16 marzo 2015
Ci si gioca tutto in tre giorni. Come è giusto che sia. Sono queste le situazioni che fanno crescere, che fanno diventare – se uno le regge – quella grande squadra e quella grande società che sogniamo da tanto tempo. Dai tempi di Pontello, quando i tifosi viola cominciarono a pensare in grande e arrivarono le prime delusioni, con tanto di autocommiserazione: “non ci faranno mai vincere”.
E’ venuto il momento invece di riprovarci. Un anno fa la corsa si fermò contro una Juventus che non aveva dimostrato di essere più forte tecnicamente, ma semmai più attrezzata psicologicamente (la differenza, in fondo, la fecero due calci di punizione, uno calciato malamente da Borja Valero, l’altro magistralmente da Andrea Pirlo), e poi contro un Napoli a cui fu permesso di fare – dentro e fuori dal campo – di tutto e di più. Quella notte all’Olimpico furono “liberati i mannari”, inevitabile che la Fiorentina finisse sbranata.
Un anno dopo, c’è tanta consapevolezza in più, oltre ad un Salah che potevamo solo immaginare nei sogni più sfrenati. Ci sono anche gli stessi infortuni a lungo termine ed alcune scelte societarie di contorno forse discutibili. Ma c’è anche la consapevolezza che, per quanto riguarda questo “ciclo” almeno, è ORA O MAI PIU’. La proprietà Della Valle è la seconda più lunga della storia della Fiorentina, dopo quella del fondatore, il leggendario marchese Ridolfi. E per adesso è ferma ai proverbiali “zero titoli”.
Il ciclo che si sta consumando è il secondo importante da quando i Della Valle presero la Fiorentina. Dopo Prandelli, Montella cerca di lasciare sulla panchina viola un segno che sia qualcosa di più dei complimenti ricevuti per il bel gioco e per le innovazioni tattiche, un trofeo da aggiungere ad una bacheca ormai ferma al 2001 e che sta diventando ogni giorno più triste e polverosa. Stando ai progetti dichiarati della società, questo intendimento è lo stesso dei proprietari della Fiorentina.
Dei tifosi non se ne parla, la voglia di veder rivincere qualcosa è tanta, al netto del pessimismo insito in quel purtroppo generalizzato “non ci faranno mai vincere” che dopo il 2002 è diventato un coro imponente come quello del Nabucco.
Il momento è qui, adesso. Basta lamentele sui sorteggi e sugli arbitraggi, sulla Federazione, sul potere dentro e fuori dal calcio, sulle strisciate e sulel altre “colorate” che sempre e comunque vengono aiutate. Cominciamo ad aiutarci da soli. Con la Juventus l’appuntamento decisivo è più avanti, c’è tempo per concentrarsi su una “vendetta sportiva” che sarebbe storica e riparatrice di tante amarezze subite negli ultimi 30 anni.
Adesso è il turno di Milan e Roma. Entrambe mai così abbordabili negli ultimi anni. Entrambe ostacolo non insormontabile verso un risultato di prestigio. Stasera i rossoneri proveranno a salvare la panchina di Inzaghi e ad impedire alla Fiorentina di riavvicinarsi al Napoli, lasciato fermo al palo dagli amici veronesi. Giovedi all’Olimpico il “dentro o fuori” con i giallorossi, verso i quarti di finale di una Europa League sfiorata nel 2008 e malissimo gestita l’anno scorso.
Azzardiamo un pronostico? E’ più difficile stasera rispetto a giovedi. Il Milan è all’ultima spiaggia per salvare tante cose, in primis tecnico e stagione complessiva. E poi è un fatto che quest’anno la Fiorentina rende di più lontano dal Franchi, ha vinto assai più fuori casa che in casa, con buona pace delle velleità spagnoleggianti dei profeti del tiki taka. In contropiede si va che è un piacere, e l’unica vittoria sulla Roma della gestione Montella è arrivata proprio a Roma. Allora ci fu un Gomez miracolosamente risorto e quasi tornato ai suoi livelli di Bundesliga. Ora c’è un Salah che come il Cuadrado prima maniera (e forse in certi momenti anche di più) sembra un’ira di Dio, anzi di Allah, inarrestabile. Padoin è ancora negli spogliatoi dello Juventus Stadium a cercare di ripettinarsi.
Forza ragazzi, il momento è qui, adesso. Ci sarà tempo per riposarsi, meglio se portandosi a letto qualche Coppa come orsetto della buonanotte. Ci pare di ricordare che è una sensazione niente male.
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