Quando Fiorentina e Palermo
entrano in campo, sui tabelloni dello stadio c’è un solo spot, e non è
pubblicitario. Je suis Charlie, è una concessione doverosa agli eventi che
hanno sconvolto questa settimana. Mentre il mondo sfila a Parigi in difesa
della libertà, Firenze si interroga su questioni molto più prosaiche e sicuramente
meno importanti. La Fiorentina sta vivendo uno dei suoi soliti mesi di gennaio,
non si sa se frutto di troppi panettoni o di troppe questioni lasciate in
sospeso.
Tra giocatori infortunati,
giocatori in crisi, giocatori che non rinnovano il contratto ed altri a cui non
viene fatto rinnovare, i viola durano fatica a tenere il passo di un campionato
peraltro non trascendentale. Come un anno fa, mettere insieme una linea d’attacco
decente è un’impresa anche per un tecnico probabilmente meno distratto dalle
sirene di Vincenzo Montella. Ma se un anno fa errare appariva umano, un anno
dopo perseverare si è dimostrato diabolico.
Un anno fa, la scommessa
azzardata su due attaccanti di valore ma un tantino fragili fu corretta in
corsa dall’acquisto in prestito dal Milan di Alessandro Matri. Sappiamo tutti
com’è andata. Stavolta, dopo un altro anno di azzardi o di negligenze si
ritenta la sorte con Alino Diamanti, interrompendone il crepuscolo dorato a
suon di Youan cinesi. L’ex talento che una volta ha già vestito la maglia viola
ovviamente si riprecipita in questa parte di mondo, tutto sta a vedere se sarà
sufficiente a risollevare le sorti di questa squadra dove i miracoli non
riescono quasi più a farli nemmeno i campioni.
La squadra che scende in campo
oggi è obbligata dalle squalifiche demenziali rimediate a Parma da Savic e
Gonzalo. Così, la società e l’allenatore finiscono per incassare la gratitudine
– loro che della parola gratitudine hanno fatto uso e anche abuso copioso
recentemente – di chi avrebbe potuto benissimo negargliela. La partita di Manuel
Pasqual si intitola in un modo solo: onor di capitano. Gol a parte (e non e
poco, perché è il primo e arriva quando la partita per la Fiorentina si sta già
complicando), la prova del vecchio condottiero è d quelle da stropicciarsi gli
occhi, per quantità e qualità. Il buon Manuel finisce il match tenendosi il
fegato e boccheggiando, ma anche godendosi la standing ovation del Franchi.
Nessuno aveva dimenticato le sue discese, i suoi cross e i suoi tiri
fulminanti, tutti si chiedevano se li avrebbero mai più rivisti su quest’erba.
Ma il capitano non è il solo a
farsi trovare pronto alla chiamata di un allenatore che oggi sente anch’egli di
essere arrivato ad un momento critico. La stagione può virare al meglio come al
peggio, con la stessa facilità. Questa partita pare fatta apposta per mettere i
vola di fronte a se stessi. L’ottimo Palermo di Beppe Iachini (quello che una
volta “picchiava per noi”) non perde da nove partite, e la Fiorentina non vince
in casa da tre. Ma nessuno dei viola scende in campo intimidito. In difesa,
Basanta viene promosso conducador, e mantiene le aspettative andando
addirittura a segnare il secondo gol. Tomovic, Alonso, Pasqual ridicolizzano
gli avanti palermitani, che nel primo tempo lasciano Tatarusanu clamorosamente
inoperoso. Centrocampo e attacco viola in compenso meriterebbero ben altro
premio dell’1-0 con cui il tempo si conclude, striminzito come una taglia
cinese.
Un po’ ci si mette la sfortuna,
un po’ fa la sua parte l’arbitro Mazzoleni, all’altezza della sua fama di
rovina-partite. Il gol segnato già al quarto minuto da Mario Gomez è
buonissimo, e sarebbe anche una manna dal cielo per mettere la partita in
discesa per una Fiorentina peraltro dal piglio giusto e per un Gomez stesso che
appare in preda ad una concitazione pari a quella della gatta frettolosa.
Niente da fare, ci vuole il colpo di genio di Cuadrado al ventesimo che finta
per Pasqual. La rasoiata del capitano da fuori area non perdona.
Il vantaggio viola potrebbe
aumentare grazie ad un Joaquin in grande spolvero ed anche ad un Borja Valero
finalmente tornato ai livelli che avevano fatto chiedere a gran voce un suo
impiego nella nazionale delle Furie Rosse. Il pallonetto dello spagnolo si
stampa sulla traversa dopo una penetrazione splendida, repentina, implacabile.
