venerdì 6 marzo 2015

L'Uragano Mohamed devasta Torino



E adesso, come vogliamo chiamarli? Dopo Leoni di Londra ed Eroi di Milano? Per lo sbancamento di Torino che cosa inventiamo? La Curva suggerisce “immensi”. Forse l’aggettivo migliore, il più gratificante è “normali”.
Incontrare la capolista allo Juventus Stadium e batterla al termine di una partita in cui per lunghi tratti ha fatto addirittura possesso palla e ha fatto sì che in uno stadio completamente esaurito si sentissero soltanto i duemila coraggiosi saliti al seguito da Firenze è più di quanto forse questa Fiorentina avrebbe mai potuto sognare.  O quanto forse sognava da tempo, e non avrebbe mai pensato di vedere avverarsi. Eppure la Fiorentina porta a casa la partita della vita in un modo appunto quasi normale, giocando a viso aperto e facendo sembrare tutto più facile di quello che è, come le succede da qualche settimana.
Un anno dopo la sfida che valse il passaggio ai quarti di finale della scorsa edizione di Europa League, bianconeri e viola si ritrovano per un altro capitolo della faida infinita. Stavolta in palio c’è la finale di Coppa Italia 2015, obbiettivo dichiarato di entrambe.
Rispetto ad un anno fa, malgrado l’assenza di Pirlo ed un Pogba non in perfette condizioni, la squadra che anche quest’anno guida il campionato fa vedere fin da subito di essere ancora sui suoi livelli abituali. Nei primi minuti Vidal potrebbe far male due volte al colore viola. Nei successivi novanta, per quanto spesso confusionari per la mancanza del genio ispiratore del Pirlo nazionale, i bianconeri quando scendono attaccando in massa o ripartendo in contropiede fanno spesso paura.
Quello che non ti aspettavi e potevi solo sperare, appunto, è di constatare quanto è cresciuta la Fiorentina, in questo ultimo anno. Anche i viola fanno paura adesso quando manovrano la palla per interi minuti sulla tre quarti juventina, oppure quando scattano in contropiede con le loro trovate - o ritrovate - armi letali. Non ci sono più ali retrocesse a terzini (come il Cuadrado di un anno fa) o falsi nueve. I nove stasera sono veri, e supportati da una squadra che da un paio di mesi gioca come un plotone di assaltatori e trasforma in oro tutto quello che tocca.
Di fronte alla solita Juventus o quasi, stavolta si presenta una Fiorentina più tosta, più consistente. A parità di tecnica spesso i bianconeri in passato erano venuti fuori alla distanza con la dirompente fisicità, oltre che con qualche genialata del loro mago delle punizioni. Stavolta perfino Mati Fernandez regge botta, e dire che di botte ne prende anche tante. Stasera poi la Fiorentina ha qualcosa che i blasonatissimi avversari non hanno, malgrado Allegri decida ben presto di ricorrere a Tevez, il capocannoniere del campionato, in sostituzione dell’infortunato Coman.
Non è dato sapere che cosa passasse per la testa a direttore sportivo e allenatore del Chelsea quando hanno deciso di privarsi delle prestazioni di Mohamed Salah per prendere in fretta e furia Cuadrado a gennaio. L’egiziano in questo momento è un giocatore capace di oscurare Cristiano Ronaldo e di richiamare alla memoria il miglior Maradona, quello per capirsi del secondo gol all’Inghilterra ai mondiali del 1986.
E’ appena passato il decimo minuto quando su una ribattuta di Gonzalo su calcio d’angolo in favore della Juventus Salah prende palla al limite della propria area e si invola in un coast to coast forse appena un capellino meno spettacolare di quello di Dieguito ma altrettanto efficace. La sterzata a metà campo con cui si libera dell’ultimo uomo Padoin e il tiro al sette con cui dopo una galoppata di settanta metri fulmina Storari sono le prime due pietre preziose incastonate in questa partita dal fuoriclasse egiziano. Chissà se Mourinho sta guardando questa partita. Di sicuro i tifosi viola lo stanno facendo tutti. In quel momento si stropicciano gli occhi e da quel momento cominciano a crederci.
