C’è ancora un’Inghilterra. Alle prime luci dell’alba il comitato
elettorale che presiede allo scrutinio delle schede del referendum LEAVE or REMAIN annuncia
il risultato. E’ il Giorno di San Giovanni. Gli inganni sono finiti. E’ anche
il giorno di San Giorgio, protettore di queste isole che dal 1066 non si
arrendono più a nessun conquistatore europeo. 52% LEAVE, 48% IN. La Gran
Bretagna esce dall’Unione Europea. La Brexit ha
vinto.
Non si tratta più dei sondaggi addomesticati da una stampa quasi
totalmente asservita all’oligarchia bancaria e burocratica che fa capo a
Bruxelles, Strasburgo, Berlino. Sono i risultati definitivi. Non hanno avuto
paura dell’Invencible Armada, non anno avuto paura della flotta di Napoleone a Trafalgar,
né del Leone Marino di Hitler. Non poteva riuscire
a spaventarli la tragicomica silhouette dei signori biliosi della Commissione
Europea, della Trojika e di alcuni governi continentali
che ambirebbero a fare del continente nuovamente un lebensraum di
una casta che non ha più al braccio la croce uncinata ma
piuttosto il simbolo – diventato nel tempo altrettanto sinistro – dell’Euro.
Non poteva essere vero. Non lo era. I sondaggi erano fasulli,
addomesticati. Così come – lo ribadiamo senza tema di smentita o censura – poco
genuino era apparso da subito l’attentato alla povera deputata Jo Cox,
destinato nelle intenzioni dei mandanti occulti a causare l’ondata emotiva che
rovesciava carte in tavola chiarissime da settimane, da mesi. Ci sarà
sempre un’Inghilterra, come è stampato nelle magliette che compravamo da
ragazzi a Carnaby Street. Altera, algida, poco simpatica quanto si
vuole, ma giustamente orgogliosa (e per noi dolorosamente invidiabile) del
proprio carattere nazionale forgiato ai temi di un Re che non a caso era stato
soprannominato il Cuor di Leone.
Non hanno avuto paura. E stavolta non avevano un Francis Drake,
un Horatio Nelson, un Winston Churchill, una Margaret
Thatcher a guidarli. Avevano piuttosto un Neville Chamberlain,
un portatore di catastrofe spacciata per la pace per il nostro tempo.
Uno che si era scoperto europeista solo dopo la pubblicazione dei Panama
Files (e dell’arrivo conseguente delle pressioni di Bruxelles e di
altri centri di potere europeo). Non avevano il probabile aiuto in soccorso
degli Stati Uniti, stavolta. Perlomeno, non da parte dell’amministrazione in
carica. Il più deludente Presidente della storia degli U.S.A., Barack
Obama, ha perso l’ultima occasione per stare zitto, alla fine di una
lunghissima lista.
David Cameron e Angela Merkel |
David Cameron non era il leader giusto per questa
Inghilterra che si è improvvisamente ricordata chi è. Ha rassegnato
le proprie dimissioni non appena sono stati proclamati i risultati ufficiali
della consultazione. «Il paese ha bisogno di un nuovo leader». Chapeau,
mr. Cameron, a lei ed alla Nazione che con queste semplici parole finalmente ha
saputo rappresentare degnamente. Il popolo ha scelto, la volontà del popolo
sarà rispettata da tutte le istituzioni britanniche. Poche cose sono più sicure
di questa. Massima invidia, da parte di chi come noi italiani è costretto ad
aggrapparsi ad una riunione del Direttivo del Partito Democratico per vedere
rispettata la propria di volontà. Riunione peraltro prontamente rinviata da un
Matteo Renzi che starà interrogando sicuramente il proprio cellulare come un
aruspice.
Un leader per la verità sta emergendo, nell’ora più grande di
questa generazione di inglesi. Nigel Farage, leader del movimento
indipendentista UKIP (che al pari della Lega Nord italiana
di Matteo Salvini e del Front National francese
di Marine Lepen viene comunemente liquidato come fascista xenofobo)
celebra il suo momento di gloria e la sua vittoria epocale. «E’ il nostro
Indipendence Day», dichiara con gioia tutto sommato contenuta questo figlio di
un broker della City esponente della middle class agiata
del South West di Londra, quanto di più improbabile come novello Oswald
Mosley, come è stato dipinto dalla stampa soprattutto del nostro paese. E
aggiunge, la domanda non è cosa succederà adesso alla Gran Bretagna, ma
piuttosto cosa succederà all’Europa. Italia compresa.
Già, cosa succederà? L’Europa dell’Unione Bancaria incassa soltanto il
dissenso alla Brexit di Scozia e Irlanda
del Nord, in controtendenza rispetto al mainstream inglese.