Non c’è giustizia, Borja sarà alla fine il migliore in campo ma senza gol.
Sulla ribattuta Supermario svirgola malamente intristendosi ancora di più.
Il tempo si chiude su una
prodezza negativa di Mazzoleni che rischia di anticipare a tuti le ambasce
della ripresa. La difesa del Palermo sta al burro come l’attacco della
Fiorentina sta al coltello. Pizarro tenta di affondare come Borja ma lo scatto
non è più quello dei tempi d’oro e il difensore rosanero fa a tempo a
stenderlo. Rigore netto per tutti, meno che per il fischietto bergamasco che
consente la ripartenza agli ospiti fino al punto di andare a sanzionare un
fallo alla disperata di Tomovic, beffardamente ammonito. Punizione da tre
quarti e primo brivido per i viola.
Il tempo finisce con questa
avvisaglia di quello che sarà il patema d’animo della seconda parte di gara.
Una partita che avrebbe potuto terminare 6-0 per i padroni di casa si trasforma
in un rocambolesco botta e risposta tra due squadre i cui equilibri tattici saltano
ben presto, se mai sono esistiti. La Fiorentina è padrona del gioco, e dopo
pochi minuti raddoppia con Basanta. Pare fatta, ma in dieci minuti il nuovo
entrato Quaison approfitta clamorosamente dapprima di un contropiede velocissimo
di Belotti e poi di una madornale dormita di Alonso su retropassaggio. Lo
spagnolo si disinteressa su quanto avviene nel mondo circostante, risultato
dopo un’ora di gioco Fiorentina e Palermo sono sul 2-2 contro ogni logica per
quanto visto sul terreno di gioco.
Non è solo il volto di Montella a
rabbuiarsi, è un intero stadio a precipitare nelle tenebre. Ancora una volta è
la Fiorentina a dover dire grazie a chi non ha trattato benissimo, ultimamente.
E’ ancora Pasqual a scappare via nell’ennesima fuga per la vittoria, mettendo
in mezzo. Sulla palla, a pochi passi dalla rete, non si avventa Gomez, ormai
avvilito dall’ennesima prestazione contraddittoria. Si avventa lui, l’uomo che
grazie a Montella quest’anno non ha mai giocato nel suo ruolo, l’uomo che
spesso è stato additato come svogliato, negligente, addirittura meritevole di
sostituzione punitiva. Juan Guillermo Cuadrado è un fulmine che incenerisce i
sogni proibiti del Palermo e rende giustizia non soltanto a se stesso ma a tutta
la sua squadra.
Non basta, non è una partita da
sogni tranquilli. E allora, c’è un altro campione che oggi ha fatto vedere la
differenza tra il calcio che si gioca in Italia e quello che delizia platee e
paesi più fortunati: Joaquin Sanchez Rodriguez non è uno che segna spesso, ma
ogni volta che lo fa scrive pagine di storia. La sua parabola è da pallone d’oro,
da eurogol, ogni iperbole è consentita. Gli si perdona tuto, il togliersi la
maglietta, il gesto con cui mima il torero ed anche il fatto di avere un’età
che non ce lo conserverà in attività ancora a lungo.
Stavolta sarebbe finita davvero
se Mazzoleni non s inventasse un rigore dei suoi, a favore del Palermo. Belotti
fa 4-3, rendendo il punteggio intrigante e la partita ancora avvincente. Peccato
che per quanto ha fatto vedere al Fiorentina ci siano almeno 3 gol di troppo,
quelli ospiti, e che questa partita doveva essere chiusa da almeno un tempo.
Per fortuna, i viola si chiudono bene nei minuti finali e non lasciano ai
rosanero la minima occasione di cogliere un pareggio che a questo punto sarebbe
oltremodo ingiusto, anche se non inverosimile. I tre cambi, Richards per
Alonso, Kurtic per Cuadrado e Vargas per Mati Fernandez (estremamente positivo
anche oggi) servono solo a dare respiro alla squadra, oltre che al pubblico.
La Fiorentina ha rimesso a posto
le cose da sola, e stasera è sesta in classifica a quattro punti dalla zona
Champion’s. Per una volta la fortuna – ed il merito – hanno aiutato gli audaci.
Se poi Della Valle vorrà mantenere fede ai proclami passati, presenti e
vivaddio futuri, male non può fare per paura non più avere.
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