Non si fermano più. O
meglio, dovranno fermarsi dopo Udine a causa della sosta pasquale, e così poter
recuperare anche qualche infortunato, ma se dipende da loro a questo punto
vanno a dritto. Da Roma a Roma è passato un mese, costellato di vittorie
clamorose. Dai quarti di Coppa Italia agli Ottavi di Europa League. Tutte le
strade hanno riportato a Roma, intesa come Stadio Olimpico. Dove la Fiorentina
ha alla fine clamorosamente stroncato la Roma, intesa come squadra, aprendosi
davanti una primavera che rischia di essere altrettanto storica dell’inverno
appena concluso.
Le squadre che scendono in campo
alle 19,00 sono in condizioni diametralmente opposte. Alla Roma troppi impegni
a cui far fronte con una panchina non adeguata - e ulteriormente indebolita a
gennaio - stanno presentando il conto. I giallorossi sono nella condizione
tipica di chi è sull’orlo di una crisi non ancora maturata, basta un episodio in
un senso o nell’altro a far precipitare le cose o a farle ripartire per il
verso giusto. In più, quello che una volta era un motivo di forza, il pubblico,
adesso lo è diventato di preoccupazione. I romanisti sono pronti ad esplodere,
se la squadra farà altri passi falsi.
La Fiorentina al contrario ha
trovato come per incanto fiducia, condizione e rinforzi adeguati. Si rende
conto della propria forza accresciuta e delle difficoltà dell’avversario. E
viene messa in campo da Montella con tutte le intenzioni e molte chances di
approfittarne. Al punto da correre anche qualche rischio calcolato.
Almeno tre giocatori non sono al
meglio delle condizioni: Savic regge per 40 minuti prima di arrendersi agli
effetti di un rientro affrettato, ma a quel punto di fronte c’è un avversario
allo sbando, seppellito da tre gol pesantissimi; Babacar ha una condizione
approssimativa, qualunque avversario è in grado di sopravanzarlo o di spostarlo
con una spallata, è sempre in ritardo sui palloni e ciabatta malamente fuori l’unica
occasione che Salah riesce a confezionargli come un sarto di gran classe; chi
invece mostra timidi segnali di ripresa è Borja Valero, che gioca ai suoi ritmi
compassati solitamente dannosi per l’efficacia degli affondi della squadra, ma
stasera invece utilissimi per trattenere il pallone al di fuori della portata
dei romanisti, costretti spesso a torelli
estenuanti.
Dopo venti minuti la sorte di
questo spareggio italiano per l’Europa è già segnata. Sembra quasi di
riassistere a Brasile - Germania degli ultimi mondiali. La Roma crolal al suolo
come un pugile suonato. La Fiorentina dilaga come mai altre volte a memoria di
tifoso.
All’8’ Joaquin dà dentro per Mati
Fernandez che affonda secco, Holebas è in ritardo e lo stende, l’arbitro non ha
il minimo dubbio: calcio di rigore e possibilità per i viola di annullare
subito l’handicap del gol preso in casa dai giallorossi.
L’arbitro è il turco Cuneyt Cakir,
uno dei migliori in circolazione. Agli ultimi mondiali ha diretto una partita
non facile, la semifinale Argentina – Olanda, e nessuno ha avuto da
recriminare. Stasera dà un saggio della distanza non tanto tra gli arbitri
europei e quegli italiani, ma piuttosto tra le regole europee e quelle
italiane. Sul dischetto va Gonzalo Rodriguez, che dà prova di hombrìa – come dicono al suo paese –
calciando il rigore senza esitazioni alla sinistra di Skorupski, dimostrando di
aver completamente assorbito l’errore di Marassi con la Sampdoria.
Cakir gela tutti, facendo
ripetere il tiro. Le immagini in replay mostrano che ha ragione e non si merita
le maledizioni dei tifosi viola. Prima ancora che Gonzalo tiri, mezza Roma e
mezza Fiorentina si sono riversate in area. In Italia non ci fa mai caso
nessuno, ma all’UEFA a queste cose ancora ci stanno attenti. Peccato che Basanta
ecceda con le proteste facendosi ammonire e guadagnandosi uno stop per la
prossima partita di Coppa. In compenso, Gonzalo è un argentino dagli occhi di
ghiaccio e ripete il tiro vincente semplicemente cambiando angolo: stavolta
Skorupski a sinistra e pallone a destra.
La Roma, che non aveva cominciato
nemmeno malaccio, accusa il colpo che temeva potesse arrivarle. Molti dei suoi
giocatori sono pronti ad andare nel pallone. Ha un bello sbracciarsi con una
mimica divertente ed eloquente il suo allenatore Garcia. L’assenza di Naingollan
si sente, De Rossi annaspa in debito di ossigeno, Totti osserva sconsolato
dalla panchina, il solo Florenzi prova a combinare qualcosa di buono, come un
predicatore nel deserto. Llajic viene ben presto beccato da un pubblico che ha
già perso la pazienza e viene risucchiato nella mediocrità generale dei suoi.