La Scozia ha ormai ripiegato su una autonomia controllata. Il vecchio spirito
anti-inglese di Braveheart deve fare i conti con i benefici
del Commonwealth e dello Stock Exchange londinese.
Quanto all’Ulster, è da decidere se tornerà ad essere una spina nel
fianco di Sua Maestà, con la richiesta prontamente rinnovata di annessione all’Eire.
Oppure sarà la volta che Sua Maestà si libera proprio di quella spina
dal fianco.
Nigel Farage al Parlamento di Strasburgo |
Nella colonna del dare”, sono molte di più le voci che si
stanno allineando per la UE. Olanda e Danimarca hanno
da tempo fatto sapere come la pensano, e saranno probabilmente i prossimi due exit.
Poi c’è la Scandinavia, che già beneficiava di un regime
particolare, analogo a quello inglese. Quindi la Francia, che al
termine della durissima battaglia sulla loi du travail (l’equivalente
del jobs act renziano) si è scoperta probabilmente ancor meno
europeista di quanto lo fosse negli ultimi tempi, con un presidente sempre più
screditato come Hollande e una Marine Lepen che sarà sempre
più difficile tenere lontana con lacchezzi come quelli delle Regionali dalle
stanze del potere. Poi c’è la Spagna, Podemos o no Podemos? E
l’Italia? Fedele stavolta all’alleato germanico, o pronta ad un nuovo
armistizio di Cassibile (soprattutto una volta disfattasi dei Quisling e
dei Petain come Renzi e Monti)?
Volano al ribasso le Borse. Tokyo e Milano sottoterra, le
altre comunque tutte col segno meno. La speculazione internazionale, la stessa
che ha aperto la crisi economica epocale a cui oggi forse la Brexit è
arrivata oggi a dare risposta, ha realizzato le sue plusvalenze. Proprio come
gli inglesi che scommettono su tutto, dalla vittoria nell’Europeo di calcio
fino al sesso del proprio erede al trono, le Morgan Stanley e
gli Standard & Poors di questo mondo giocano su tutto. E
finora hanno vinto sempre.
Qualche analista comincia a mezza voce a tentare di spiegare come
stanno realmente le cose, cercando di farsi sentire nel coro dei profeti di
sventura più o meno cointeressati. Non succederà nulla. La sterlina che
si svaluta è un ulteriore omaggio all’Inghilterra, che nel breve periodo avrà
un boom delle esportazioni come noi ci sogniamo soltanto, dopo
il 1992. La Borsa di Londra governa il mondo dal 1698, e
continuerà a farlo, quanto e più di quelle di New York, Francoforte, Tokyo,
Milano e compagnia bella. Del resto, l’hanno inventato loro anche questo gioco.
E a differenza del football, ne sono rimasti maestri indiscussi.
Boris Johnson ex Major di Londra e sostenitore dellaBrexit |
E’ la vittoria della politica sull’economia che aveva preso il
sopravvento. Sul big busness, come dice ancora Nigel Farage, che
stava strozzando il continente, facendo dimenticare a tutti le ragioni che
avevano spinto i popoli sopravvissuti alle guerre mondiali a mettere insieme le
loro risorse e le loro ragioni d’essere. Adesso Londra negozierà con Bruxelles
e Strasburgo il ritiro delle legioni comunitarie dalla Britannia,
nonché dei propri funzionari dagli uffici della U.E. La quale continua
imperterrita a promettere ritorsioni, continuando a suonare lo stesso refrain come
l’orchestrina a bordo del Titanic. Succederà invece nient’altro che
un ritorno alle condizioni del Trattato di Roma del 1957 e
dell’E.F.T.A. del 1959. Al limite, a quelle del 1972, con l’adesione
della Gran Bretagna alla C.E.E. poi ratificata dal referendum di Harold
Wilson nel 1975.
Erano altri tempi, chissà se sono rievocabili. L’Europa era divisa da
una Cortina di Ferro, ma noi ragazzi potevamo girarla in lungo e in largo
malgrado le frontiere esistenti senza neanche accorgerci che esistesse. Prima
che qualcuno sostituisse gli interessi di bottega alle ragioni ideali e la
facesse diventare un Reich. Un mostro.
Quel mostro adesso perde sangue copiosamente. San Giorgio ha estratto
la spada spingendo in un angolo il drago Europa. San Giovanni gli ha coperto le
spalle dai suoi servi oscuri. La bestia è sconfitta. Una brutta bestia. Ci
sarà sempre un’Inghilterra.
“Nessuno cantava più Sorgi Inghilterra. E tuttavia
l’Inghilterra era risorta”
(A.J.P. Taylor)
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