Dice Marc
Wilmots, allenatore del Belgio, prima della sfida
contro l’Italia: «Sappiamo bene cosa ci aspetta».
Beato lui, vien da pensare. Noi no.
Diciamo la
verità. Fino a ieri sera l’Italia di Antonio Conte era un
oggetto misterioso. Un laboratorio permanente in cui il tecnico leccese cercava
di distillare le essenze preziose superstiti alla crisi epocale del calcio
italiano. Fino a ieri sera.
Dall’altra
parte, un Belgio mai come adesso favorito per la vittoria finale. Pieno zeppo
di campioni che nelle rispettive squadre di club fanno la differenza. Fermato
agli ultimi mondiali solo dalla grandissima vena di Gonzalo Higuain,
più che da una reale supremazia dell’Argentina, che anzi
l’aveva sofferto molto.
Ma se è vero che
la concomitanza di tanti campioni non fa automaticamente una squadra campione,
ed è il caso del Belgio, un gruppo di ragazzi quasi tutti senza nome e dalle
quotazioni largamente inferiori a quelle degli avversari, se messo nelle
opportune mani di un grande motivatore prima ancora che allenatore, può
diventarlo eccome. Ed è il caso dell’Italia di Antonio Conte, forse la sorpresa
più piacevole – non soltanto per i tifosi azzurri – di questo europeo
cominciato nel segno delle violenze urbane e del gioco mediocre sul campo.
Hanno un bel
fischiare i sussiegosi spettatori francesi di Lione, a
sottolineare negativamente i palleggi e la tattica degli azzurri. L’Italia
gioca meglio della Francia, almeno di quella vista con la Romania,
vince più largamente, con più merito e sicuramente meno aiuti.
Il gran gol dell'1-0 di Giaccherini |
A ventiquattro
ore di distanza, i ragazzi di Conte ripetono la prova offerta dai campioni
della Germania contro l’Ucraina, giocando di
contropiede a difesa del vantaggio di misura ottenuto nel primo tempo, ed
arrotondandolo allo scadere del tempo dopo qualche sofferenza (non troppa) a
coronamento di una delle tante ripartenze che trovano un Belgio fatalmente
scoperto. Come plusvalore, ci sia consentito sottolinearlo una volta di più, i
tifosi italiani si comportano molto meglio (come tradizione vuole, del resto)
di quelli tedeschi e di molti altri. A Lione non si contano i danni e i feriti,
ma si parla solo di calcio. Di una favorita che adesso non lo è più. Di una outsider
che potrebbe diventarlo.
Conte si affida
in difesa al blocco della Juventus. Inutile dire che fa bene,
e se non lo sa lui…. Chiellini, Bonucci e Barzagli
sono impeccabili, contro le stelle in maglia rossa. Il Belgio, come capacità
offensiva, è tutto in un tiraccio da fuori di Naingollan
parato da Buffon, un contropiede calciato fuori di poco da Lukaku
(per il resto inesistente) e in una capocciata di Origi che
vola sopra la traversa, con Buffon comunque ben piazzato.
L’Italia, che
parte bene e poi per tutta la fase centrale del primo tempo sembra contrarsi,
preoccupata delle folate avversarie ed incapace di ripartire senza foga, prende
a poco a poco coraggio. Pellé pareggia il conto delle
occasioni con Naingollan, e da quel momento gli azzurri passano in attivo nel
tabellino della gara.
L'urlo di Giaccherini e Bonucci |
E’ il ’32 quando
Leonardo Bonucci pesca con un lancio lungo Emanuele Giaccherini
al limite dell’area. Il difensore bianconero stasera è superbo, esce a testa
alta dalle situazioni più ingarbugliate nelle proprie retrovie manco fosse Franz
Beckenbauer. E non avendo più Pirlo davanti su cui
scaricare, si mette lui a fare il Pirlo dispensando palloni senza buttarne via
uno.
Ma è soprattutto
il centrocampista del Bologna, che riceve il suo splendido
lancio, a illuminare una serata in cui alla fine risulterà aver fatto la
miglior partita della sua carriera. Onnipresente e ispirato, Giaccherini nella
circostanza realizza un gesto tecnico a metà strada tra Cassano
e Roberto Baggio. Aggancio perfetto e tiro a girare sul
portiere Courtois che accenna l’uscita.
Gran gol, e da
quel momento grande prova non solo di Giaccherini ma di tutti gli azzurri.
