Volendo parafrasare il
celebre aforisma di Gary Lineker, il calcio è uno sport che si gioca in undici
giocatori contro undici, e alla fine vince la Juventus. A ben vedere, al
termine della gara del Franchi l’unico risultato che conta è questo. La Roma si
allontana a -7 dalla capolista, la Fiorentina, che ne era già lontana a
sufficienza, resta al sesto posto a -3 dalla zona Champion’s, a meno che
stasera il Napoli faccia il suo dovere. In tal caso i punti di distacco
saliranno a 5.
Ma siccome il calcio non è solo
risultato, ma ogni tanto, vivaddio, anche spettacolo, non si può limitare
Fiorentina-Roma di ieri sera al puro dato statistico, per quanto importante e
significativo. Abbiamo più volte scritto in sede di presentazione di queste
sfide tra viola e giallorossi (la Roma è la squadra che la Fiorentina ha
affrontato più volte nella sua storia, e non è finita per quest’anno perché
incombe un quarto di finale di Coppa Italia all’Olimpico a inizio febbraio) che
da tempo immemorabile ormai rappresentano un vero e proprio spot per il calcio
giocato.
E’ stato così anche questa volta.
Garcia e Montella hanno messo in campo due squadre che – al netto delle
rispettive assenze – hanno saputo confermare la loro propensione al bel gioco.
E hanno sostanzialmente meritato il risultato maturato al termine dei novanta
minuti, dividendosi equamente le fasi di predominio e le occasioni da rete. Più
forte la Fiorentina nel primo tempo, incapace di chiudere però il match
sfruttando le ghiotte occasioni costruite (almeno tre grosse come una casa).
Più all’altezza della sua caratura la Roma nella ripresa, capace di venire
fuori alla distanza come già nel derby e in altre circostanze con i suoi uomini
più tecnici (l’intramontabile capitano ed un Llajic ormai diventato quel
giocatore maturo che a Firenze si era potuto soltanto intravedere).
Risultato giusto, dunque, che
lascia solo l’amaro in bocca ai viola per le occasioni non sfruttate nel
momento migliore ed ai giallorossi per il fatto di dover assistere a questa
fuga della Juventus già in avvio di girone di ritorno. Ma chi ha assistito alla
sfida del Franchi, quanto e forse più di altre volte, non può dire di non
essersi divertito, da qualunque parte degli schieramenti del tifo fosse seduto.
Fiorentina e Roma sono due squadre
che quando la condizione le assiste rendono il gioco del calcio un piacere per
gli occhi, e questa con i tempi che corrono nel campionato italiano è merce
rara. La Fiorentina in particolare sta vivendo il momento che insegue da inizio
stagione, quello in cui gli uomini migliori sono entrati finalmente in forma e
il cerchio della squadra comincia finalmente a quadrare.
Da Tatarusanu, sulla strada di
non far rimpiangere il figliol prodigo Neto, a Mario Gomez, sulla strada di
ritrovare la via della rete con continuità, sono molti i giocatori viola che
ieri sera hanno messo in campo qualcosa di più della semplice volontà di
interrompere la serie negativa contro i giallorossi capitolini. Finora i
precedenti parlavano chiaro: nella gestione Montella sei partite e sei
sconfitte, e la maggior parte delle volte senza nemmeno discussioni. La legge
dei grandi numeri doveva prima o poi trovare applicazione, è successo ieri
sera. Il bottino non è pieno, ma la prestazione dei gigliati è di quelle di cui
si può esser soddisfatti.
El segna semper lù, dicevano a
Milano ai tempi in cui il mitico Maurizio Ganz tirava fuori le castagne dal
fuoco prima all’Inter e poi al Milan. Chissà che da oggetto misterioso in preda
al male oscuro, Marione Gomez non finisca per diventare qui a Firenze “qualcosa
di veramente Ganz”, anche nel senso fiorentino del termine. Dopo i gol che
mercoledi hanno consentito il disbrigo della pratica Atalanta, ecco questo
segnato con gran riflesso ad un Morgan De Sanctis che probabilmente sarebbe già
stato in difficoltà sul tiro di Pizarro da fuori area. La deviazione del
tedesco è fulminea e precisa. Un gran gol, di quelli che Firenze aspettava da
tempo, temendo che fossero rimasti per sempre a Monaco di Baviera.
