La cerimonia di apertura di Euro2016 la fanno gli hooligans inglesi
a Marsiglia. Era tanto tempo che non si vedevano all’opera, non è un caso che
si riaffaccino alla ribalta in terra di Francia. In questo crocevia vero o
presunto dello scontro di inciviltà che sta avendo luogo nel mondo occidentale.
E’ un bene che la signora Margaret Hilda Roberts coniugata Thatcher non
sia più tra noi, a deprimersi alla vista del cattivissimo uso che la classe
politica non soltanto del suo paese ha fatto della principale delle sue eredità
politiche, dei suoi contributi alla gestione della civile convivenza nella
nostra martoriata società.
Dopo il disastro e la carneficina dell’Heysel, la Lady
di Ferro chiese e ottenne l’isolazionismo sportivo britannico per
cinque anni. Un periodo che mise a frutto per far passare la voglia a quella
feccia della società del suo paese che si mescolava al tifo sportivo infangando
la sua immagine e mettendo a ferro e fuoco le sue città e quelle del continente
dove si trasferiva occasionalmente.
Ancora oggi, chi si sogna in Inghilterra di buttare una cartaccia allo
stadio fuori degli appositi cestini, rischia un trattamento da parte delle
locali forze dell’ordine tale da fargliene passare per sempre la voglia. Ai
novelli hooligans resta solo la possibilità di esprimersi in
trasferta. Sul continente, dove governi e società che non hanno avuto la
fortuna di beneficiare di niente di analogo alla sig.ra Thatcher sono assai più
compiacenti.
Del resto, in Francia sono abituati a dare libertà di espressione a
qualsiasi spostato con velleità di perseguitato politico. Dai tempi in cui
ospitavano le nostre Brigate Rosse in esilio, a quelli in cui
davano ricetto ai Khomeini di tutto il mondo, a quelli attuali
in cui hanno permesso alla sedicente Isis di vivere e
prosperare come da poche altre parti al di fuori del mondo islamico, i cugini
francesi hanno molto da rimproverarsi in materia.
E molto di cui preoccuparsi. Chissà se, al punto in cui sono arrivate
le cose, il campionato europeo di calcio più blindato della storia riuscirà ad
arrivare in fondo senza danni e senza drammi.
Nel frattempo, un primo danno lo fa sicuramente – a livello di
immagine – la cerimonia d’apertura ufficiale allo Stade Saint Denis.
Il famoso, o forse sarebbe meglio dire famigerato, DJ locale David
Guetta, in collaborazione con la cantautrice svedese Zara Larsson danno
vita ad una performance talmente scadente, con la inascoltabile This
one’s for you (e i francesi che si fanno cantare in faccia in inglese, o
tempora o mores!), da far rimpiangere la Jennifer Lopez di
San Paolo all’inaugurazione del mondiale brasiliano.
David Guetta e Zara Larsson |
Al peggio non c’è mai fine, dice un noto proverbio, e allora subito in
campo Francia e Romania per il match
inaugurale. Se i padroni di casa sono i favoriti, nel prossimo mese celebreremo
le esequie del gioco del calcio, almeno così come l’abbiamo conosciuto. I
transalpini sono una squadra di onesti pedatori in velocità. Spacciarli per
un’equipe in grado di rinverdire i fasti dell’84 o del 98, così come paragonare
il pur forte Paul Pogba a Michel Platini (il
giocatore, non il manager) o Zinedine Zidane, rende un pessimo
servizio soprattutto a loro stessi.
La Romania è una formazione quadrata, ancorché dal livello tecnico
abbastanza approssimativo. Ma quanto basta per chiarire le idee su certi
pronostici. Il gol che sbaglia al primo minuto metterebbe la partita subito sui
binari della scoperta del bluff francese. Le roi c’est nu, il re è
nudo. I galletti corrono, qualcuno di loro ha anche idea di
come addomesticare il pallone. Ma se hanno qualche chance di arrivare al 10
luglio, è giusto perché giocano in casa. E perché arbitri come questo Kassai non
potranno non tenerne conto.
Dimitri Payet match winner |
Senza la gomitata di Giroud a Tatarusanu e
la prodezza estemporanea di Payet al ’90, la Francia avrebbe
cominciato il suo Europeo piangendo. Ci sarà tempo per farlo più avanti,
semmai. Basteranno allo scopo una Spagna o una Germania all’altezza
delle loro più recenti versioni.
Certo, Griezmann e Payet sono tanta
roba, come attaccanti. Ce li avesse Conte staremmo qui a fare
ben altri discorsi. Forse Conte stesso avrebbe atteso di firmare per il Chelsea,
in luogo di prevedere una poco gloriosa conclusione della sua esperienza sulla
panchina azzurra.
Quando l’Italia parte senza pronostico, storicamente arriva bene. Per
ora, consoliamoci così.
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