jugoslava. Ogni diversa
interpretazione del futuro delle terre italiane era una sottomissione alle
ragioni del capitalismo incarnate da Stati Uniti e Inghilterra – i “nemici del
domani” - e dovevano essere combattute allo stesso modo del Nazismo.
Il film di Renzo Martinelli con Lorenzo Flaherty e Gianni Cavina |
Ultra era Alfio Tambosso, segretario del partito Comunista di Udine.
A lui toccò impartire invece l’ordine operativo di esecuzione dei diciassette partigiani
della Brigata Osoppo, una formazione di ispirazione mista cattolico-socialista
operante nello stesso Nord Est che aveva già fatto sapere di rifiutare la
strategia comunista di acquiescenza alle mire jugoslave, al punto di intavolare
addirittura trattative con formazioni superstiti della Repubblica Sociale di Salò
come la Decima Mas del principe Junio Valerio Borghese allo scopo di
scongiurarla.
I cento – centocinquanta uomini
armati come per una azione di sabotaggio contro i tedeschi erano quelli che
conversero la mattina del 7 febbraio 1945 sulle Malghe di Topli Uork, una
località del comune friulano di Faedis che in seguito sarebbe diventata
tristemente famosa con il toponimo della vicina Porzus, una frazione del Comune
di Attimis sempre in provincia di Udine. Agirono secondo gli ordini, “rapidamente
e cospirativamente”. La maggior parte dei componenti del gruppo di fuoco
conobbe quegli ordini soltanto al momento di eseguirli. Nessuno peraltro esitò,
e per i diciassette partigiani non comunisti non ci fu scampo.
La storia del Nord Est durante i
giorni dell’occupazione jugoslava è ormai tristemente nota. Delle terre
italiane della Venezia Giulia si salvarono solo Trieste e metà Gorizia,
malgrado per Togliatti e i suoi accoliti esse fossero destinate ai “compagni”
jugoslavi in accoglimento delle loro “giuste rivendicazioni”, contro gli stessi
sentimenti nazionali della popolazione locale, comunisti – a quanto pare –
compresi. Come accadde per l’ancora più tragica vicenda delle Foibe, la verità
storica fu sepolta sotto la coltre spessissima della propaganda di parte e il “buon
nome dei Gap” si salvò dal fango che – almeno per quelle vicende – si era
ampiamente meritato.
I processi che ebbero luogo nel
dopoguerra si limitarono ad accompagnare i reati alla prescrizione e a lasciare
tutti a piede libero, traditori, assassini e mandanti. Finché il Comunismo non venne
meno come entità politica, permettendo almeno la commemorazione postuma di
tante vittime note ed ignote. Ma ancora alla fine degli anni 90 le repubbliche
dalla coscienza sporca di Slovenia e Croazia, nate dalla dissoluzione della
Jugoslavia non più tenuta insieme dalle maniere forti di Tito, accusavano
studiosi e politici italiani interessati alla verità su Porzus e altre vicende
analoghe di strumentalizzare storie ormai lontane e controverse a fini di
revanscismo.
Gli stessi post-comunisti
italiani, confluiti nel PDS prima e nel PD poi, non hanno mai dedicato grande
enfasi all’accertamento delle responsabilità omicide di quei loro progenitori
che avevano rivolto le armi contro i propri connazionali anziché contro le SS. Anche
se infine è toccato al presidente della repubblica ex comunista mai del tutto
pentito Giorgio Napolitano andare a scoprire la targa dedicata alle vittime
dell’eccidio dal Comune di Faedis il 29 maggio 2012, lo stesso anno in cui il
film di Martinelli riuscì a passare finalmente sulle reti RAI che ne avevano la
proprietà.
Il tardivo auspicio di Napolitano
a che siano «sanate le più dolorose ferite del passato» pare peraltro destinato
a restare inascoltato almeno per il tempo in cui i reduci di quella Guerra
Civile ormai lontana ma ancora così vicina per i suoi strascichi sentimentali e
le sue conseguenze politiche saranno in vita. L’Associazione Nazionale Partigiani
continua ad accusare l’Associazione Partigiani della Osoppo di non voler
riconoscere le proprie trattative con i fascisti negli ultimi giorni di Salò. L’A.P.O.
per parte sua accusa l’A.N.P.I. di non volersi assumere una buona volta le responsabilità degli
assassini del comandante Francesco De Gregori detto “Bolla” (zio dell’omonimo
cantautore) e dei suoi diciassette uomini tra cui Guido Pasolini detto “Ermes”,
fratello minore di Pierpaolo, ed Elda Turchetti detta "Livia", originariamente
accusata dai gappisti di essere una spia dei fascisti e infine sepolta insieme
agli uomini che l’avevano dapprima scagionata e poi affiliata. Tutti trucidati
lassù alle Malghe di Porzus nei giorni in cui finiva la Seconda Guerra Mondiale
e cominciava la Terza.
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