Quell’anno il congresso, l'XVII dalla fondazione del
Partito Socialista Italiano, si tenne a Livorno. Cominciò il 15 gennaio 1921 al
Teatro Goldoni, e fu subito chiaro che non sarebbe stato un congresso di routine. I socialisti vi arrivarono già
profondamente divisi al loro interno, le profonde tensioni vissute nei primi
vent’anni del Novecento avevano lasciato una traccia indelebile, un solco
inconciliabile tra le due anime, quella riformista e quella rivoluzionaria, che
si contendevano la leadership del
partito dei lavoratori italiani.
Il Biennio Rosso seguito alla fine della prima guerra
mondiale ed il sogno sempre più affascinante di poter ripetere le gesta dei
compagni russi, che nel giro di pochi mesi avevano abbattuto lo Zar e
consegnato il potere ai Bolscevichi di
Lenin, avevano fatto sì che si creasse all’interno del P.S.I. una corrente di
minoranza che si autodefiniva dei comunisti
puri, guidati da Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci, che si
contrapponeva alla maggioranza del partito, ancora ispirata dal riformismo del
leader storico Filippo Turati pur con la deriva massimalista di quel
dopoguerra.
Il congresso cominciò dunque al Teatro Goldoni di Livorno
il 15 gennaio, e finì il 21 al Teatro San Marco, dove la corrente comunista si
recò cantando in coro l’Internazionale e
sancì la scissione dal Partito Socialista, che aveva riconfermato la sua
appartenenza al campo della socialdemocrazia rifiutando le direttive
dell’Internazionale Comunista a guida sovietica. I comunisti il 21 gennaio 1921
aprirono quindi al teatro San Marco di Livorno il I° congresso nazionale del
Partito Comunista d’Italia, elessero come segretario Amedeo Bordiga, rimasero
quali unici interlocutori della neonata Unione Sovietica, che del resto aveva favorito
quella scissione in Italia così come negli altri paesi europei.
La storia che ne è seguita la conoscono tutti. Il partito
Comunista Italiano emerse dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla caduta del
Fascismo come il più grande partito di sinistra del campo occidentale, e
costituì un fattore estremamente condizionante per la politica italiana per
tutta la durata della Guerra Fredda. La conventio
ad excludendum di una opposizione che era ritenuta non compatibile
con il sistema democratico occidentale fece sì che in Italia non fosse
possibile una vera alternanza di governo fino alla caduta del Muro di Berlino.
Prendendo atto faticosamente, dolorosamente e con moltissime riserve al suo
interno dell’avvento di una nuova epoca storica e politica, il 3 febbraio 1991
il P.C.I. cambiò nome, travasando uomini e mezzi nelle varie Cose che da allora si sono succedute al
suo posto, fino all’attuale Partito Democratico.
Nessun commento:
Posta un commento