domenica 18 gennaio 2015

JE SUIS BABACAR

Stai già organizzando mentalmente un articolaccio fuoco e fiamme dove spieghi per filo e per segno perché la Fiorentina ha buttato via l’ennesima succosa occasione di agganciare la vetta delle pretendenti all’Europa League e perché la società sta perdendo l’ennesima occasione di dimostrare che dietro le sue azioni c’è un progetto di senso compiuto, quando Khouma El Babacar mette dentro con freddezza pari alla classe il più bello e il più importante dei suoi gol, almeno fino a questo punto della sua carriera.
Minuto 49 del secondo tempo di Chievo-Fiorentina. Il disappunto per un articolo tutto da rifare dura un attimo, al pari dell’incredulità. Poi prende il sopravvento la gioia per una vittoria viola importante quanto a quel punto insperata, ma di sicuro meritata. Come la domenica precedente, i ragazzi di Vincenzo Montella gettano il cuore oltre l’ostacolo e agguantano una vittoria che sembrava compromessa dal loro calo psicofisico e anche da una sorte non propizia. Queste sono partite che nelle annate più disgraziate finiscono in malora. Forse dopotutto non sarà una di quelle annate disgraziate.
Come lo scorso anno, più dello scorso anno, la Fiorentina sbanca Verona, sponda Chievo, all’ultimo respiro di una partita spigolosa, a tratti ben giocata contro un avversario muscoloso ed anche sufficientemente tecnico da metterla in certi momenti in difficoltà, con un Paloschi che se è sempre quello visto oggi è comprensibile che sia un obbiettivo di mercato della stessa Fiorentina. L’anno scorso fu uno stratosferico Cuadrado a pescare il jolly, quest’anno il colombiano è sacrificato in cabina di regia sulla tre quarti d’attacco, e allora ci pensa il ragazzo venuto dall’Africa equatoriale a mostrare una volta di più quei progressi che faranno di lui a sua volta un altro obbiettivo di mercato nel prossimo futuro.
E’ un’annata strana, complicata, ma forse non destinata ad intristirsi nella mediocrità o peggio a infervorarsi in una debacle. In altri momenti, partite come questa - che è stata preceduta dalla più caotica delle conferenze stampa del tecnico gigliato che si ricordi - si perdono tranquillamente. Invece, proprio adesso che si deteriora il rapporto di Montella con la stampa cittadina e forse anche con la società che lo stipendia, i suoi ragazzi sembrano ricordarsi chi sono e tirare fuori quelle qualità migliori che ne avevano fatto nelle passate stagioni la rivelazione del campionato.
Non ride mai quest’oggi in panchina Vincenzo Montella. C’è poco da ridere, anche senza rimuginare sul diverbio del giorno prima e sulle polemiche conseguenti. Il Chievo mena come un fabbro e in contropiede mostra di poter far male alla Fiorentina con Paloschi, Izco e Pellissier. C’è poco da ridere anche se si pensa a quanto è corta oggi la panchina viola, con Aquilani ancora out per infortunio, Pizarro affaticato e Savic squalificato (la Disciplinare esaminerà il ricorso con tutto comodo).
Per fortuna, Borja Valero e Mati Fernandez per oltre un’ora sono in grado di dare spettacolo come nei giorni più belli, e sulle fasce Pasqual e Joaquin sembrano tornati quelli di giorni ancora migliori. Le giocate dei quattro di centrocampo seminano apprensione tra le retrovie del Chievo e meraviglia nella pattuglia di tifosi viola spintisi fino quassù, forse confidando nel fatto che Verona è stata fatale a tante squadre, ma mai alla Fiorentina.
Dalle giocate dello spagnolo nascono due occasioni che un Mario Gomez all’altezza di quello della Bundesliga non avrebbe fallito. La prima esce alta di un soffio, la seconda a lato di metri, entrambe di testa su cross di Borja con il contagiri. Se il tedesco ha un problema di fondo, atteso che quando arrivò a Firenze era considerato un top player e che ora è quasi imbarazzante a vedersi, è quello di essere assai poco tedesco e molto emotivo. Le ennesime occasioni fallite gli generano probabilmente ulteriore ansia, compromettendo il prosieguo di una partita giocata secondo schemi che non sono fatti certo per esaltarlo. Oggi i rifornimenti non mancherebbero, e di qualità, ma la cosa migliore che Marione tira fuori dal suo repertorio è una rovesciata che per poco non lascia secco il suo marcatore. Non è giornata, eppure quando esce per lasciare posto al rientrante Babacar i supporters vola gli tributano un applauso che forse è la cosa più giusta. Non può essere questo Mario Gomez, non può finire così la sua carriera.