Dall’altra parte, con il vento
che ormai soffia maestoso dietro le spalle, i viola sembrano undici fenomeni, e
in qualche caso addirittura lo sono. Passano neanche 10 minuti dal rigore che
si compie il destino della Roma. Su un retropassaggio diretto in angolo
Skorupski va a bloccare il pallone rilasciandolo sui piedi dell’accorrente
Marcos Alonso, che con notevole intuizione ha creduto in una possibilità di papera da parte del portiere polacco. Per
lo spagnolo è un gioco da ragazzi portarsi il pallone fino in rete e andare
sotto la curva dei tifosi viola a godersi il delirio che ha appena scatenato.
Da quel momento allo Stadio
olimpico si sente solo Firenze. Il pubblico di fede giallorossa abbandona lo
stadio per rientrarvi soltanto nei minuti finali a dar sfogo ad una
pesantissima contestazione. Sembra di stare al Franchi, quando Basanta segna al
21’ il
terzo gol con uno stacco di testa imperioso su calcio d’angolo, che restituisce
con gli interessi quello di Keita che era costato il pareggio una settimana
prima. Nel corso dei festeggiamenti, Borja Valero lo colpisce per eccesso di
gioia ferendolo ad uno zigomo, ma stasera va bene tutto. Tutto fa parte di un
film che a Firenze verrà riguardato a lungo.
La Roma è in ginocchio, la
Fiorentina non infierisce, anche perché le energie vanno dosate. Se da una
parte i muscoli cedono a Keita, dall’altra si riacutizza l’infortunio a Savic. A
qualcuno la stagione densa di impegni sta presentando il conto. Entrano rispettivamente
il giovane Verde e Tomovic. Non cambia niente, anche se la Roma un paio di
sussulti li ha, la prima volta con Llajic che impegna Neto in una ribattuta a
pugni chiusi, la seconda con Pjanic che supera il portiere, nella circostanza salva
Borja Valero sulla linea.
La ripresa è un conto alla
rovescia, per la Fiorentina verso la festa, per la Roma verso la inevitabile contestazione.
Salah tenta di ripetere per due volte la fuga
per la vittoria riuscitagli a Torino contro la Juventus, una volta gli dice
di no la traversa, la seconda il palo. Babacar si mangia un assist al bacio
dell’egiziano, prima di essere sostituito da Vargas. Il senegalese non la
prende bene, lunedi scorso Montella aveva quasi dovuto insistere per farlo
entrare in campo, stasera deve tranquillizzarlo per la sostituzione. Qualcuno
dovrebbe parlare con questo ragazzo e ridargli un po’ di serenità, che al
presente sembra avere smarrito.
C’é ancora spazio per un
contropiede di Gervinho che sembra la fotocopia di quello che aveva fruttato il
2-0 alla Roma nella prima di campionato. Quanto tempo è passato, allora i viola
erano alle prese con il caso Brillante,
adesso è sufficiente che Basanta accompagni l’ivoriano verso la linea di fondo
perché questi si intrighi da solo sul pallone rimediando una figura abbastanza
modesta.
C’è spazio anche per l’espulsione
finale di Llajic per doppia ammonizione. Il serbo sembra aver compromesso la
sua permanenza anche qui a Roma, come già successe a Firenze un paio di anni
fa. Un altro giocatore di talento che stenta a trovare adeguata maturità. Esce
mentre gli ex compagni in viola fanno melina finale e mentre gli attuali
compagni in giallorosso si preparano a subire la contestazione dell’Olimpico
inferocito.
Ci vuole tutto il senso di
responsabilità di due romani de Roma
come Totti e De Rossi per convincere la squadra giallorossa ad andare ad
assumersi le proprie responsabilità di fronte ad una Curva Sud che non
risparmia né sputi né insulti. Sembra un Colosseo inferocito che invoca l’ingresso
dei leoni a sbranare i cristiani.
Eppure, al di sopra di questo
magma di furore ribollente, si continua a sentire soprattutto Firenze. Dall’altra
parte dello stadio, gli oltre 2.000 tifosi viola abbracciano idealmente i
propri gladiatori. La Roma che una volta sembrava invincibile è stata raggiunta
e superata. Le porte dell’Europa si sono di nuovo dischiuse.
A Campo di Marte, nella notte, ad
assistere al ritorno della squadra e a Salah che si fa i selfie con i tifosi c’è un mare di folla come non si vede da quando
Osvaldo espugnò Torino, e prima ancora da quando Batistuta espugnò Bergamo. In
Via Mannelli non entra più nemmeno uno spillo.
Si aspetta il sorteggio di Nyon.
Da ieri sera Firenze si sente in tutta Europa. Nessuno si augura di incontrare
questa Fiorentina.
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