Lo abbiamo definito più
volte uno dei migliori spot del nostro calcio, altrimenti sempre più derelitto.
Fiorentina-Roma va in onda per la quarta volta in questa stagione, e stavolta
non si gioca in Italia ma in Europa. A poche ore di distanza da un Chelsea –Paris
Saint Germain che è apparso francamente lo spettacolo di un calcio ormai di un
altro pianeta, quella viola e quella giallorossa sono tra le poche squadre in
grado di consolarci, anche se i segni di una stagione logorante si fanno ormai
sentire.
Rispetto ai precedenti incontri,
Fiorentina e Roma sono fedeli a se stesse eppur diverse. A questo punto i
turnover sono dettati più dagli infortuni che da reali necessità atletiche o
tattiche. L’istinto è sempre quello, giocare la palla in velocità per aggirare
l’avversario, ma gambe e testa rispondono come possono.
Per fortuna rispondono bene, anzi
benissimo, i tifosi. Il match è preceduto dagli ottimi riscontri dell’iniziativa
calcio + cultura. Degli oltre duemila tifosi romanisti saliti a Firenze, si
calcola che siano circa cinquecento coloro che hanno approfittato della
possibilità di utilizzare il biglietto dello stadio anche per la visita ai
musei del capoluogo toscano. La vigilia ed il post partita si svolgono quindi
in un clima di assoluta civiltà. Romani e fiorentini danno dunque una bella
lezione all’Europa, e se Erasmo fosse nato da queste parti anziché a Rotterdam c’è
da credere che avrebbe scritto l’elogio della assennatezza piuttosto che quello
della follia che l’ha reso celebre.
Venendo al calcio, non è invece il
momento migliore per dare lezioni, anche se le due squadre cercano di
affrontarsi a viso aperto. La Roma sta insieme con i cerotti, e perde altri due
pezzi a partita iniziata. Daniele De Rossi si strappa probabilmente nell’azione
del vantaggio della Fiorentina, Holebas poco dopo. Dopo 25 minuti Garcia ha già
dovuto spendere due cambi.
Montella appare messo meglio solo
in apparenza. Ha già dovuto schierare una squadra senza attaccanti di ruolo
perché Babacar pare ancora non in grado di tornare in campo, e per fortuna che
stasera il falso nueve Ilicic è un po’ meno falso del solito, e addirittura è
lui a portare in vantaggio i viola, su assist di quel Salah che come il
Cuadrado degli ultimi tempi si trova più spesso a impostare il passaggio
piuttosto che a riceverlo.
La Fiorentina per quasi un tempo
sembra la solita degli ultimi tempi, giro palla in velocità e inserimenti sulle
fasce. In realtà il suo è un fuoco che è destinato a non durare. Anche il
centrocampo viola ha diversi punti deboli. Dei tre titolari scelti da Montella,
uno è destinato a strapparsi per logorio eccessivo, Pizarro, uno non è né un
fuoriclasse né un fulmine di guerra, Badelj, uno ormai vive soprattutto di
ricordi, Borja Valero. Finche tutti corrono e supportano i tre davanti e i
quattro dietro (con Tomovic ancora preferito a Richards, chissà perché Montella
l’inglese non lo vede proprio) il gioco funziona, appena calano fiato e idee i
nodi vengono al pettine e la Roma dall’orlo del baratro torna in partita.
Gol di Ilicic |
Tra l’infortunio di De Rossi e quello di Pizarro si capisce la reale
dimensione di queste due squadre. Tutte e due sono orfane a quel punto dei loro
condottieri, ma i giallorossi – come già è successo quando si sono trovati con
le spalle al muro – riescono in qualche modo a tirare fuori orgoglio ed energie
residue per qualche giocata individuale che prima o dopo frutta il risultato
atteso. I viola invece si spengono progressivamente, mortificati da una
panchina non sufficientemente lunga per una squadra impegnata ancora su tre
fronti, ed anche purtroppo da una presunzione non giustificata né dalla qualità
del gioco né dalle energie psico-fisiche rimaste.
Succede infatti che una squadra
che si trova in vantaggio (meritatamente) grazie a quella che risulterà
comunque l’unica azione finalizzata da un tiro nello specchio della porta nelle
ultime due partite tra Lazio e Roma riesce poi a farsi sorprendere in
contropiede da una avversaria stanca e in difficoltà almeno in quattro occasioni.
E meno male che, in assenza di Totti e di altre soluzioni d’attacco efficaci, l’uomo
migliore di giallorossi nonché il suo capocannoniere stagionale Adem Llajic
sembra stregato stasera quasi dalla nostalgia dei suoi trascorsi in viola. Il
serbo ha almeno due volte l’occasione di pareggiare per i suoi, e in entrambe
le circostanze i regali che fa ai suoi ex compagni sono clamorosi.
Mateu Lahoz |
Nella prima circostanza, è il 41’ quando per la prima volta
la Roma libera un uomo in area della Firoentina. E’ Florenzi, che fa un bel
gesto atletico e si libera al tiro a botta quasi sicura. Neto risponde da Neto,
cioè alla grande, ma non può far altro che ribattere a centro area dove Llajic
arriva di gran carriera. La ciabattata finisce in Curva Fiesole, le mani non
solo del serbo finiscono nei capelli.
