La stretta di mano finale offerta da Valentino Rossi e
accettata con un sorriso compiaciuto e sorpreso da Marc Marquez vale
da sola il prezzo del biglietto di questo Gran Premio di Catalogna,
e riscalda il cuore di chi se lo è visto stringere nella morsa del gelo della
morte.
La morte è quella di Luis Jaime Salom, arrivata durante le
prove libere di venerdi e mal gestita per tutto il sabato. Sbaglia
l’organizzazione a non sospendere la corsa. Lo spettacolo non può andare avanti
sempre e comunque, non a qualunque costo. La morte di un ragazzo di 24 anni non
può essere liquidata con una maglietta, per quanto suggestiva, né con la
tardiva rimodulazione del tracciato del Montmelò alle curve 9
e 12 (quella appunto della morte), o con i minuti di raccoglimento prima della
partenza delle gare odierne.
Sbagliano anche i piloti a darci dentro con le lamentele e le
recriminazioni. Il solo Espargaro indovina le parole giuste: «Abbiamo
solo la safety commission per proteggere noi e le categorie inferiori. Chi ha
qualcosa da dire venga alle riunioni (come quella di ieri dove il
tracciato è stato ridisegnato, n.d.r.). Altrimenti è meglio che stia
zitto».
La frecciata è soprattutto verso il duo Yamaha. Jorge
Lorenzo e Valentino Rossi accusano infatti la concorrenza di aver
sfruttato l’occasione per addolcire curve che avrebbero esaltato la potenza
della loro moto, a vantaggio soprattutto di Honda. Forse era
l’occasione per stare zitti. Forse, soprattutto nel caso di Valentino, era
giusto assecondare fin da subito quella notte che ha portato consiglio. «Stanotte
ho pensato che dobbiamo essere tranquilli e concentrati, facciamo una cosa
bellissima ma anche pericolosa, era giusto farlo», dirà il Dottore a
fine corsa per spiegare il suo andare a cercare il nemico Marquez per compiere
con lui il gesto più bello tra quanti se ne sono visti qui a Barcellona, dentro
e fuori la pista.
Si corre, dunque. E per fortuna con la regia di un Dio benevolo che
farà scorrere tutti i momenti di questa gara, tutti i fotogrammi di questo
spettacolo che deve andare avanti senza ulteriori scene drammatiche. Regalando
anzi una giornata da ricordare, a prescindere dal doveroso cordoglio per chi
non c’è più e per chi resta a piangerlo.
La prima fila sulla starting grid è Honda, con
Lorenzo in mezzo a tentare una fuga a sorpresa. Il campione in carica è
accreditato di aver scelto un assetto non aggressivo, in fondo gli basta
gestire questa corsa, sono altri quelli che devono attaccare. Per esempio, quel
Valentino Rossi che gli parte dietro, in quinta posizione. Dicono i box Yamaha
che il Dottore ha scelto un assetto di gara estremo. Rivuole i punti persi al Mugello.
Per entrambi, l’incognita è rappresentata una volta di più dalle gomme, che
dovrebbero mandare i rispettivi buoni propositi in crisi già verso metà gara.
Marquez e Pedrosa qui sono a casa, e il pronostico
attribuisce loro la moto migliore. Ma è Jorge Lorenzo a partire in testa,
scattando a fionda come già altre volte. Il numero 99 ci prova ad andare via,
ma bastano un paio di giri a chiarire che il suo tentativo è più apparente che
reale. Marquez gli resta dietro senza sforzo.
Dietro è bagarre. Pedrosa non tiene il passo dei primi due. In
compenso lo tiene Valentino, che malgrado la solita partenza non brillante (al
primo giro è ottavo) passa senza sforzo lui e Vinales insieme. E ‘ pieno di
tifosi italiani Barcellona, e cominciano a scaldarsi le mani. Il Dottore sembra
in una giornata delle sue, se la moto stavolta gli regge e lo asseconda.
Ci prova Maverick Vinales a rendergli la vita
difficile, attaccandolo più volte nel tentativo di prendersi il podio. Ma
Valentino oggi non sbaglia nulla, chiude tutte le porte ed alla fine,
approfittando anche di un lungo del più giovane avversario che guida al limite
delle proprie possibilità, se ne va. Marquez è poco più avanti. Nessuno scappa
via oggi, c’è spazio per riprendersi la gloria che nelle ultime gare gli ha
voltato le spalle beffarda.
