Il 3 agosto 1914 lo schieramento
delle potenze che avrebbero combattuto per quattro anni e mezzo la Grande
Guerra era praticamente al completo. Il 25 luglio, a tre giorni dalla scadenza
dell’ultimatum che aveva inviato alla Serbia all’indomani dell’attentato di
Gavrilo Princip a Sarajevo che era costato la vita all’erede al trono Francesco
Ferdinando, l’Imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe d’Asburgo aveva
diramato l’ordine di mobilitazione generale delle truppe imperiali.
Franz Joseph von Habsburg Imperatore d'Austria-Ungheria |
Da quel momento gli eventi erano
precipitati con la velocità di una valanga. Alleanze nuove e vecchie avevano
dispiegato i loro effetti, piani elaborati da tempo erano scattati. Il mondo si
era ritrovato in guerra nel volger di pochi giorni, dopo averla temuta – e rischiata
– per lungo tempo. La Belle Epoque
era finita, le Cancellerie e le Diplomazie lasciavano finalmente il posto agli
eserciti. Il cannone parlava al posto delle parole. L’odio prendeva il posto
del timore. Un mondo che era rimasto sostanzialmente lo stesso esattamente per
100 anni entrava in un tritacarne da cui non sarebbe riemerso. Non più lo
stesso, almeno.
Il 28 luglio l’Austria dichiarò
guerra alla Serbia. Il resto venne di conseguenza, quasi come l’applicazione di
una formula matematica. La Russia era legata alla Serbia da un vincolo di
sangue, oltre che da interessi economici e strategici. La fratellanza slava era
un Cavallo di Troia per entrare nell’Adriatico, e mangiarsi una fetta cospicua
di ben due imperi plurisecolari in declino, quello asburgico e quello ottomano.
Di conseguenza, la Russia fu la prima ad aggiungersi ai belligeranti.
Tra due colossi dai piedi d’argilla,
la Germania era legata a Vienna dalla triplice Alleanza del 1882. Perciò,
malgrado ciò comportasse una guerra su due fronti che lo Stato Maggiore
prussiano paventava e avrebbe evitato molto volentieri, il Kaiser (che prendeva
le decisioni da solo, con buona pace non solo dello Stato Maggiore ma perfino
del Governo tedesco) dichiarò guerra allo Zar.
Kaiser Wilhelm II von Hohenzollern Imperatore di Germania |
Poi fu il turno della Francia,
legata alla Russia dalla Triplice Intesa. I francesi nutrivano un misto di
timore per la potenza prussiana e di desiderio di rivalsa dopo la sconfitta del
1870, che era costata loro oltre all’umiliazione anche la perdita di Alsazia e
Lorena. Stringendo la Germania da due lati, credevano di ottenere una facile
vendetta, con annessa liquidazione del problema dell’espansionismo tedesco una
volta per tutte.
Il 2 agosto il quadro strategico
era ormai delineato. Mancava la Gran Bretagna, che tuttavia era titubante a
lanciarsi in una avventura che stimava molto più complessa e di lunga durata
degli altri attori su quel palcoscenico. Inizialmente si avvalse di un cavillo
tecnico. L’Enteinte Cordiale del 1904
scattava qualora la Francia fosse stata attaccata. Inizialmente era stata la
Francia a creare il casus belli, ma la clausola dell’Intesa si verificò presto
allorché, il 2 agosto, la Germania ignorò la neutralità del Belgio.
Il Piano Schlieffen era stato
elaborato dieci anni prima dall’allora capo di stato maggiore prussiano. A
seguito della disfatta del 1870, i francesi avevano fortificato la frontiera
alsaziana e lorenese in modo massiccio. L’unico modo per i tedeschi di sfondare
era mediante l’aggiramento delle postazioni nemiche attraverso il Belgio e le
Ardenne. Un atto contrario alle consuetudini ed al diritto internazionale,
perché violava la neutralità di quel paese. Un atto che costringeva di per sé e
per l’implicazione di aggressione diretta al territorio francese la Gran
Bretagna ad intervenire.
Il B.E.F. inglese |
Il piano Schlieffen fu il
prototipo della blitzkrieg, la
guerra-lampo. Non ebbe l’esito atteso per poco, nel 1914 Von Moltke non aveva i
mezzi tecnici che 26 anni più tardi avrebbero decretato la vittoria dei suoi
successori von Rundstedt e von Manstein: i carri armati. Malgrado il Belgio
cadesse nelle mani del Kaiser, l’Inghilterra ebbe tutto il tempo di approntare
il suo British Expeditionary Force e
di spedirlo in Francia, dove partecipò alla tenuta del confine prima e alla
guerra di trincea interminabile nei quattro anni successivi.
