L’A.C.F. Fiorentina
comunica che il calciatore Giuseppe Rossi si è sottoposto ad accertamenti diagnostici che hanno
escluso lesioni muscolari a carico dei flessori della coscia . Dal controllo tuttavia sono emersi segni di sovraccarico a livello del
ginocchio destro. L’atleta sarà sottoposto ad un periodo di riposo e cure del
caso per almeno 7 giorni, al termine dei quali sarà sottoposto ad ulteriore
controllo.
Seppellite il
mio cuore a Wounded Knee. Firenze ripiomba nell’angoscia per il ginocchio più tribolato e
idolatrato dai tempi di Roberto Baggio (passando per Stevan Jovetic). Di colpo
tutta l’euforia accumulata nelle scorrerie sudamericane e iberiche, fino alla
vittoria prestigiosa contro i campioni d’Europa del Real Madrid in terra polacca,
si dissolve al termine delle poche righe con le quali la Fiorentina spiega il
perché Pepito non è volato a Varsavia e difficilmente prenderà l’aereo per
Roma.
Firenze è una
città particolare. I suoi abitanti oscillano tra la consapevolezza di un grande
destino (più spesso simile al fatidico “grande avvenire dietro le spalle”) e la
paranoia di un complotto mondiale che li cinge d’assedio e mortifica qualsiasi
tentativo di rinverdire, soprattutto in ambito calcistico, i fasti di un
passato glorioso. E così, non appena succede l’inevitabile, cioè che il carico
di lavoro straordinario della preparazione estiva si fa sentire nelle
articolazioni di colui che indubbiamente è il pezzo più pregiato ma anche
quello più delicato della Banda Viola, ecco che riaffiorano le varie sindromi
da tifo ansioso. Se non ci pensa la F.I.G.C. a farci le scarpe, ci pensiamo da
soli. Prandelli aveva ragione! (notare il tono millenaristico, da predicatori
evangelici di altri tempi), come del resto l’aveva Savonarola! Mala tempora
currunt, la Roma farà strame di noi, retrocederemo! E chi peggio ne ha più ne
metta.
Come diceva un
commentatore illustre, il tifoso in quanto tifoso predilige non pensare a
niente. A questo “pensiero debole”, per dirla con Gianni Vattimo, si accompagna
spesso una mania di persecuzione – almeno in riva all’Arno – pressoché assoluta.
Siamo i pellirosse costretti in riserva, che alla fine nell’anno 1973 dopo
decenni di vessazioni da parte delle Giacche Blu mandate dal Grande Padre
Bianco di Washington sbottano e si ribellano proprio lì, a Wounded Knee (notare
il nome fatidico) dove si era compiuto un secolo prima l’ultimo massacro delle
Guerre Indiane. E noi viola dove potremmo radunarci? A Cagliari, ad Avellino o
a Montesenario?
Fuor di
metafora, quella di Pradé scommessa era e scommessa resta. Come già quelle di
Robertino Baggio (a cui non impedirono di essere acclamato come uno dei più
grandi fuoriclasse di tutti i tempi), le articolazioni di Pepito meritano
riguardo. I carichi di lavoro normali per i suoi compagni a lui sono e saranno
vietati, per tutto il resto della sua carriera.
Probabilmente il
mese di preparazione ai mondiali (poi risultato inutile) seguito dal mese di
vacanze e poi da quello della ripresa della preparazione estiva in viola hanno
sovraccaricato i legamenti martoriati del nostro numero 22, ma se non fosse
successo ora sarebbe successo più avanti. Perché l’unica cosa certa è che pur
non infortunandosi, il fenomeno italo-americano 60 partite circa a stagione per
90 minuti non può reggerle. Magari la metà sì, però, se lo si sa gestire. Vediamo
se Montella riesce là dove mostri sacri del passato hanno gettato la spugna. Ogni
riferimento a Cesare Prandelli è assolutamente voluto.
Insomma, cari
tifosi viola, da dove viene il pessimismo cosmico, il millenarismo che aleggia
sopra le rive dell’Arno proprio in questa estate così promettente, con il
record di abbonamenti del 1981-82 (formidabile quell’anno) superato e con
quello assoluto nel mirino? Continuare a pensare che in F.I.G.C. ci siano
dipendenti assunti allo scopo esclusivo di danneggiare la Fiorentina, oppure
che nella stessa Fiorentina ci sia esclusivamente gente incapace o peggio in
malafede rischia di farci avvelenare anche un’annata che invece potrebbe
promettere molto.
La panchina
quest’anno è più lunga, l’anno scorso non avevamo né il Bernardeschi capace di
regolare l’Arezzo da solo né il Babacar che insieme a Supermario Gomez ha messo
in difficoltà la retroguardia campione d’Europa. D’accordo che la Legge di
Murphy (“se qualcosa può andare storto, lo farà") l’abbiamo praticamente
scoperta e brevettata qui a Firenze, ma insomma, anche nell’estate del 1968
erano convinti che si sarebbe lottato per non retrocedere. Com’è andata invece,
lo sanno tutti, i bambini di allora e quelli di adesso.
Saremo anche dei
chiacchieroni, come dice qualcuno, ma la specie di quelli che rischiano, che
osano, ci piace di più. La Fiorentina che scommette sulle ginocchia di Jovetic,
di Gomez, dello stesso Rossi non è detto che debba buscarne sempre. Il Codice
Etico è una gran bella cosa, i trofei da mettere in bacheca lo sono di più. Ce
ne siamo resi conto quest’estate, continuare sarebbe assai bello, e crediamo
che Montella sia il primo a rendersene conto. Con i piedi e, perché no, con le
ginocchia di Rossi è possibile.
Se poi dovesse
andare tutto male (il che vorrebbe dire comunque respirare aria di casa), mi
raccomando. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee.
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