Peccato che sulle fasce Darmian e Candreva
non siano al massimo della condizione. Il ragazzo ex Torino viene sostituito da
Conte con De Sciglio all’ennesimo errore sull’ala sinistra.
Candreva invece sembra quello dell’ultimo campionato con la Lazio,
inefficace, incerto, incomprensibile. Ma indovina l’ultimo passaggio
sull’ultima azione, al ’92, e tanto basta, a lui e all’Italia.
Il gran gol di Pellé |
Su quella palla
si avventa Graziano Pellé e con un tiro al volo che fa impallidire quello di Schweinsteiger
chiude i discorsi, nonché la sofferenza dei minuti finali per una squadra –
quella azzurra – che comincia ad essere in debito di ossigeno e oberata di
cartellini gialli. Ha qualcosa da farsi perdonare il buon Pellé, che potrebbe
chiudere la partita assai prima. Due minuti dopo il vantaggio manca il
raddoppio angolando troppo un colpo di testa a porta semivuota. Nella ripresa,
stessa azione e stavolta parata di Courtois. L’attaccante del Southampton
comunque si batte bene per 90 minuti e crea spazi, e quando al suo fianco si
ritrova un sontuoso Ciro Immobile (altra sorpresa gradita
della serata, entrato a rilevare un inconcludente Eder) per la
difesa del Belgio non c’è più misericordia.
Il Belgio prova
a mescolare le sue carte, e lo fa malamente. Wilmots incomprensibilmente toglie
Naigollan per Maertens, più tecnica forse ma assai minor peso
specifico in campo. Poi Lukaku per Origi, forse più adatto ad un remake dell’Ultimo
dei Mohicani che al calcio a questi livelli. Poi c’è Fellaini.
Che è Fellaini, e si commenta da solo. Il giocatore più sopravvalutato della
storia del Belgio, dicono, e stasera si capisce perché. I soli Hazard
e, in parte, Maertens cercano di tenere vive le speranze fiamminghe e vallone.
Contro la difesa italiana è francamente troppo poco.
L’Italia si
ritrova al fischio finale prima nel girone, dopo il pareggio del pomeriggio tra
Irlanda e Svezia. Un esordio da sogno, dopo
due anni trascorsi a paventare l’ennesima Caporetto. A questo punto, come
sempre, la cosa più difficile per il commissario tecnico della Nazionale
sarà gestire i facili entusiasmi che prenderanno prontamente il posto dei
proclami di sventura e apocalisse.
La gioia di Pellé. Italia-Belgio 2-0 |
La realtà è che
questo allenatore è uno dei migliori motivatori che si siano mai seduti sulla
panchina azzurra. Talmente motivato lui stesso prima di tutti da farsi male
nell’esultanza del primo gol dei suoi ragazzi, e da proseguire il match con un
tampone al naso che non gli impedisce tuttavia il presidio dell’area tecnica
italiana con la consueta presenza carismatica.
Conte non
sbaglia nulla, e dimostra di aver fatto le scelte giuste anche in sede di
selezione dei 22. I panchinari mostrano spirito di gruppo, e consapevolezza che
anche il loro turno verrà, con questo mister che non guarda in faccia a nessuno
ma che non volta la faccia a nessuno. Chi va in campo sa però di dover sputare
sangue, perché una cosa è certa: il suo allenatore è più temibile di qualunque
avversario.
Antonio Conte dopo l'infortunio |
Altro punto di
forza di questa Italia europea è la difesa. Non crediamo di esagerare dicendo
che ce la invidiano in tanti, compresi squadroni veri o presunti di gran nome.
Dall’intramontabile Buffon al gladiatore Chiellini al superbo Bonucci a quel
Barzagli che ti accorgi che ha giocato bene quando non lo vedi e non lo senti
nominare (ma lui c’è, e dalla sua parte non si passa), i veterani di trincea
possono far la fortuna di Conte e dei colori azzurri. Se più avanti si recupera
la condizione di un Candreva e di un Darmian e San Daniele De Rossi
resta con noi, se i cartellini rimediati ieri sera per falli tattici (l’arbitro
inglese Mark Clattenburg non ha praticamente fischiato altro)
non risulteranno penalizzanti, possiamo affermare che questa Italia, in un
campionato dai livelli tecnici peraltro non esaltanti, potrà fare la sua
strada.
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