Si chiamava Betty Jane Perske.
Suo padre era polacco, sua madre rumena, entrambi di religione ebraica, lei era nata nel 1924 e poco dopo avevano trovato scampo negli Stati Uniti. A Ellis Island, gli agenti
dell’immigrazione trovarono più semplice registrarla con il cognome della
madre, Weinstein Bacall (letteralmente “bicchiere di vino”). Laureen fu un nome d’arte, il resto lo fece
il destino: Leslie Howard, Bette Davis, l’Accademia di Arti Drammatiche,
Broadway, e alla fine Howard Hawks.
Il grande regista cercava una
giovane attrice da affiancare al mito, Humphrey Bogart, nel film Acque del sud, uno di quei war movie con cui Boogey dava il suo
contributo alla causa. Dopo Casablanca,
il capolavoro immortale con cui aveva convinto anche il più scettico e
isolazionista degli americani da che parte stare, aveva continuato a fare la
sua parte. Ci voleva una compagna alla sua altezza per mandarlo nelle acque
della Martinica francese a combattere i collaborazionisti di Vichy.
Difficile trovare qualcuna che
riuscisse a far dimenticare Ingrid Bergman, la leggendaria compagna di Roberto
Rossellini, la moglie di Viktor Laszlo, colei per la quale Sam avrebbe continuato
a suonare As time goes by all’infinito.
Eppure c’era. Laureen era bella,
brava e capace di fulminargli il cuore. Laureen aveva 19 anni, Boogey 25 più di lei. La sposò e rimase
l’unico grande amore della sua vita, anche se dal 1957 la lasciò vedova perché
le tante sigarette fumate dentro e fuori il set reclamarono alla fine il
tributo anche al più grande di Hollywood.
Sono passati quasi sessant’anni,
la vita è andata avanti per Laureen fino alla notte scorsa. La vita va sempre
avanti e offre tante vie d’uscita che in realtà non portano da
nessuna parte. Se hai amato Humphrey Bogart, non puoi far altro che aspettare
come meglio ti riesce il giorno in cui lo riabbraccerai di nuovo. Finché la
notte del 13 agosto 2014 finalmente il destino ti accontenta.
Da stanotte Laureen è di nuovo
tra le braccia di Boogey. Il cerchio
si è chiuso. Il grande sonno, la
Signora che alla fine viene inesorabilmente a chiedere conto delle nostre vite,
finalmente ha fatto giustizia. E il finale, che lo abbia scritto Raymond
Chandler o dio solo sa chi, è per forza quello giusto.
Here’s looking at you, kid. Eravate così belli che dopo di voi
andare al cinema è stata una continua lotta con la nostalgia.
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