Nel resto del mondo, le cose si
mossero nei mesi successivi. Il 29 ottobre l’Impero Ottomano entrò in guerra
bombardando senza preavviso le navi russe nel Mar Nero. Berlino aveva forti
investimenti economici a Istanbul, il principale dei quali, la favolosa
ferrovia Berlino-Baghdad, qualcuno sostiene che fu la vera causa dello scoppio
della guerra, ciò che armò la mano degli attentatori serbi a Sarajevo o che quantomeno
indirizzò le indagini successive della polizia imperiale in funzione favorevole
all’escalation.
Guerra di trincea |
Mancava solo l’Italia, transfuga
da una triplice Alleanza che la sua opinione pubblica aveva percepito come un
abominio, con un Risorgimento ancora da completare con Trento e Trieste. Gran
Bretagna e Francia la corteggiarono durante i lunghi mesi della Neutralità,
finché Sidney Sonnino e Antonio Salandra non si risolsero a impegnare il
governo del Re Vittorio Emanuele III a Londra l’8 aprile 1915. Il 24 maggio
successivo i fanti italiani passarono il Piave, per dare inizio alla Quarta
Guerra di Indipendenza. Negli stessi giorni, l’Alleanza a cui si erano uniti si
impantanava sui Dardanelli e in Medio Oriente, dove solo il carisma di Lawrence
d’Arabia nel sollevare le tribu arabe avrebbe sbloccato la situazione e
provocato la risalita verso Gerusalemme ed il crollo dell’Impero che aveva
ereditato le conquiste dell’Islam.
Nel 1917, era crollato anche l’Impero
Zarista sotto i colpi dei Bolscevichi di Lenin, ma il vantaggio della Germania
di ritrovarsi con un fronte solo era durato poco. Il bombardamento del Lusitania
aveva tirato dentro la guerra gli Stati Uniti, ormai affacciatisi alla ribalta
come potenza industriale ed economica già allora di primissimo piano. L’ultimo
anno di guerra sarebbe stata un’agonia per le potenze europee stremate da un
conflitto che avrebbe dovuto durare pochi mesi, e che invece con la sua
atrocità e la sua durata finì per spazzare via quel Mondo Antico che aveva
resistito immutabile (con poche ma significative scosse come la Rivoluzione
Francese) dalla caduta dell’Impero Romano.
Thomas E. Lawrence, detto Lawrence d'Arabia |
Non fu un caso che il peso
decisivo sulla bilancia fosse messo proprio dagli U.S.A., la prima delle
potenze moderne. Cominciava il secolo americano, che per affermarsi avrebbe
avuto bisogno di un nuovo e ancora più grande orrore circa vent’anni dopo. Il
primo si chiuse con un bilancio di 10 milioni di morti circa, 22 milioni tra
invalidi, feriti più o meno gravi e persone che avrebbero avuto la vita segnata
da traumi psicologici incurabili. Spostature varie a cui avrebbero attinto a
piene mani le avventure totalitarie del ventennio successivo. Le squadracce
nacquero infatti nella Prima Guerra Mondiale.
Anche il mondo contemporaneo
nacque allora. Nel 1917 il ministro degli esteri britannico Arthur Balfour con
la sua celebre dichiarazione aveva decretato la nascita del focolare nazionale
ebraico in Palestina. Il futuro stato di Israele, dopo l’Olocausto di 30 anni
dopo. Popoli che avevano sempre convissuto cominciarono a guardarsi in
cagnesco, sobillati dai rispettivi fanatismi religiosi. Una scelta politica
dell’Impero Britannico diventò una risoluzione delle Nazioni Unite, e poi un
principio che è andato fino ad oggi indigesto a tutti coloro nei quali continua
ad albergare nell’animo un antisemitismo ancestrale, passato a pié pari dal
cattolicesimo al fascismo alla democrazia post-bellica.
La gente si ammazza cento anni
dopo senza sapere perché, mentre altra gente fa il tifo sapendone anche meno. O
forse, cento anni dopo, semplicemente ci siamo stancati di un’altra lunghissima Belle Epoque. E siamo pronti per un
nuovo Armageddon.
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