Due cose sono infinite:
l’universo e la stupidità umana, e non si può essere affatto sicuri dell’universo,
disse una volta Albert Einstein. Il padre della teoria della relatività aveva,
come spesso gli succedeva, ragione. Se sull’estensione e sulla natura dello
spazio che abitiamo ai giorni suoi come ai nostri eravamo e siamo ancora al
livello di congetture, sull’imbecillità della specie dominante di questo
pianeta – ai giorni suoi ed ancor più ai nostri – esistono ormai tante e tali
prove inconfutabili da farne una legge fisica, al pari di quelle che regolano
la dinamica dei corpi.
La storia che raccontiamo oggi è
una delle più emblematiche, almeno per chi cerca di elevarsi faticosamente
dallo stato ferino di natura a quello di essere civilizzato. E’ una delle tante
storie rubricate sotto la voce “botti di Capodanno”, la notizia principale di
ogni quotidiano o telegiornale il primo giorno di ogni anno che Dio mette in
terra, con il consueto bilancio soprattutto di vittime più o meno gravi.
L’Italia non è un paese per
esseri umani, lo sappiamo bene. Non abbiamo rispetto di noi stessi, né del
nostro prossimo. Figurarsi se può essere considerato un paese per animali. Che
noi continuiamo – alla faccia di qualsiasi normativa approvata dal nostro solerte
Parlamento – a considerare piuttosto “bestie”. Forse in tal modo sentendoci più
a nostro agio con loro, dato che bestie, sostanzialmente, siamo rimasti anche
noi.
A Capodanno, da tempo
immemorabile (o forse soltanto da quando non ci è più concesso di sparare colpi
d’arma da fuoco per motivi ancora più futili) c’è la ben nota usanza di
seppellire l’anno vecchio ed accogliere quello nuovo a suon di botti. Fuochi d’artificio
e bombe più o meno sofisticate e che spesso hanno poco da invidiare a quelle
usate nei cosiddetti teatri di guerra “allietano” i nostri New Year’s Eves più
o meno dovunque lungo la Penisola.
Per qualche ora, o a volte per
giorni a seconda delle disponibilità economiche, le nostre città finiscono per
assomigliare a Kabul, a Damasco, a Bengasi, a uno di quei posti dove invece tanta
gente darebbe chissà cosa per godersi un po’ di pace e di silenzio, avendo ben
poco da festeggiare. Nelle campagne, regno incontrastato di quelle Tigri di
Arkan mancate che sono i cacciatori nostrani, molti sopperiscono inoltre alla
difficoltà di reperire le varie bombe di Maradona o di Higuain con i colpi
della propria arma da fuoco. Tanto cambia poco, sempre nei paraggi di
agglomerati urbani o proprietà altrui sparano, come ogni giorno tra settembre e
gennaio.
La mattina dopo, mentre gli
spazzini festeggiano l’anno nuovo ripulendo il letamaio accumulatosi nelle piazze
e nelle strade in cui si è svolto il fatidico conto alla rovescia, nei Pronti
Soccorsi degli ospedali si stila il bollettino delle vittime più o meno gravi,
al termine di nottate infernali per gli operatori sanitari e costosissime
oltretutto per le finanze pubbliche. Ma non è tutto, ultimamente tra chi è
costretto a passare il Capodanno a riparare ai guasti dei festaioli ci sono
anche i veterinari delle ASL, che spesso devono mettersi a cercare per ogni
dove animali domestici su segnalazione delle rispettive famiglie angosciate.
Animali fuggiti in preda al terrore per aver visto improvvisamente i cosiddetti
umani trasformarsi in creature impazzite, capaci di provocare un rumore che
alle loro orecchie di umano non ha più niente.
La storia di Lola è la storia di
una delle tante creature che credevano di essere il miglior amico di questa
bestia a due zampe, capace di affetto e cure insostituibili per buona parte del
tempo e poi all’improvviso capace di pazzia e crudeltà inspiegabili,
inarrestabili, devastanti.
Lola, uno splendido pastore tedesco «docile e buona sia coi cani che con le persone» (come recitava l’annuncio della sua scomparsa), era in casa sua ad Antella, frazione di Bagno a Ripoli. Quando è cominciata la sparatoria, come molti altri tra cani e gatti è caduta in preda al terrore, e fatalmente ha trovato una porta aperta per fuggire lontano. La mattina dopo, non vedendola tornare, i suoi proprietari hanno allertato tutto ciò che era allertabile, dai vigili urbani a quelli del fuoco alle reti di amici degli animali presenti su internet.