Al quarto d’ora della ripresa l’arbitro
Mateu Lahoz, della federazione spagnola, concede ai giallorossi un calcio di
rigore quantomeno generoso. Iturbe si presenta di fronte a Neto, il quale gli
toglie il pallone dai piedi con la consueta ottima scelta di tempo. Il guaio è
che in caduta la mano trova poi anche il piede dell’argentino, che va giù. Dopo
consistenti proteste viola, sul dischetto va ancora Llajic, che si ricorda di
quando qui era soprannominato “Nutella” ed i rigori li sbagliava tutti. Da come
resta su, immobile ma pronto a scattare, si capisce subito che quel tiro Neto
glielo para. E infatti è così, per la gioia del Franchi e la maggior gloria di
questo portiere che sta scrivendo pagine sempre più entusiasmanti della sua giovane
carriera.
Due campanelli d’allarme
squillanti come sirene antiaeree sarebbero più che sufficienti, ma no, la
Fiorentina non fa tesoro dell’esperienza, non scende a compromessi. E’ una
squadra votata all’attacco, anche quando l’attacco non ce l’ha. Non sa
chiudersi, risparmiarsi, gestire. Senza Savic, dietro prima o dopo si balla.
Con il Borja Valero attuale e senza Pizarro a centrocampo non si tiene un
pallone. Senza una punta davanti si è costretti a giocare per vie laterali, gli
altri lo sanno, ti aspettano, ti levano palla soltanto facendo muro e
ripartono. E ti fanno male.
Ha un bel recriminare a fine
partita Vincenzo Montella sull’arbitraggio. Certo, il signor Lahoz di Valencia,
con quel suo piglio da Hidalgo mancato è indisponente, e tende a fischiare un
po’ troppo verso la porta difesa da Neto e molto meno verso quella di
Skorupszki (alla fine, rigore a parte e sceneggiata finale di perdita di tempo,
quattro ammoniti viola contro uno solo giallorosso, l’ineffabile Naingollan,
sono un po’ troppi). Ma la verità è che la Fiorentina è tanto presuntuosa
quanto poco attrezzata a gestire questo ottavo di finale di andata di Europa League
come già occasioni analoghe in passato.
La testata di Keita con cui la
Roma ottiene il pareggio a un quarto d’ora dalla fine sull’ennesimo calcio d’angolo
in cui la Fiorentina è schierata come peggio non si potrebbe è in pratica un
deja vu. Quanti risultati favorevoli, non solo contro questi stessi avversari,
se ne sono volati via malamente negli ultimi anni in situazioni analoghe?
A quel punto per una Roma che il
mestiere del calcio lo conosce ancora bene è un gioco da ragazzi far passare il
tempo con falli e falletti fatti e subiti, palle gettate fuori e massaggiatori
che miracolano tarantolati e fulminati. La partita in pratica finisce all’80’ e
i tre soli minuti di recupero concessi sono quasi scandalosi visto il tempo che
si è perso. Ma la colpa è anche e soprattutto della Fiorentina che non ne ha
più, e che dopo la ciabattata infame di Alonso a metà ripresa non è più
arrivata al limite dell’area avversaria e quasi non ha passato più la metà
campo.
Pareggio di Keita |
I cambi danno ragione a Montella,
nel senso che il convento passa questo, un qualcosa che stasera non porta la
Fiorentina molto vicino al passaggio del turno. Se Mati Fernandez prova a non
far rimpiangere il più anziano ed esperto connazionale Pizarro (riuscendoci
solo in parte), Aquilani riesce ad incidere sul match ancora meno di Borja
Valero, ed è un’impresa. Quanto a Babacar, a parte la manfrina con cui Montella
è quasi costretto a chiedergli per favore se se la sente di entrare, c’è di che
rimpiangere Ilicic che gli lascia il posto, almeno nella versione di stasera
dello sloveno. Il ragazzo senegalese ha qualche problema caratteriale, non lo
si scopre adesso, e altrimenti non si spiega perché in una partita come questa
dove dovrebbe spaccare tutto con la propria fisicità ai danni di avversari
assai provati, riesce a non toccare nemmeno un pallone.
Finisce con un risultato di
parità che autorizza la Roma a parlare di superiorità e di qualificazione ai
quarti già ipotecata. Ed è difficile darle torto. Per quanto incerottata,
stasera è sembrata ancora in grado di tenere a bada una Fiorentina che sembra
aver esaurito la sua serie positiva, con un Salah a cui i difensori cominciano
a prendere le misure e tutta una serie di giocatori che non hanno più di un
tempo nelle gambe.
All’Olimpico la settimana
prossima servirà un’impresa più difficile di quella portata a termine in Coppa
Italia. E magari, con Gilardino ormai fuori lista UEFA, che qualcuno degli
altri giovanotti di belle speranze e miglior ingaggio dell’attacco si riaffacci
sul campo. Sarebbe un peccato aggiungere un altro rimpianto a quelli delle
passate stagioni. I titoli, quelli veri, intanto sono sempre a zero. Se la Roma
è davvero più forte, facciamole almeno dannare l’anima un po’ più di quanto ci
è riuscito ieri sera. E per una volta dimentichiamo gli spot del calcio. Per una
volta conta vincere, e basta.
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