Perché nulla cambi, tutto deve
cambiare. E’ il celebre aforisma che Giuseppe Tomasi di Lampedusa mette in
bocca al principe di Salina, protagonista del suo Gattopardo. Diventato il
paradigma per eccellenza di molte, se non tutte, cose italiane.
Qui siamo a Firenze, si parla di
calcio e a quanto pare Diego & Andrea della Valle proprietari della A.C.F.
Fiorentina hanno deciso di fare proprio il celebre inciso dello scrittore
siciliano. Perché come hanno già sperimentato direttamente in passato, è quello
che più si confà ai loro interessi.
Era il 2004/05 quando gli ancor
giovani – per anzianità di servizio – imprenditori della scarpa prestati al
calcio dettero il benservito a Gino Salica e Giovanni Galli, rispettivamente
amministratore delegato e direttore sportivo della Florentia Viola ridiventata poi
Fiorentina, ritenendoli non adatti al grande palcoscenico appena riconquistato,
la Serie A.
Era il 2012 allorché Pantaleo
Corvino, succeduto a Fabrizio Lucchesi che a sua volta era successo a Giovanni
Galli, fu scelto come capro espiatorio della notte della vergogna, il 5-0
incassato in casa dalla madre di tutti gli avversari, la Juventus. Corvino
sembrava essere scaduto dal suo ruolo di mago che ad ogni uscita di mercato
portava un campione a Firenze, anche se allora nessuno si fermò a riflettere al
fatto che da almeno tre anni (2009 Anno dell’Autofinanziamento) i “lilleri” con
cui “lallerare” erano stati considerevolmente ridotti.
Arrivò Daniele Pradè, l’uomo che
dovrebbe pagare adesso il controverso mercato invernale che anziché rafforzare
una squadra partita per le vacanze di Natale ad un punto dalla testa della
classifica pare averla ulteriormente indebolita. E ancora nessuno pare
riflettere al fatto che quello che sembrava – a torto o a ragione, non lo
sapremo mai – “l’investimento in prospettiva”, l’acquisto di Emanuel Mammana
giovane promessa del River Plate, si è arenato sul niet di patron Diego in
persona più che sulla sprovvedutezza dei suoi uomini mercato.
Ma tant’è, nelle monarchie
costituzionali moderne non è mai il Re a pagare i suoi errori, bensì il suo
primo ministro di turno. Al C.d.A. del 18 febbraio prossimo venturo pare
proprio che Pradè ed il suo staff, compreso il mitico Angeloni “Da Peretola
alla Plata e ritorno” (a mani vuote), saranno il Capro Espiatorio release 3.0
della gestione Della Valle.
Sono tempi difficili, con la
squadra che arranca e le cronache giudiziarie che incombono più di quelle
sportive. Dopo aver incassato una sonora sconfitta nel contenzioso con l’A.S.
Roma a proposito del bonus per la cessione di Adem Llajic (secondo i viola da
ripetersi ad ogni esercizio finanziario, secondo i giallorossi una tantum), a
Viale Manfredo Fanti aspettano con trepidazione la sentenza per il caso Salah. Anche
in questo caso una situazione contrattuale non tra le più limpide autorizza
tante interpretazioni da far felici intere schiere di avvocati, come quelli
messi in campo da Fiorentina da una parte e Chelsea dall’altra.
La sentenza doveva arrivare intorno
al giorno 25, dopo altri rinvii. E’ slittata ancora, segno che il Chelsea di Abramovich
è comunque un cliente difficile con cui avere a che fare per il Board dell’UEFA,
e che nello stesso tempo le ragioni accampate dalla Fiorentina per pretendere
dal club inglese un lauto indennizzo non devono essere a prova di bomba. Tra il
contratto depositato in Lega dai viola e la scrittura privata messa in mano a
Salah per il diritto di veto c’è una sterminata prateria di opzioni legali. Roba
da mettere in crisi sistemi giudiziarii anche meno di caucciù rispetto a quello
italiano.
In attesa della Giustizia
federale e di capire se il gioco è valso la candela, la Fiorentina cerca una
sua giustizia interna che tenga conto tra l’altro anche del fatto che c’è un
campionato in corso e a gestire le cose malamente si rischia di ripetere
pessime esperienze passate, con corse di testa diventate improvvisamente lotte
in coda per aver buttato all’aria un ambiente ed uno spogliatoio che comunque funzionavano.
Ecco dunque che le scuse di Sousa
alla famiglia dei proprietari – che sembravano imprescindibili anche soltanto
per passare dalla nottata al giorno successivo – vengono dichiarate
procrastinabili. Rinviate ad altro momento più propizio, magari quello in cui,
a giugno prossimo, verrà deciso di comune accordo o disaccordo se prolungare o
meno il contratto del mister.
Nel frattempo arriva l’Inter. Può
essere l’ennesimo Lazzaro da resuscitare oppure l’avversario ideale per veder
alzarsi e camminare – meglio correre – di nuovo la Fiorentina. E per capire di
più, dei cinque neoacquisti di che trattasi il prossimo 18 in CdA, quale sia
rubricabile alla voce oggetto misterioso, quale a quella campione recuperato o
fatto esplodere, quale a quella di giocatore che comunque ha dato una mano a
non far naufragare una squadra che era andata ben oltre i suoi limiti e
comunque voleva rimanerci.
C’è da arrivare a maggio, remando
tutti dalla stessa parte o almeno non rompendo le scatole a chi rema davvero. Poi,
finalmente, sarà tempo di scuse. E di resa dei conti.
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