Il giorno dopo, ci si sveglia e si scopre che è successo quello che
era più probabile che succedesse: niente. L’Inghilterra non si è inabissata
nell’Oceano come Atlantide. I tedeschi e i loro alleati non sono riusciti a
invaderla (se non ci sono riusciti nel 1940……). Il continente curopeo non è
stato spazzato via da tsunami, bore e maelstrom, e non è stato riportato all’Era
Glaciale. Gli italiani oltremanica non sono stati chiusi in campo di
concentramento. A Dover, nessuno si è sentito chiedere il passaporto. L’Erasmus
prosegue as usual, le Borse hanno già ripreso quello che avevano perso ieri, o
per meglio dire gli speculatori hanno già incassato le plusvalenze e i loro
analisti a pagamento hanno smesso pertanto di rompere i coglioni.
Su Bruxelles, Strasburgo, Berlino, Rignano sull’Arno si è levata un’alba
livida. Ma comunque un’alba. Corrono stipendi e dividendi come sempre, come
ieri l’altro, come ieri. Corre magari ancora l’isteria collettiva, ma siccome
ormai le sue valvole di sfogo sono Facebook e Twitter, gli unici danni che
produce sono al quoziente di intelligenza di chi scrive e di chi legge.
E allora? Non doveva succedere qualcosa come nei film 2012 o The Day
After Tomorrow, o Il Pianeta delle Scimmie? Tutto qui? Schauble, Schulz, Junker
e Tusk bestemmiano qualcosa in alamanno e in goto, come diceva Guccini. Oscure
maledizioni sulla Perfida Albione. A proposito, il Mein Kampf non andava
ripubblicato, le dichiarazioni di questi figuri invece sì? Almeno Hitler quando
parlava non faceva ridere. Per niente.
Dal più fedele alleato dell’alleato germanico (almeno fino alla prossima
Cassibile), l’Italia, arrivano squittii – pardon, tweett – vari. Per primo -
noblesse oblige, per quanto comunista – Lord Voldemort, pardon, l’ex Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano. L’uomo dei carri armati a Budapest. L’uomo a cui l’Europa
chiese di detronizzare il governo legittimamente eletto di Silvio Berlusconi, e che ovviamente l'ottenne. L’uomo
che essendo ancora a piede libero (anzi, a stipendio della Repubblica) dichiara
senza mezzi termini: errore gravissimo far pronunciare il popolo su siffatte
questioni.
Ecco, se qualcuno aveva dubbi sull’evoluzione della materia grigia di
Voldemort, pardon, Napolitano dal 1956 ad oggi, è servito. Ma soprattutto è
servita quella parte della nostra cittadinanza la cui materia grigia gravita
ancora nell’area di pensiero che una volta mandava carri armati a discutere, o
comunque se ne beava. Il popolo serve alle parate del 2 giugno, alle partite di
calcio, agli Angelus del Papa e dovunque la rappresentanza giustifichi stipendi
e prebende. Poi, qualsiasi questione è troppo delicata per poterla lasciar
decidere a lui.
Chissà perché non è delicata per gli inglesi. O per i francesi. Per
gli italiani sì. Sarà che il primo collo regale gli inglesi lo segarono nel
1649, e i francesi nel 1789? Sarà che noi al massimo per far dimettere Leone
dovemmo arrivare sull’orlo di una guerra civile, e per far dimettere Vittorio
Emanuele III detto Sciaboletta dovemmo farla davvero, ammazzandoci tra noi, la
guerra civile?
Domande senza risposta. Gli italiani ormai tra l’altro vivono su Facebook
e Tweetter. Al massimo possono uscire di casa per andare a votare qualche
sindaco a Cinque Stelle, quando proprio i coglioni sono talmente gonfi da non
poter essere più contenuti nella cubatura ammessa dai piani regolatori per le
singole abitazioni. Poi, figuriamoci, la stagione balneare incombe. Allora, per
fortuna, qui c’è l’articolo 75 della Costituzione che ci salva. Quello che stabilisce che non c’è possibilità,
per non parlare della voglia, di fare un cazzo.
I francesi ne hanno cambiate cinque di costituzioni, e senza costituenti.
Gli inglesi non ne hanno mai scritta una. Gli americani una sola, ma provatevi
a venir meno al più insignificante degli Emendamenti.
Dicono gli europeisti (con il culo degli altri): é un voto – quello degli inglesi – dei vecchi che
compromettono il futuro dei giovani. La famosa generazione Erasmus. Quella che –poverina
– da stamattina è extracomunitaria in Gran Bretagna e rischia il rimpatrio. O
quantomeno di non poter mai più imparare la lingua inglese. Come se noi, i
vecchi, trent’anni fa non ci andavamo lo stesso in Gran Bretagna, ad imparare
lo stesso inglese, e nessun Erasmus ci pagava il soggiorno, nessuna carta di
identità in luogo del passaporto ci garantiva un visto per soggiorno a tempo
indeterminato (ma il lavoro lassù si trovava lo stesso). Come se noi l’inglese non lo avessimo imparato ugualmente. Tanto
da rammaricarsi ora più che mai di non essere rimasti lassù, ad usarlo un po’
di più e più a lungo.