Lola, uno splendido pastore tedesco «docile e buona sia coi cani che con le persone» (come recitava l’annuncio della sua scomparsa), era in casa sua ad Antella, frazione di Bagno a Ripoli. Quando è cominciata la sparatoria, come molti altri tra cani e gatti è caduta in preda al terrore, e fatalmente ha trovato una porta aperta per fuggire lontano. La mattina dopo, non vedendola tornare, i suoi proprietari hanno allertato tutto ciò che era allertabile, dai vigili urbani a quelli del fuoco alle reti di amici degli animali presenti su internet.
Niente da fare. Per oltre quindici
giorni di Lola non si è trovata più traccia. La paura l’aveva spinta chissà
dove, via dalla pazza folla degli umani scatenati in una guerra assurda e
immotivata, e incapace di ritrovare la strada di casa. Oppure, come sa e teme
chiunque abbia un animale domestico e gli è affezionato, le era capitato qualcosa.
Qualcosa di brutto a cui si cerca di non pensare ma che con il passare dei
giorni diventa sempre più probabile.
Alla fine, l’ipotesi peggiore è
stata confermata. Qualcuno ha visto nel vicino torrente Isone il corpo di un
cane pastore tedesco, evidentemente morto da giorni, ed ha allertato la polizia
municipale. Lola era dotata di un microchip e pertanto l’identificazione è
stata tragicamente semplice. La causa del decesso è da ascriversi probabilmente
al gelo dell’acqua ma più ancora a quello che una volta si chiamava con brutale
efficacia crepacuore, non avendo il povero animale segni di ferite addosso. Lascia
una famiglia affranta (come tutte le famiglie che amano i propri animali,
normalmente fino al punto da considerarli membri a tutti gli effetti). Ma
soprattutto lascia in chiunque in questo benedetto paese cerchi inutilmente di
elevarsi dallo stato di natura ad uno stadio appena superiore di civiltà, una
sensazione di impotenza pressoché totale.
Le leggi son, ma chi pon mano ad elle?
diceva Dante Alighieri. Provate a chiamare una qualunque forza dell’ordine, non
solo la notte di Capodanno ma tutti i giorni e tutte le notti, per sporgere
denuncia a proposito di fatti che configurino qualche reato inferiore all’omicidio
efferato, e vedrete quale risposta avrete. Esiste una legge da anni che
persegue il maltrattamento agli animali come un vero e proprio reato. Ma come
tante leggi, cessa di aver vigore in Italia al calar del sole, o forse anche
prima. E soprattutto all’insorgere delle vecchie abitudini cialtronesche che
continuiamo a contrabbandare per festaiole.
Chi scrive, la notte di Capodanno
ha visto la propria abitazione fatta bersaglio della contraerea sparata dal
giardino del vicino senza soluzione di continuità dalla mezzanotte fatidica fino
alle prime luci dell’alba. Chiesto al vicino di addivenire a comportamenti meno
incivili (alcuni ordigni ricordavano sinistramente quelli usati durante il
servizio militare) e ricevuto in risposta la consueta prevedibile sequela di
male parole, sempre chi scrive ha ben presto scartato l’ipotesi di farsi
giustizia chiamando la forza pubblica, non potendo farsi giustizia da sé per
non scendere al livello della bestia circostante.
I Carabinieri della Stazione di
Vaglia fanno festa alle ore 16,00. Per qualsiasi segnalazione dopo quell’ora
interviene Firenze Centro, tramite citofono con deviazione di chiamata. Chi
conosce la zona e le distanze è in grado di capire bene che alle 16,00 a Vaglia
cessa la civiltà e comincia il Far West. Figurarsi a chiamare i Carabinieri
perché i propri animali sono terrorizzati e il vicino spara petardi all’uranio
impoverito ad alzo zero contro le proprie finestre. Chi fa in tempo e può,
chiude le porte e le finestre. Gli altri sperano – oltre che di non prendersi
una fucilata – di rivedere i componenti animali della propria famiglia la mattina
dopo.
Lola non ce l’ha fatta. Il suo
nome va ad aggiungersi all’elenco maledetto delle vittime dell’ultimo dell’anno.
Il Capodanno 2015 va ad aggiungersi alle prove di quella che Einstein elaborò
come la teoria della stupidità umana. All’anno prossimo, c’è un record da
migliorare, quest’anno morti e feriti erano un po’ in calo. E nel frattempo un
consiglio a tutti coloro che vogliono prendersi un animale domestico:
prendetevi un giaguaro. Almeno gioca alla pari con gli armigeri, ed ha qualche
chance di vincere lui.
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