L’altro che si danna l’anima cercando di rinverdire i propri fasti è il suo partner d’attacco. Juan Guillermo Cuadrado è evidentemente fuori ruolo al centro dell’attacco, ma lo strepitoso Joaquin di questi giorni (meritatamente all’ala destra) e la mancanza di soluzioni in mezzo obbligano Montella a sacrificarlo, riducendo il suo talento devastante alla fornitura di un apporto sicuramente più oscuro e poco gratificante, anche se alla fine essenziale. Il colombiano merita un buon voto perché si batte su tutti i palloni, prendendo pedate e riuscendo comunque a organizzare azioni d’attacco per i compagni che arrivano in zona tiro più freschi di lui. Così come Gomez si porta via a prescindere uno o due difensori, Cuadrado si porta via gli altri due e Borja e Mati spesso beneficiano di quegli spazi.
Nel primo tempo il match è un film già visto, ma con il finale da scrivere. Tanto possesso palla, ottime giocate, ma non si passa, almeno finché il più improbabile degli assist-men, Nenad Tomovic, non pesca libero sul palo opposto un Gonzalo Rodriguez sulla strada di ritrovare la forma che ne aveva fatto una delle colonne di questa Fiorentina. Sono in quindici ad aver segnato quest’anno tra i viola, molti sono difensori o centrocampisti. Per ora una società poco attenta può risparmiarsi di tornare sul mercato per rinforzare l’attacco. La fortuna continua ad aiutare gli audaci o gli incoscienti.
Dopo il meritato vantaggio, la Fiorentina per un’altra mezz’ora fa gioco e crea occasioni, puntualmente non sfruttate. La sindrome del gol sbagliato - gol subito colpisce anche oggi, come aveva fatto con il Palermo. Paloschi è stato fino a quel punto una spina nel fianco di una difesa dove Basanta, Rodriguez e Tomovic avevano comunque tenuto bene le distanze e assolto i compiti. Appena il fiato cala, dietro la Fiorentina comincia a ballare. Alla fine ne approfitta il Chievo che imbastisce un’occasione quasi in copia dell’azione del vantaggio viola. Il vecchio Pellissier, spesso obiettivo di mercato gigliato in passato, si ricorda come si fanno i gol e non perdona.
E non è tutto. E’ una di quelle partite che in altri momenti finisci addirittura per perdere, perché i tuoi non hanno fiato per novanta minuti e la panchina non ha cambi, almeno non di quelli che possano incidere su un match che all’improvviso la Fiorentina non controlla più. Abbiamo criticato Vincenzo Montella tante volte, oggi si merita almeno in parte la comprensione di tutti. In panchina ci sono solo Pizarro e Vargas, non al meglio, che possono entrare a dire la loro, ma sembra più la mossa della disperazione che qualcosa che può raddrizzare una giornata viola diventata improvvisamente storta.
Meno male che Ciprian Tatarusanu ha deciso di guadagnarsi la pagnotta. A dieci minuti dalla fine compie non uno ma ben due miracoli su Paloschi e Pellissier, altrimenti sarebbe notte fonda per la squadra che ambisce a riconquistare il quarto posto e se lo è lasciato finora puntualmente sfuggire. Il primo cambio è stato quello di Babacar per Gomez, e fino a quel momento è sembrato addirittura quello più improduttivo, inutile. Baba si è fatto vedere e apprezzare ancor meno di Supermario. Quando già il vostro cronista ha steso mentalmente il suo articolo fuoco e fiamme, al minuto quarantanove di una ripresa che altre volte grida vendetta, ecco che un altro degli eroi di oggi, l’inossidabile, splendido Joaquin indovina la giocata giusta mettendo in mezzo per Babacar, che di giustezza mette alle spalle di Bizzarri.
Mentre i viola si abbracciano in mezzo al campo e perfino il freddo Montella sente il bisogno di andare a stringersi a ciascuno di loro, il vostro cronista fa una palla di carta dei suoi appunti e ricomincia tutto da capo. Felice di farlo. La Fiorentina ha appena vinto una partita non bella. Nemmeno una grande partita. La Fiorentina ha appena vinto una partita importante, e l’ha fatto da squadra di carattere, che schiera uomini di carattere. Stasera è ad un punto dal quarto posto. Ognuno tragga le sue conclusioni e faccia i suoi sogni.
Ci permettiamo di chiudere con un appunto. Signori Della Valle, è importante Pitti Uomo, per carità. Ma magari essere più spesso a visionare le prestazioni dei vostri dipendenti in vola (non solo quelli che giocano al calcio) sarebbe altrettanto funzionale ai vostri interessi. E se permettete anche ai nostri. Dopo tredici anni, continuare a sprecare occasioni fa più rabbia dei gol sbagliati da Mario Gomez.

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