Quando passa Marquez, Valentino sembra farla facile. In realtà è un
colpo di bisturi il suo. Precisione chirurgica, resa possibile peraltro dal
comportamento di un avversario che si rivela una delle sorprese piacevoli di
questa gara cominciata in modo così spiacevole. Il giovane Marc sembra aver
messo giudizio in pochi mesi. Il suo è l’atteggiamento di chi lotta consapevole
delle sue enormi possibilità, ma senza più alzate d’ingegno, senza più
sportellate. Anche Marc ha da gestire una classifica mondiale, e forse la morte
ha portato consiglio anche a lui. Non si sverniciano la moto
stavolta Vale e Marc. E il Dottore può andare alla caccia di Lorenzo senza
problemi.
Il leader della corsa e del mondiale sta calando di prestazione, siano
le gomme o l’assetto complessivo. Lorenzo perde colpi e secondi. Valentino lo
passa con qualche brivido, ma in modo pulito. Per lui comincia una corsa di
testa che si protrarrà fin quasi alla fine. Per il campione del mondo comincia
una discesa all’indietro interrotta solo da Andrea Iannone.
Qualcuno dovrebbe spiegare al talento della Ducati che
scopo di questo gioco è sì arrivare in fondo primi, ma anche vivi. Al terzo
incidente stagionale, al secondo dettato da troppa sconsiderata irruenza, a
farne le spese è un Jorge Lorenzo che stasera può ringraziare di averci rimesso
soltanto dei punti preziosi in ottica mondiale. La sua caduta, con la Ducati
che entra nel fianco della sua Yamaha, è bruttissima. Jorge cade in piedi sulla
colonna vertebrale. Si rialza subito, non c’è neanche tempo di ringraziare
Iddio. Per le scuse di Iannone, fa capire, ci sarà tempo più avanti.
E’ una questione fra i soliti due. Nella scorsa stagione ci sarebbe
stato da aver paura. Valentino allunga, Marc lo riprende senza sforzo, si
prepara un finale a coltello che non promette nulla di buono, visti i
precedenti. Ma stanotte son stati visitati da Luis Salom in sogno tutti e due.
Ciò che succede negli ultimi giri è corretto, spettacolare, giustamente
terribile come può e deve essere una lotta serrata tra due top driver di MotoGp come
questi. Ma il fiato sospeso può liberarsi appena dopo l’arrivo, senza ulteriori
magoni.
Al terzultimo giro, dopo un tentativo rintuzzato, Marquez passa Rossi.
Ecco, adesso se ne va, vien da pensare. Valentino ha fatto il possibile. E
invece no. Valentino fa anche l’impossibile, complice una Honda che non ha più
stabilità. IL canto di Marquez è stato quello del cigno. Vale lo ripassa un
giro dopo e da quel momento è fuga per la vittoria, con i secondi che aumentano
con il progredire dei metri.
Non c’è arrivo al fotofinish come al Mugello stavolta. C’è un uomo
solo al comando. Valentino come Nibali, si riprende ciò che era
suo. El mas grande. Ha guidato all’estremo sapendo che oltretutto
era l’unico modo per tenere la sua Yamaha e le sue gomme in prestazione
ottimale. Non ha sbagliato nulla. Montmelò gli tributa una standing
ovation, e non solo da parte dei numerosi tifosi italiani presenti.
Anche gli spagnoli applaudono, sportivamente. Ed è un peccato che a
parti invertite noi in Italia ci dobbiamo sempre vergognare dei fischi che
elargiamo quando sono loro a vincere in casa nostra. Ma tant’è, il Dottore sta
provando ad educare i suoi stessi tifosi con la stessa caparbia intensità con
cui sta allungando la sua carriera (21 anni) e sta inseguendo il record di Giacomo
Agostini, 123 vittorie contro 114. La leggenda insegue ormai la leggenda.
In classifica, primo Marquez con 125 punti, secondo Lorenzo con 115,
terzo Rossi con 102. E’ un gran mondiale. Una corsa a tre fra tre grandi
campioni, senza più ruggini e vendette da consumare. Se è servita a qualcosa la
morte di un povero ragazzo, è servita a questo.
Ci godiamo un grandissimo sport. Del quale, il futuro è sicuramente in
mano alla Spagna. Ma il presente ce l’abbiamo noi, da vent’anni. Ha il numero
46.
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