Potrebbe raddoppiare e
addirittura chiudere nel primo tempo la Fiorentina, ma purtroppo le occasioni
migliori capitano regolarmente sulla testa e sui piedi dei suoi difensori.
Prima Gonzalo Rodriguez la piazza di testa, ma la toglie dalla porta De Rossi,
sempre di testa. Poi i piedi poco addomesticati di Tomovic e Basanta strozzano
in gola al pubblico del Franchi l’urlo di gioia per dei gol che sembravano
praticamente fatti. Ci sono altre occasioni ed anche un reclamo per una
spallata in area romanista di Manolas a Pasqual, che Banti lascia correre.
Anche gli ospiti alla fine danno segni di risveglio con Naingollan (paratona di
Tatarusanu) e Llajic.
Il tempo finisce con l’1-0 viola
che va stretto, anche se il pubblico si stropiccia gli occhi avendo assistito
alla partita che i suoi beniamini avevano promesso. Raramente la Roma
quest’anno si era trovata così in difficoltà. Unico rammarico, i troppi gol
sbagliati, che per quella ben nota legge del calcio possono preludere ad un gol
subito, soprattutto quando non si ha una difesa a prova di bomba.
E infatti al rientro in campo la
musica cambia. La Roma ha gli uomini per aggredire e ribaltare partita e
risultato, la Fiorentina ha una difesa che se presa in velocità qualcosa
concede. Basanta è in difficoltà su Iturbe, il primo a capirlo è Totti. Non si è
capitani per caso, e Francesco i gradi se li è conquistati da tempo,
confermandoli nel primo tempo quando ha cercato di tenere insieme una squadra
in difficoltà. Non si è fuoriclasse per caso, l’istinto di un campione come ce
ne sono stati e ce ne saranno pochi lo porta a cercare subito la giocata
giusta. Un lancio al volo di quaranta metri che taglia tutta la tre quarti
viola pesca Iturbe lanciato in velocità. L’argentino salta Basanta e mette in
mezzo, dove c’è Llajic che ormai è un lontano parente di quello che levò gli
schiaffi dalle mani di Delio Rossi. Con freddezza il serbo controlla e deposita
di precisione alle spalle di Tatarusanu.
Non c’è tempo di maledire il
giorno in cui la Fiorentina (intesa come società) decise di disfarsi delle
prestazioni di Adem Llajic, oltretutto senza contropartita tecnica. La Roma
adesso esce fuori da par suo, e mette paura con i suoi palleggiatori, tra i
quali Pianic ha rilevato l’infortunato Strootman. La partita adesso si è
rovesciata, è la retroguardia viola a dover stringere i denti, con Tatarusanu
chiamato ad almeno un altro paio di parate decisive. E’ la Fiorentina adesso a
cercare il contropiede, quando può, ed in un paio di occasioni gliene capitano
di talmente clamorosi da far gridare al gol già prima che i giocatori entrino
in area di rigore.
Purtroppo, tra centrocampo e
attacco viola sono in pochi ad avere il killer instinct. Cuadrado e Borja
Valero non affondano, preferendo servire compagni che perdono tempo e alla fine
sprecano. Kurtic, entrato al posto di un Mati Fernandez ieri tornato il
giocatore leggerino e poco incisivo del passato, ciabatta in area una palla
d’oro, a conclusione di una ripartenza tre contro uno. La partita in pratica
finisce lì.
Alla fine, non ridono né Montella
né Garcia, che però devono fare i complimenti ai rispettivi giocatori per aver
conquistato questo bel punto che non serve a nulla ma che riporta il calcio
italiano ad uno standard che si credeva in via d’estinzione. Il calcio è uno
sport che si gioca in undici contro undici e alla fine vince la Juventus. Dice
che oggi a Torino Pogba ha fatto cose mirabolanti, e che la Juve è tornata un
rullo compressore come ai tempi di Conte.
Sarà, ma qui a Firenze abbiamo
rivisto il “vecchio” Totti giocare una volta di più come non gli riusciva forse
nemmeno a vent’anni. Abbiamo rivisto soprattutto una Fiorentina giocare a viso
aperto e a testa alta contro una grande vera. Alimentando il sogno di arrivare
prima o poi a poter essere considerata una grande anche lei. I progetti, quelli
seri, servono a questo.
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