La notte più lunga a Firenze e
dintorni nel 1944 fu quella di San Lorenzo. Chi era sfollato nelle campagne in
cerca di salvezza e di qualcosa da mettere sotto i denti, chi era invece
rimasto (per scelta o per necessità) in città a cercare di sopravvivere al duro
inverno in cui nazisti e fascisti repubblichini strinsero il capoluogo toscano
come il resto dell’Italia sotto il loro controllo in una morsa di terrore e di
sangue, tutti quanti quella notte ebbero un solo desiderio da esprimere, se
videro cadere una stella: che finisse presto.
Gli alleati erano vicini,
ormai. Il 4 giugno l’Ottava Armata britannica comandata dal generale Clark
aveva liberato Roma. Da quel momento, si pensava, risalire la Cassia sarebbe
stato un lampo, con l’aiuto anche delle Brigate partigiane. E invece no.
Soltanto il 27 luglio fu presa San Casciano, alle porte di Firenze. Altri due
mesi di sofferenze inaudite, di eccidi, di paura che sembrava senza fine.
Il 7 giugno i tedeschi fecero
irruzione a Radio Cora, l’emittente
da cui il Partito d’Azione trasmetteva notizie ed istruzioni ai fiorentini e ai
partigiani. I suoi membri furono catturati e portati a Villa Triste, per essere
consegnati nelle mani della Banda Carità, il gruppo di fanatici fascisti che
aveva preso in mano in città la polizia segreta una volta denominata OVRA.
Furono tutti barbaramente torturati e trucidati.
Il 15 toccò a Bruno
Fanciullacci, che aveva capeggiato il commando autore dell’azione dimostrativa
in cui era stato ucciso Giovanni Gentile, il filosofo teorico del fascismo.
Anche a Fanciullacci fu riservata la stessa sorte, e a molti altri, finché a
fine mese i repubblichini salirono sui camion che li portarono al nord, oltre
la Linea Gotica, lasciando la città nelle mani della Wehrmacht e delle SS
tedesche.
Sia i tedeschi che i
partigiani del CLN conversero su Firenze, i primi in ritirata, i secondi consapevoli
che in città si sarebbe combattuta una battaglia decisiva. Pare che Hitler
stesso desse l’ordine di far saltare tutti i ponti, ad eccezione del Ponte
Vecchio. Il Fuhrer si piccava di essere un estimatore dell’arte, e non se la
sentì di compiere anche quel crimine. Così dette l’ordine di far saltare tutti
i palazzi da ambo le parti del ponte, ordine che fu eseguito il 3 agosto.
Firenze non fu dichiarata
città aperta, ceduta cioé per accordo esplicito o tacito tra le parti
belligeranti alle forze nemiche senza combattimenti con lo scopo di evitarne la
distruzione, come era successo per Roma. Tuttavia i tedeschi non infierirono
sul patrimonio artistico, ma solo sugli abitanti. Gli Alleati limitarono i bombardamenti
agli obbiettivi militari strategici, e Firenze salvò i suoi tesori millenari.
Per i fiorentini fu un’altra
questione. L’ultima settimana fu un’agonia. Il CLN, il Cardinale Dalla Costa,
gli Alleati condussero trattative informali con il Comando Tedesco per limitare
i danni e i disagi. Fu dichiarato il coprifuoco per tutte le ventiquattro ore
giornaliere.
Il 4 gli Alleati arrivarono a
Porta Romana, nei giorni successivi alcune brigate partigiane si infiltrarono
nei quartieri periferici a nord e a sud della città e presero contatto con il
loro esercito. Il 9 venne ucciso il capo partigiano Aligi Barducci, nome di
battaglia Potente. Il 10 i tedeschi cominciarono finalmente a ritirarsi
attestandosi lungo i Viali di circonvallazione e il torrente Mugnone.
Quella che seguì fu la notte
più lunga. Gli Alleati si rifiutarono di passare subito l’Arno finché la
situazione non fosse diventata più sicura. Il CLN decise che le brigate
partigiane dovevano prendere in mano la situazione, come già era successo a
Napoli.
Alle 6:45 della mattina
dell’11 agosto, i fiorentini sentirono suonare la Martinella di Palazzo
Vecchio. Era il segnale dell’insurrezione. Il CLN si instaurò a Palazzo
Medici-Riccardi e dichiarò il primo governo provvisorio di Firenze liberata. I
partigiani combatterono contro i tedeschi e i franchi tiratori fascisti casa
per casa, ricacciandoli lentamente verso nord.
Il 13 gli Alleati si decisero
finalmente a gettare sull’Arno dei ponti Bailey e ad attraversarlo. Ci vollero
altri 10 giorni di combattimenti durissimi per buttare fuori i nazifascisti da
Firenze. Careggi venne liberata il 31 agosto, Fiesole il 1° settembre. Il 13
settembre il socialista Gaetano Pieraccini venne nominato primo Sindaco di
Firenze post-fascista. C’era voluto un mese, ma i fiorentini avevano recuperato
la libertà, e avevano salvato la loro città e la loro dignità.
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