Dicono ancora gli europeisti: ma i giovani inglesi erano tutti per restare in Europa. Già,
peccato che si sono dimenticati di andare a votare. Questo all’Erasmus non
glielo hanno spiegato. Le intenzioni di voto contano come le promesse del
Renzi.
Capitolo giornalisti. Quelli italiani ormai sono degli impiegati. Al
servizio di reti televisive lottizzate dai partiti, e quindi al servizio dei
partiti. Tutti, su tutte le reti. Mentana e Vespa che litigano con gli ospiti
non sono sussulti di indipendenza. Sono crisi di panico di funzionari che non
sanno ancora come riposizionarsi in attesa dell’arrivo di nuovi padroni. Sanno
solo di dover saltare nel buio, rischiando tutto. Gli altri, quelli della carta
stampata, ormai sono velinari. Se ne trovi uno favorevole alla Brexit è giusto
perché il suo editore sta speculando in borsa, o vuole comprarsi un pezzo di
qualche ditta, e l’Europa gli sta mettendo i bastoni tra le ruote. A proposito,
e adesso caro Marchionne? Come la mettiamo con la sede legale della FIAT in
Inghilterra?
Bestiario. Il secondo figuro nato dalla fantasia dell’europeista
J.K.Rowlings (scozzese, e gli scozzesi vogliono stare in Gran Bretagna, in
Europa e dovunque un organismo superiore si occupi di loro, che altrimenti
mangerebbero ancora torte salate e poco altro, salvo rompere periodicamente i coglioni al mondo con l'elegia di quanto si sentono oppressi dagli inglesi) è Mario Monti, che assomiglia a
Nagini, il serpente di Voldemort. Sibila frasi minacciose e sinistre in serpentese Nagini,
pardon, Monti, all’indirizzo dei popoli, delle democrazie, e di chiunque lo
importuna con domande inopportune. Non gli è amica più neanche la Fornero. Non sta bene Nagini, pardon, Monti.
Poi ci sarebbe Peter Minus, pardon Matteo Renzi. Son due giorni che
parla poco, non sa ancora cosa deve dire, le comunicazioni con Berlino sono
disturbate. Del resto, alla Merkel chi glielo va a dire che cosa deve dire lei,
e poi dopo far dire a Renzi? Intanto rinviamo la direzione del PD, vai. Anche gli
schiaffi sono rinviati.
Eric Arthur Blair, in arte George Orwell |
Chi altri? Mattarella non lo calcolo, sembra uno dei due vecchini del
Muppet Show. Il Papa è in Armenia. Grillo ha fatto il passo di lato. C’è una
carenza di cattivi d’autore, in questo casting. Pochi modelli a cui rifarsi. La
gente deve pensare con la sua testa, anche per dire sciocchezze, e non c’è più
abituata. George Orwell, di cui oggi ricorre il centotredicesimo anniversario
della nascita, disse una volta: «Ortodossia vuol dire non pensare, non aver
bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza son la stessa cosa.» Il libro
era 1984, quello del Grande Fratello. Non ne trovate la riduzione televisiva
sulle reti Finivest. Va letto, per forza.
Ecco, noi italiani siamo ortodossi. E non vogliamo rotture di coglioni fuori Facebook
e Tweetter almeno fino a ottobre. E poi noi abbiamo l’art. 75 (e giù un
sospirone di sottofondo, presumo di sollievo).
Francia e Olanda stanno già chiedendo la loro Brexit tramite
referendum. Non lo sanno nemmeno se hanno l’art. 75, loro. Stamattina si sono
svegliate, l’Inghilterra c’è ancora, nessuno si è fatto male. L’erba del vicino
inglese è ridiventata di colpo la più verde.
«Siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere. Alcuni
fallimenti sono migliori di altri, questo è tutto.» E’ sempre lo stesso autore,
nello stesso libro di cui sopra a dirlo. Ecco il punto. Chi vota, è soggetto al
rischio di fare cazzate. Ma le cazzate fatte in libertà alla fine assicurano
una vita migliore, più degna di essere vissuta di quella garantita dal seguire
i consigli degli analisti a reti unificate della nostra televisione.
«Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli
altri »
da La fattoria degli Animali, George Orwell (25 giugno 1903-21 gennaio
1950).
Caro George, ti saresti divertito a vedere quanti animali ci sono qui,
nel paese del Grande Fratello.
* celebre film catastrofico degli anni 80
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