La Fiorentina prende coraggio da quella prodezza e dalla consapevolezza che il gap con la capolista si è in qualche modo ridotto, e non solo per l’acquisto di questa Ira di Dio, anzi di Allah, venuta dall’Egitto via Londra. Per lunghi tratti si rivede la Fiorentina spagnola, quella che tiene palla in modo anche pregevole e poi all’improvviso cerca l’affondo. Non è solo Salah a provarci, anche Gomez e Joaquin stasera sono un piacere per gli occhi. Nella Juve, l’assenza di Chiellini contribuisce a incrementare le opportunità per i viola.
I bianconeri comunque quando riprendono palla sono sempre temibili. Basta un niente e te li trovi al tiro, come al 23’ quando Pepe riceve palla sulla destra e crossa dalla tre quarti. Nessuno si ricorda di saltare insieme a Llorente (sarà l’unico errore della splendida partita di Basanta), che con uno stacco imperioso fulmina l’incolpevole Neto.
Tutto da rifare? Intanto c’è il gol segnato fuori casa, poi c’è una Fiorentina che non si abbatte e continua a mettere in campo la sua ritrovata personalità. Il portiere sarà anche già della Juve, ma stasera gioca ancora per i viola, e lo fa da grande portiere quale è diventato. Neto rischia anche l’incolumità in una circostanza sbattendo contro il palo in ricaduta, in altre rischia il buon nome proprio gettandosi sui piedi dell’Apache o dei suoi compagni d’attacco bianconeri.
Gomez va a prendersi palla in difesa e lotta su tutti i palloni. In un’occasione disimpegna con Salah nello stretto settore difensivo di sinistra manco fosse Cabrini che duetta con Causio. Stasera perfino Kurtic gioca a livello quasi di eccellenza, peccato che la sua mira sia sbilenca. Stasera va tutto bene alla Fiorentina. Ancor meglio nella ripresa, dove la Juventus stenta a prendere l’iniziativa ed i portatori di palla viola si divertono a farla girare in attacco manco fossero quelli del Barcellona.
L’ora è la stessa di san Siro, il 10’ della ripresa, quando l’Uomo delle Piramidi sbanca anche lo Juventus Stadium. Il gol stavolta ricorda quello di Diamanti all’Atalanta. Solo che vale molto di più. La palla piazzata da Salah alle spalle di Storari vale per la Fiorentina una ottima chance di qualificarsi alla seconda finale consecutiva di Coppa Italia a spese della rivale di sempre. Per la Juventus vale la prima sconfitta casalinga dall’aprile 2013, l’ultimo a riuscire nell’impresa di portar via tre punti da questo stadio era stato nientemeno che Il Bayern Monaco.
Nei quaranta minuti restanti, lo splendido tabellino viola mostra che Neto e compagni corrono solo un pericolo su una ciabattata inguardabile di Pereyra e un altro sulla zampata dell’Apache a cui Neto chiude la porta da par suo. E’ forse il dato più eclatante di questo match. La Juventus ci mette tutto quello che ha per raggiungere il pareggio, e non è poco come dimostra anche il campionato attuale. Sembra poco semmai per merito della Fiorentina che stasera non concede niente. Anzi potrebbe chiudere il discorso qualificazione negli ultimi minuti, se Diamanti (subentrato a Salah) e Ilicic (subentrato a Mario Gomez) non sprecassero davanti a Storari una occasione analoga a quella avuta dal Tottenham a Firenze e sventata clamorosamente da Neto.
Finisce con un 2-1 che è sempre un risultato storico qui a Torino per la Fiorentina. La quale non deve illudersi affatto – come insegna anche la storia recente – di aver ancora ottenuto alcunché, in vista di una durissima gara di ritorno. Ma può assolutamente confortarsi con le certezze di gioco e di personalità raggiunte.
Il calcio italiano invece può confortarsi con lo spettacolo dell’abbraccio finale tra bianconeri e viola che è soprattutto un messaggio di speranza per il futuro. Considerato da dove partono queste società e queste tifoserie ogni volta che si confrontano, c’è da auspicare che nemici che si odiano con tutto il cuore possano un giorno diventare “normali” avversari sportivi. Ne guadagnerebbe tutto il movimento sportivo, come si dice in questi casi. Ne guadagnerebbe un paese dove si tornerebbe a parlare di ordine pubblico per motivi più seri e soltanto per quelli. Ne guadagnerebbe soprattutto la Fiorentina, per quanto si è visto ieri sera. Se si gioca a calcio e basta, a Firenze in questo momento si può sognare.

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